Continua il viaggio di Artribune all’interno del fumetto italiano contemporaneo. Questa volta è il turno di Vittoria Moretta (Lanciano, 1990), giovanissima autrice al suo esordio con Coconino. In attesa di trovare il suo fumetto in libreria (in uscita l’11 ottobre) calatevi nel suo universo punk rock. Ecco a voi Colby, Liam e Todd, la sua storia inedita per Fantagraphic.
Cosa significa per te essere fumettista?
Essere fumettista significa aver bisogno di disegnare per poter raccontare. All’inizio è il disegno stesso a pretenderlo, diventa un pensiero fisso, vuole che entri nel suo mondo. Ho capito che dovevo partire dalla stessa “cinetica” e irrequietezza dei miei disegni, per poter scrivere. L’effetto è quello di un’automobile impazzita.
Hai da poco pubblicato il tuo primo fumetto per Coconino. Non male come inizio…
Esordire con Coconino Press è un traguardo importante, e una bella responsabilità. Ho avuto la fiducia di Ratigher e dell’intera squadra nei confronti del mio lavoro, pubblicando con quella che è la casa editrice italiana portabandiera delle graphic novel. Oggi è un onore far parte del nuovo progetto editoriale, che punta la solida nave verso direzioni nuove e ancora inesplorate. Con Il Tramonto del Sea Breeze è avvenuta la rottura di un enorme pezzo di ghiaccio, dal quale sono esplose le prime idee per le prossime storie che devo scrivere. Ho iniziato a capire di cosa ho bisogno e ho scoperto qual è la mia dimensione. Adesso ho tanto su cui lavorare per rompere altri ghiacci!
Di cosa parla Il Tramonto del Sea Breeze?
Il Sea Breeze è un blocco di cemento tozzo scalfito dalla brezza, un monolite in cui le feste e i balli non finiscono mai. Per questo è isolato e lontano da tutto, piazzato come un fungo gigante fra la spiaggia e la boscaglia. Tre amici approdano al locale ignari del destino che li attende, guidati dalla sete e dalla voglia di lasciarsi andare. Se l’avventura li conduce per mano alla stessa festa, prima li accarezza, poi li prende per il collo. Fino all’ultimo raggio di sole.
Il Tramonto del Sea Breeze ha visto la luce al Treviso Comic Book Festival, dove sei stata ospite anche di una bi-personale ‒ con Regular Size Monster. Sensazioni?
Ho visitato Treviso per la prima volta, quindi le sensazioni sono state ancora più belle e positive! La mostra Rebel Kids cui ho partecipato è andata benissimo, con tanto di inaugurazione del festival e tanta musica punk. Il Tramonto del Sea Breeze, che sarà disponibile dall’11 ottobre nelle librerie, è stato lanciato in anteprima proprio in occasione del festival, e ha riscosso un certo entusiasmo. I fortunati hanno ricevuto in regalo una shopper illustrata tutta arancione, che è il colore del tramonto ma anche quello dei pazzi! Viva il Treviso Comic Book Festival! Non vedo l’ora di tornarci.
Le tue storie sono piene di personaggi punkettoni e ragazze borderline. Cosa ti interessa indagare?
Per ora ho realizzato una storia corale. I soggetti buffi, irriverenti e tragici amplificano il mio divertimento e la voglia di stargli dietro. Mi occorre un cast che enfatizzi gli eventi: di solito gli ultimi della fila superano il provino. Quando penso a un personaggio voglio che sia se stesso, che si mostri a noi per quello che è, quindi non mi importa se è stato preso dalla strada. Adoro indagare sulla gente scomoda, a volte ci esco pure.
Ti conosciamo per i tuoi fumetti in bianco e nero. Che tecniche usi, e quali ti piacerebbe indagare in futuro?
Sono ancora legata al fumetto su “fogli veri”. Parto da un disegno a matita, poi inchiostro tutto con il pennarello nero. Sono in linea con l’old school perché ho maggior confidenza con gli strumenti-base, ma non escludo un lavoro a colori in futuro.
Hai vissuto a Londra e sei rientrata in Italia. Qual è la differenza tra fare fumetti all’estero e nel nostro Paese?
L’Inghilterra ha sempre avuto un occhio di riguardo per la cultura pop, dalla musica alle arti figurative. Ogni settore ha il vantaggio di avere le porte aperte col mondo americano, quindi il materiale reperibile è assai più vasto. Il fumetto gode di questo valore aggiunto, e le stesse realtà indipendenti tendono a mescolarsi con quelle d’oltreoceano. Le medio-piccole case editrici vanno a caccia di progetti trasversali e sperimentali e c’è maggior senso di libertà, si osa di più. Londra poi è un caso particolare, perché band e disegnatori sono in ogni angolo. È stato durante quel periodo che il cerchio spezzato nel mio cervello ha iniziato lentamente a volersi chiudere. Cominciai a lavorare su un personaggio di nome Colby.
‒ Alex Urso
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #45
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