La salute dell’arte e del mercato. Un rapporto da Maastricht
Si è chiusa domenica la 25esima edizione del Tefaf di Maastricht. Benché sia ancora presto per fare un bilancio finale definitivo, soprattutto per quanto riguarda le vendite, si può affermare che la fiera ha creato un clima di fiducia sia per i galleristi che per i collezionisti. Anche grazie al rapporto sul mercato dell’arte che Clare Mc Andrew prepara ogni anno in occasione di questa fiera.
Il 2011 è stato un anno di recupero, dopo la crisi che ha investito il mercato dell’arte nel 2009, ancorché più lento rispetto al boom avuto tra il 2003 e il 2007, quando il mercato aveva raggiunto il suo picco massimo in termini di volume e valore delle vendite. Ciò è dovuto al fatto che i diversi settori presentano recuperi differenti e che, rispetto al passato, quando si riusciva a vendere di tutto, ora è necessaria la migliore qualità.
Dalla crisi del 2009, comunque, si è avuto un incremento del 63% dovuto, soprattutto, ad alcune vendite di altissimo valore, benché la maggior parte degli scambi, sia vendite all’asta sia compravendite private, avvenga per opere il cui valore è inferiore ai 50mila euro. Nel 2011 queste vendite hanno coperto l’80% del totale, mentre solo il 3% è stato oltre i 500mila euro. La causa è stata la ridistribuzione della ricchezza che ha portato i super ricchi a esserlo sempre di più, negli ultimi anni, e gli altri a soffrire maggiormente della crisi.
La globalizzazione, internet e i nuovi mezzi tecnologici hanno portato a un cambiamento nell’accessibilità al mercato dell’arte per chiunque e incrementato la trasparenza delle transazioni, ma anche il modo in cui esse sono condotte. Ormai si preferiscono transazioni private, e persino le case d’asta si stanno muovendo in questa direzione. Gli spazi delle gallerie diventano sempre più inutili. Per incontrare nuovi clienti bastano spesso solo le fiere o i grandi eventi. Ciò, però, ha permesso che la crisi del 2009 fosse superata in tempi relativamente brevi, soprattutto se si pensa che ci sono voluti più di dieci anni per uscire dalla recessione degli Anni Novanta.
Il 2011 è stato, inoltre, il primo anno in cui la Cina (30%) ha sorpassato gli Stati Uniti (29%) ed è diventata il più grande mercato mondiale per l’arte e l’antiquariato sia per vendite all’asta, cresciute del 177% nel 2010 e di un ulteriore 64% nel 2011, sia per le compravendite private. La mancanza nel Paese di uno sviluppato mercato azionario o di valuta totalmente convertibile ha contribuito a questo incremento e ha portato a ritenere l’arte un ottimo investimento sostitutivo. Rimangono, comunque, snodi fondamentali e internazionali per gli scambi le città di New York e Londra.
Il settore dominante rimane quello dell’arte contemporanea, soprattutto al di fuori dell’Europa. Segue l’arte moderna (che registra i valori più alti, benché il volume rimanga molto contenuto), soprattutto per quanto riguarda l’impressionismo francese e il post-impressionismo, particolarmente apprezzati negli Stati Uniti e in Europa. L’arte antica rimane, invece, un settore più conservativo e più sicuro, con meno oscillazioni di prezzo rispetto all’arte contemporanea.
Il 2012 sarà un altro anno stimolante e ricco di sfide per l’economia globale a causa della paura di una nuova recessione, per la crescita stagnante degli Stati Uniti e per il rallentamento nello sviluppo dei Paesi emergenti. Sebbene l’arte sia un settore relativamente resistente alla crisi, di sicuro è collegato alla ridistribuzione della ricchezza. Il mercato cinese dovrà cercare di stabilizzarsi per poter durare a lungo nel tempo; l’Europa dovrà trovare un modo per mantenere la sua competitività a dispetto delle continue regolamentazioni; gli Stati Uniti si dovranno confrontare con la perdita della loro supremazia.
I collezionisti e gli investitori, dal canto loro, dovranno confrontarsi con l’incremento della domanda di arte a causa della difficoltà degli altri mercati. Nonostante appaia un aspetto positivo, potrebbe portare a una riduzione nella quantità e nella qualità delle opere proposte, in alcuni settori, a causa della riluttanza di molti a immettere le loro opere sul mercato non essendo di certo questo il momento opportuno per vendere.
Eleonora Franzoni
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