“Dopo il primo passo compiuto al confine meridionale e questo, al confine settentrionale, il progetto sta iniziando a prendere la sua forma come un ritratto crudele dell’Europa. Ma in verità si tratta di un ritratto crudele di noi, perché noi siamo l’Europa, non certo fiumi o colline, o finanche gli esoscheletri delle città. Il senso esistenziale del titolo parla di questo, in fondo. Il vuoto di un’Europa che, nei fatti, è un aborto non è altro che il risultato di un vuoto esistenziale del suo popolo. E io non ho pensato a questo progetto come all’affresco di un paesaggio, ma appunto come ad un ritratto, al ritratto di un volto”. A parlare è l’artista Gian Maria Tosatti che tira, a conclusione della seconda tappa, che prelude a molte altre, le somme del progetto Il mio cuore è vuoto come uno specchio.
UN PROGETTO IN DUE EPISODI
Il primo episodio – a cura di Adele Ghirri, Ludovico Pratesi, Pietro Scammacca, e presentato dall’associazione unfold – si è svolto a Palazzo Biscari a Catania come evento collaterale di Manifesta 12 per poi “emigrare” a nord, a Riga, in Lettonia con l’obiettivo di comporre “un ritratto dell’Europa del presente”. Gli appuntamenti di Catania e Riga sono i primi di un progetto più ampio che continuerà con nuovi interventi. Un’Europa dal cuore sempre più sofferente, sempre più a rischio, con confini e barricate solidissime che sconfessano i percorsi battuti nel passato. “È stato molto interessante osservare le reazioni delle persone in questi giorni. Le lunghe code per vedere il lavoro che, purtroppo, non siamo riusciti a mostrare a tutti. I post su Facebook dei visitatori. L’opera sembra essersi inserita nel suo luogo naturale, ossia quel vuoto che oggi rappresenta l’idea di democrazia. Al di là dei proclami, delle chiacchiere, la democrazia è un sogno che dopo la caduta del muro nessuno ha voluto più sognare. Lo abbiamo dato per scontato, commettendo un grande errore. Oggi ce ne stiamo accorgendo”, commenta l’artista. L’intervento di Tosatti, realizzato nell’ambito del Festival Homo Novus e sostenuto dal progetto europeo Magic Carpets è visitabile fino al12 settembre è visitabile nell’ex fabbrica tessile Boļševička di Riga.
TRA CATANIA E RIGA
Il progetto parte da presupposti e territori totalmente differenti, ma giunge a conclusioni analoghe, ad una tensione similare, esplicitata tuttavia in modi differenti. Su tutto regna un grande senso di solitudine e abbandono. “Ho trascorso mesi qui a Riga, una città che sembra vuota, deserta, in cui gli unici segni di vita li scopri dietro le finestre, nello spazio angusto fra i vetri e le tende, in questi pochi centimetri si si affacciano gatti o fiori in piccoli vasi, che evocano la presenza, dietro l’ulteriore diaframma della tenda, di una famiglia, di una donna o un uomo. E questo è tutto. È in questa reclusione dietro i vetri, metafora reale dell’individualismo, che muore la democrazia, perché il suo spazio vitale, cioè il popolo, diventa un vuoto e noi diveniamo fantasmi di un mondo morto. È da qui che è nato questo lavoro. E poco importa che il pubblico lo abbia percepito come un’opera fortemente lettone (il che ovviamente mi ha onorato), ma questo è un problema Europeo. Può cambiare la metafora, ma non muta il senso”. Ecco le immagini.
– Santa Nastro
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