Svelare la natura. Intervista a Ryoichi Kurokawa
In occasione del Festivalfilosofia 2018 dedicato al tema della verità, la personale allestita alla Galleria Civica di Modena raccoglie alcune tra le produzioni recenti più significative di Kurokawa. La curatela è di NODE, festival internazionale di musica elettronica e live media che si svolgerà a Modena dal 14 al 17 novembre 2018.
La prima personale in un’istituzione italiana dell’artista giapponese Ryoichi Kurokawa (Osaka, 1978) è attualmente installata nella Galleria Civica di Modena. Al-jabr si compone di alcune tra le sue produzioni recenti più significative, attraverso un percorso che accosta estese opere audiovisive, installazioni, sculture e stampe digitali. A Palazzo Santa Margherita le grafiche astratte della serie lttrans (2018) e le sculture appartenenti alla serie renature::bc class (2015) vengono percepite come immagini di fiori e insetti, ma, avvicinandosi gradualmente, si rivelano un insieme di filamenti e particelle: si tratta quindi di una rappresentazione digitale del vero in cui è reso visibile il processo di ricostruzione, esattamente come avviene nel Kintsugi. Mentre l’installazione audiovisiva unfold.alt (2016), posta in apertura del percorso espositivo, trae ispirazione dalle ultime scoperte nel campo dell’astrofisica e cerca di tradurre i fenomeni che caratterizzano la formazione e l’evoluzione di stelle e galassie. Fra gli altri lavori, la scultura audiovisiva oscillating continuum (2013) unisce l’infinitamente grande dell’universo e l’infinitamente piccolo, alla ricerca di un equilibrio universale tra materia e forze che agiscono su di essa. Ne abbiamo discusso con l’artista.
Quando eri giovane, chi ritieni essere stato il tuo innegabile maestro? Qual è stato l’ambiente culturale che ha nutrito maggiormente le tue ricerche?
Quando ero giovane mi piaceva moltissimo Charles Eames. Il campo del design mi ha influenzato di più in assoluto.
Secondo te, il titolo al-jabr quale tipo di aspetti sottolinea rispetto alla tua pratica compositiva?
“Al-jabr” è una parola araba che significa riunione di parti frammentate. Questo termine esprime bene le caratteristiche che accomunano molte delle opere esposte in questa mostra. Ricostruzione della natura: decostruire e ricostruire è uno dei miei assi metodologici principali, al-jabr rappresenta anche perfettamente questo tipo di manipolazione.
Potresti descrivere il processo necessario per realizzare le tua sculture basate sul tempo?
Il tempo è l’oggetto che viene scolpito, visualizzato dal mio lavoro. Sto cercando di capire come disegnare il tempo anche attraverso le composizioni audio-visuali. A livello di processo, io spesso lavoro astrattamente nel mio cervello, poi raccolgo materiali, creo componenti e li riconfiguro secondo una nuova linea del tempo.
Come è stata valorizzata la tua mostra da Palazzo Margherita e che cosa hai pensato la prima volta che hai visitato questo edificio antico?
Sono molto compiaciuto di potere esporre i miei lavori in spazi classici. Amo questa combinazione: esporre opere di arte digitale in costruzioni che hanno un passato ha sempre la possibilità di fare proprio un valore aggiunto che non mi sarei mai aspettato quando stavo creando, in solitaria, i miei progetti.
L’osservazione della natura è sempre stata fondamentale per lavori come elementum (2018) e renature::bc-class (2015). Potresti elencare tre principi che tu deduci da questa pratica rituale?
Apprendere dalla natura. Risolvere la natura. Rivelare aspetti nascosti della natura.
Secondo quali modalità le tecnologie audio-visuali potrebbero ampliare la realtà e qual è il punto di non-ritorno tra reale e immaginario, nella lotta per la virtualità?
La tecnologia estende non solo le creazioni ma anche la percezione stessa dell’arte, aprendo molte possibilità in campo visivo. Quando la risoluzione di tutti i vettori è abbastanza alta, la realtà virtuale diventa davvero molto vicina alla natura, anche l’intelligenza artificiale nello spazio virtuale potrebbe creare qualcosa al di là dell’immaginazione umana, ma non credo che la virtualità potrà mai sostituire del tutto la realtà. Non considero possa esistere un limite o un punto di non-ritorno, questa ritengo sia una storia diversa.
Qual è la tua definizione di verità?
La qualità riconosciuta come vera da una prova solida.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Un paio di progetti stanno sovrapponendosi e crescendo allo stesso tempo, uno di loro è un concerto audiovisuale del quale ritengo terrò una première il prossimo anno.
Potresti esprimere un augurio, oppure formulare un messaggio, una chiave di lettura che accompagni i visitatori di al-jabr?
Preferirei evitare di fornire linee guida attraverso il linguaggio delle parole. Attraverso il mio lavoro, qui a Modena, sto cercando di portare piacere e sorpresa agli spettatori. Sarebbe meraviglioso se i miei lavori potessero lasciare i visitatori liberi di pensare dopo aver attraversato le mie opere, oppure potessero rappresentare un innesco per passare all’azione.
‒ Ginevra Bria
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