Identità in viaggio. Una mostra a Venezia
A plus A, Venezia ‒ fino al 15 dicembre 2018. Gli esiti del corso internazionale per curatori promosso dalla galleria veneziana la scorsa estate sono il cuore pulsante della mostra. Un percorso fatto di riflessi, vertigini, mete raggiunte o solo immaginate. A partire da un libro.
Quanto è labile il confine tra realtà e finzione, se lo sfondo da cui prende le mosse la domanda è un romanzo? Da questo interrogativo trae spunto la mostra All’estero & Dr. K. Takes the Waters at Riva: Version A, ideata dai partecipanti all’ultima School for Curatorial Studies Venice della galleria A plus A. Stavolta a tenere le redini del gioco è stato il curatore Saim Demircan, che ha guidato gli studenti attraverso la lettura del secondo e terzo capitolo di Vertigo, il romanzo dello scrittore tedesco W.G. Sebald.
Incentrati su un doppio viaggio lungo la direttrice Vienna-Venezia, i due capitoli fanno succedere al racconto in prima persona dell’autore quello di Kafka, con il quale Sebald si identifica. Il vertiginoso rimescolamento dei piani di realtà è il punto di partenza delle opere in mostra, per lo più realizzate ad hoc. Se la tela plumbea di Sophie Reinhold offre un rispecchiamento a luci spente, la banalità quotidiana trasformata in oggetto d’arte da Whitney Claflin cela parole inaspettate, mentre gli specchi in absentia di Nick Mauss cedono il campo a disegni tutt’altro che preparatori. L’infinita rifrazione identitaria ricercata da Miriam Yammad nasconde il vero volto dell’artista, proprio come le lattine incastonate nel muro da Rochelle Goldberg, il dipinto, ancora una volta in absentia, di Mark Van Yetter e il video di Stephan Dillemuth confondono i tasselli di una realtà che ama nascondersi tra le pieghe di una finzione verosimile.
‒ Arianna Testino
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