Ridestando memorie a Palermo. Fale Ala e Wu Ming2 per Manifesta tra colonialismo e nuovi conflitti
Un piccolo, intelligente esperimento di ricerca pensato per Palermo e per la sua memoria storica. L’inedita combinazione di due collettivi, composti da artisti e scrittori, ha avviato per Manifesta 12 un percorso di rilettura della memoria coloniale cittadina, per arrivare alle tensioni sociali dei nostri giorni.
“Viva Menilicchi!”, urlavano anarchici e socialisti scesi in strada, nel cuore di Palermo, per affermare ancora e ancora la loro condanna verso l’avventura colonialista. Era il 1896 e l’Italia aveva appena subito una pesante sconfitta: la mitica battaglia di Adua segnava un improvviso arresto delle politiche d’espansione sul Corno d’Africa, nell’attesa di un rinnovato vigore in epoca fascista. L’esercito italiano, guidato dal generale Baratrieri, e quello abissino comandato dal negus Menelik II, si erano scontrati all’ultimo sangue, sacrificando centinaia di vite innocenti. Quel giorno, all’indomani della notizia della débâcle in Abissinia, la retorica nazionalista, l’esprit patriottico e il lutto collettivo trovavano il loro compimento celebrativo in una passeggiata rituale per i caduti, con tanto di carri e fanfare, lungo Corso Vittorio Emanuele, arteria principale del centro storico palermitano: il gruppo di dissidenti s’intrufolò, inneggiando provocatoriamente al re Menelick (nome rimasticato in un dialettale “menilicchi”) contro l’arroganza della monarchia e del governo a guida Crispi.
DUE COLLETTIVI PER MANIFESTA, SULLE TRACCE DEL COLONIALISMO A PALERMO
Da questo episodio locale, e da quel buffo slogan – di cui resta traccia nel nome delle trombette carnevalesche di carta, dette in gergo “lingue menelicche” – sono partiti Giovanni Cattabriga (alias Wu Ming 2) di Wu Ming e Fare Ala per il loro progetto esposto al Teatro Garibaldi di Palermo in occasione di Manifesta 12. Inedita e interessante combinazione di sguardi: un noto collettivo di scrittori e intellettuali, provenienti dalla gloriosa esperienza di Luther Blissett e legati al milieu delle controculture italiane, con una ricerca critica indipendente su nuovi media, sistemi democratici, forme del Capitalismo, comunicazione contemporanea; a fianco un giovane gruppo di artisti visivi palermitani, attivi da anni sul confine tra arte, indagine politica, impegno sociale, studi filosofici e antropologici.
Al centro dell’opera, che è un percorso narrativo e urbano intorno a zone, memorie e stratificazioni cittadine, c’è il rapporto tra l’eredità coloniale e l’attualità scandita da nuovi micro conflitti, amnesie e rimozioni, pregiudizi e paure. Un presente in cui il tema del multiculturalismo e dell’integrazione si inserisce nella complessa questione del post-colonialismo, degli squilibri geopolitici tra nord e sud del mondo, delle gigantesche iniquità economiche che fondano l’imperativo categorico dei consumi da un lato e un destino di sottosviluppo dall’altro.
Un video, una fanzine a una mappatura della città evidenziano così quartieri, racconti, indizi, nomi, segni, edifici, memorie sbiadite… Un viaggio nella storia dell’Italia moderna – quella della cultura coloniale e dell’Impero mussoliniano – che giunge fino a certi recenti episodi di violenza contro gli stranieri, consumati nei quartieri cittadini e azzerati da silenzi omertosi. Sul fondo restano gli antichi interessi finanziari perpetrati in Libia, Eritrea, Etiopia, Somalia, serbatoi di mano d’opera da schiavizzare e di materie prime da sfruttare, arrivando dritti ai flussi di profughi e migranti che da quelle terre partono ancora oggi, rassegnati all’inferno di lunghe traversate e in cerca di un riscatto esistenziale.
PASSEGGIATA CITTADINA DELLA MEMORIA
Tutto questo, sabato 20 ottobre 2018, si tradurrà in una performance urbana in forma di passeggiata aperta e gratuita, per chiunque volesse ripercorrere le tappe individuate dagli autori: dalle strade che portano i nomi legati alla stagione coloniale, al quartiere che ospitò la celebre Mostra Eritrea del 1892, dalle piante esotiche dell’Orto Botanico, trapiantate nel territorio palermitano, ai luoghi che accolgono un’infinita biodiversità culturale, tra comunità straniere, lingue, dialetti, tradizioni eterogenee.
Circa 16 km in tutto, tra mattina e pomeriggio, cucendo gli interventi di tanti protagonisti del progetto: Arci Porco Rosso, Progetto Ragazzi Harraga, Associazione Donne di Benin City, Osservatorio Discriminazioni Razziali “Noureddine Adnane”, CLEDU, Refugees Welcome, Mediterranea, Moltivolti, Siciliani d’Africa. Giusto per citare alcune tappe: da Via Pola a Piazza Casa Professa, dal Teatro Montevergini al Tribunale, da Via Juvara a Via Imperatrice Costanza, dall’Ex Ospedale Psichiatrico di via Pindemonte a Via Fiume, da Piazzetta Due Palme alla Casa del Mutilato, da Via Tripoli al Lungomare delle Migrazioni presso l’antico porto della Cala.
Gesto simbolico quanto concreto sarà l’apposizione di targhe virtuali, visualizzabili tramite dispositivi mobili grazie ai QR Code: le tante storie di sfruttamento, sopraffazione ed emarginazione, ritrovate tra le pieghe della città, resteranno impresse nella memoria in forma di testi invisibili scritti sui muri, i monumenti, i palazzi, i marciapiedi. Una sintesi intelligente tra lo spessore ruvido dei luoghi, la densità della storia e il carattere fluido, mimetico, disobbediente di una nuova semiotica digitale.
Ma non mancano anche le tracce fisiche, micro narrazioni disturbanti in cui inciampare dolorosamente. Sono manifesti abusivi, sbucati nei luoghi del tour per raccontare frammenti di verità e di memoria. L’insegna che indica la strada intitolata al Generale Magliocco, ad esempio, riporta una brutale didascalia: “Organizzò e diresse i bombardamenti con armi chimiche durante l’invasione fascista dell’Etiopia”. Le conseguenze di quegli attacchi sui corpi dei civili sono illustrate da immagini shock.
Alle 20.30 è prevista la conclusione a Palazzo Chiaramonte-Steri, dove Wu Ming leggerà un estratto dal testo “We Refugees” di Hannah Arendt, seguito dal concerto “Fratres / Jesus’ blood…” con Jerusa Barros e GliArchiEnsemble: un doppio appuntamento a cura del Festival delle Letterature Migranti.
A completare il progetto una produzione musicale affidata al trio Booku ndal, una crew hip hop con base a Palermo e origini in Gambia e Senegal. Porta la loro firma il brano rap costruito come risposta allo stornello fascista “L’abissino vincerai“, composto ai tempi dell’invasione italiana dell’Etiopia. Il videoclip girato da Fare Ala sarà l’ultimo tassello di questo esperimento a più voci, che resta un grande contenitore di spunti da cui far partire nuovi processi di ricerca e di formalizzazione.
– Helga Marsala
Viva Menelicchi! La passeggiata a Palermo di Wu Ming 2 e Fare Ala: il programma
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