Fango, una mostra a Palermo denuncia e insulta le corruzioni del mondo contemporaneo
L’esposizione presenta fotografie e installazioni che, attraverso toni irriverenti, denunciano le degenerazioni della società e della politica attraverso l’immagine del fango, sostanza portatrice di detriti e scorie in senso lato e figurato…
“Il fango si è sostituito al sangue, ci circola dentro diventandone parte ed impantana ogni entusiasmo e resistenza. È il fango che ricopre i paesaggi, le memorie collettive e le verità. È il fango della corruzione, dei voti di scambio, dei rapporti tra mafie, dell’economia e della politica, della violenza e degli appalti truccati. È quel fango che smotta e fa cadere il cemento impoverito dei ponti, delle abitazioni, delle scuole e delle autostrade. È il fango che impantana il giornalismo e la cultura di rottura. L’unica possibile reazione è il non cedere alle trame del potere e alle false architetture del sapere. Bisogna fare del fango la sola cronaca della distruzione”. Con queste parole l’artista Adalberto Abbate introduce Fango, mostra collettiva in corso a Palermo da lui ideata che vede esposte, oltre ai suoi lavori, interventi di Jota Castro, Mario Consiglio, Sandro Mele e Calixto Ramirez. Fulcro del progetto è il fango, sostanza a cui è ricondotta, secondo l’Antico Testamento, la creazione di Adamo, ma anche portatrice di morte e distruzione nelle calamità naturali. Una sostanza alla quale, metaforicamente, si collegano sotterfugi, ipocrisie, corruzioni e degenerazioni del mondo contemporaneo, oltre a essere un termine spesso utilizzato dai palermitani per insultare o definire chi ha peccato di slealtà. Le opere in mostra tentano di penetrare tra gli strati di fango sotto cui si sedimenta la morale borghese, per smuoverla, snervarla, o semplicemente provocarla.
– Desirée Maida
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