Un’epopea umana e paesaggistica. Rochelle Goldberg a San Giovanni Valdarno
Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno ‒ fino al 4 novembre 2018. Una mostra immersiva, avvolgente, fra sculture, installazioni, fotografie, parola scritta. La fiaba e il sogno s’insinuano nel quotidiano per tramite di opere delicate, al limite dell’impalpabile, che accompagnano il visitatore in quell’area di confine fra presente, memoria, fantasia.
Il Canada settentrionale ebbe un ruolo importante nella “corsa all’oro” di fine Ottocento e ha segnato la storia di migliaia di persone, così come la sua natura grandiosa e selvaggia dai toni oscuri. La canadese Rochelle Goldberg (Vancouver, 1984), questo passato lo porta dentro come patrimonio spirituale e lo fa dialogare con la propria memoria personale, attraverso installazioni dal sapore sospese fra umanità e ambiente naturale.
UNA MOSTRA AVVOLGENTE
Goldberg porta nelle austere sale di Casa Masaccio la solennità e la luminosità della natura canadese, vi incastona tesori di memoria millenaria come scheletri di delfini o balene, e insieme vi traccia, come un sentiero parallelo, la storia di quell’umanità che con quella natura ha convissuto e combattuto. Sullo sfondo, terza dimensione della mostra, la memoria personale dell’artista.
Una mostra pensata come un’unica installazione diffusa, che ha il sapore di una poesia crepuscolare di Sergio Corazzini, e scava nella memoria in maniera giocosa, come certi testi di Syd Barrett per i primi Pink Floyd. Le ombre e le penombre sono elementi intensi e suggestivi in questo percorso di scoperta: sala dopo sala, lascia entrare nei segreti di una vita che potrebbe essere la nostra, ma anche quella di un estraneo. Goldberg è artista poeta che fa della memoria una presenza viva, la riveste d’impalpabile atmosfera da respirare a occhi chiusi.
FRA PRESENTE E MEMORIA
Un’impressionante sequenza di mani intrecciate, e come gettate sul pavimento, riporta alla memoria tutti quei cercatori che un secolo fa sopportarono difficili condizioni di vita con il miraggio della ricchezza, ma, a un altro livello, l’installazione è metafora della solidarietà che nasce nelle situazioni difficili.
La polvere d’oro che qua e là affiora sul pavimento, in mezzo alle opere, è sia un richiamo al sogno di ricchezza (per molti rimasto tale), sia una metafora del sistema di valori (più materialista che spirituale) della società contemporanea, che però, davanti alla grandiosità della natura, appunto, perde ogni suo senso e diviene polvere.
Infine, le reminiscenze della casa natale dell’artista, suggerite dal titolo della mostra, si sfrangiano poeticamente in volti scolpiti, drappi ricamati, sinuose strutture architettoniche che invitano a salire verso la luce, ad alleggerirsi, a riscoprire percorsi intravisti o immaginati, che lasciano intuire un’infanzia luminosa, ricca di avventure e scoperte.
‒ Niccolò Lucarelli
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