Antonio Scaccabarozzi
A dieci anni dalla sua scomparsa, il MAC di Lissone dedica a Antonio Scaccabarozzi una mostra che indaga un trentennio di lavoro, dall’inizio degli anni Ottanta al nuovo Millennio, a testimoniare il continuo evolvere dell’indagine dell’artista.
Comunicato stampa
A dieci anni dalla sua scomparsa, il MAC di Lissone dedica a Antonio Scaccabarozzi una mostra che indaga un trentennio di lavoro, dall'inizio degli anni Ottanta al nuovo Millennio, a testimoniare il continuo evolvere dell'indagine dell'artista. Enucleando dal magma ordinato della sua ricerca le opere realizzate su fogli di polietilene, l'esposizione vuole essere una meditata e attenta costruzione del percorso concettuale e dei passaggi creativi che hanno portato l'artista a maturare una riflessione puntuale e originale, culminando in una personale consapevolezza del "vedere attraverso".
Le opere di Scaccabarozzi sono fenomeni fulminanti e fulminei di un lavoro sulla pittura che non lascia fiato e non concede tregue. Lambiccandosi sull'ambiguità della visione, egli assume la pittura come strumento di investigazione che inizia con l'analisi per risolversi nella sintesi.
Affascinato dalla leggerezza, dalla trasparenza e dalla versatilità del polietilene, l'artista si avvale del materiale plastico per affrontare il problema e i limiti della visione, interrogandosi viepiù sulla duplicità della pittura (recto e verso) e sulla sua relazione ed estensione nello spazio.
Da qui il titolo della mostra, Vo[i]ler Couleur , in cui il gioco tra le parole unisce e distingue, accomuna e scioglie tali temi, come nelle Quantità libere dove il colore, altro elemento cruciale, è steso a creare una forma vibrante che muta in base alla luce che lo attraversa, alla parete sulla quale è allestita e alla presenza del fruitore che la modifica involontariamente.
In polietilene sono anche i cicli delle Banchise e delle Ekleipsis realizzati nella seconda metà degli anni Novanta. Questa volta la membrana traslucida è luogo di esperienza e di espressione cromatico-ambientale: l'opera si piega, si estende e svolazza, complice la sua resilienza plastica e la leggerezza della sua installazione con fili di nylon, chiodi sottilissimi o scotch removibile.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue con un ricco apparato iconografico commentato dai testi critici di Ilaria Bignotti, Gabi Scardi e Alberto Zanchetta.