Pino Pascali – Geniale fluidità
Con oltre quaranta opere tra pittura (collages, smalti, pastelli, bitume, encausto) e scultura (stoffa, cartone, metallo, masonite), la mostra vuole rendere omaggio al geniale e poliedrico artista pugliese, uno dei più importanti esponenti dell’arte povera italiana, nel giorno del suo compleanno e rientra nel circuito delle numerose manifestazioni culturali in occasione del cinquantenario dalla sua precoce scomparsa.
Comunicato stampa
Si inaugura venerdì 19 ottobre 2018 la mostra “PINO PASCALI geniale fluidità’” alla Galleria Edieuropa di Roma.
Con oltre quaranta opere tra pittura (collages, smalti, pastelli, bitume, encausto) e scultura (stoffa, cartone, metallo, masonite), la mostra vuole rendere omaggio al geniale e poliedrico artista pugliese, uno dei più importanti esponenti dell’arte povera italiana, nel giorno del suo compleanno e rientra nel circuito delle numerose manifestazioni culturali in occasione del cinquantenario dalla sua precoce scomparsa.
Il primo incontro della Galleria - allora Editalia - con Pascali avvenne nel 1967, in occasione della storica mostra “La Terza Dimensione: Kounellis, Livi, Lombardo, Lorenzetti, Pascali ed Uncini”, a cura di Marisa Volpi Orlandini .
In questa occasione l‘abbiamo voluto ricordare in catalogo con le parole dei compagni d’arte Kounellis, Cintoli e Mattiacci - che Marisa Volpi invitò a rendergli omaggio nel numero di marzo del 1969 della rivista “QUI arte contemporanea”- accompagnate da un testo di Claudia Lodolo, sull’importanza per Pascali dei dieci anni di lavoro nella pubblicità.
Scultore, scenografo, grafico pubblicitario e performer, Pascali è noto al pubblico e alla critica internazionale per aver saputo coniugare, in modo geniale e creativo, forme primarie e mitiche della cultura e della natura mediterranee, con le forme infantili del gioco e dell'avventura.
Dal punto di vista pittorico, ben presenti in mostra sono gli “Animali della preistoria, dello zoo e del mare” con opere come Rinoceronte e Giraffa, Conchiglia, Coccodrillo e Muflone, tutti del 1964, Balena Mare Mare ed Orso, entrambi del 1964-65; i famosi “Giocattoli di guerra” come Soldatino del 1963, Cannone e Missile, entrambi del 1964-65, e Soldato del 1966 e le celebri “Maschere” : Moschettieri, Hawaiane e Robot del 1963, Arlecchino del 1964.
Costante è inoltre il rimando alle icone della dilagante cultura di massa, come il fumetto, la moda, il cinema - con Movie Movie del 1967 - ben rappresentato anche attraverso le sue ‘false sculture’, realizzate con materiali fragili ed effimeri: Milord del 1965 e Soldato del 1966.
Originale è poi la sua risposta critica alle nuove tendenze che venivano dall'America, in primis dalla Pop Art, con l’opera su tavola Jasper del 1964.
La mostra “PINO PASCALI geniale fluidità” intende dunque porre l’accento sulla poliedricità tematica e creativa dell’artista pugliese, capace - come pochi - di esprimersi attraverso linee espressive così diverse fra loro.
Un aspetto spesso sottovalutato di Pascali è la sua attività di grafico per la pubblicità cinematografica e televisiva, svolta ininterrottamente dal 1958 al 1968. Come sottolineato da Claudia Lodolo in catalogo “Pino Pascali ha lavorato su commissione per la PROA, per la INCOM, per la RAI, accanto a Cesarini da Senigallia, e soprattutto con Sandro Lodolo, prima in società con Ermanno Biamonte, poi con Massimo Saraceni con cui fondò la Lodolo-Saraceni Cinematografica e, dopo lo scioglimento di questa, seguendo Sandro Lodolo, con la Lodolofilm.
Il materiale raccolto e conservato è la testimonianza di un percorso graduale, costante e determinato alla ricerca di un sintetismo giocato sul rigore della forma e sulla fantasia infantile che in Pino coabitano insieme, dando forma ad opere che si sviluppano sempre dal ricordo irruente dei giochi di quando era bambino”.
Tra le opere esposte in galleria, le Scenografie per l’Algida del 1959-60 ed alcune fotografie in bianco nero scattate per i numerosi “Caroselli” - studiati, progettati e curati in quegli anni - mostrano come il lavoro su commissione di Pascali nel campo pubblicitario abbia effettivamente offerto “un’importante base stilistica e di indagine espressiva sulla quale si andrà via via costruendo il suo estro e la sua espressività scultorea”.
La mostra resterà aperta fino a venerdì 30 novembre 2018
Pino Pascali (Bari, 19 ottobre 1935 – Roma, 11 settembre 1968)
Nato da genitori di Polignano a Mare, trascorre l'adolescenza a Bari, dove frequenta il Liceo Scientifico, ma, già ripetente, si trasferisce e si diploma al Liceo Artistico di Napoli. Nel 1956 si trasferisce a Roma, dove si iscrive all'Accademia delle Belle Arti e frequenta le lezioni di Toti Scialoja. Dopo il diploma comincia a lavorare come aiuto scenografo alla RAI. Nel contempo inizia una collaborazione, che diventerà poi continuativa, con Sandro Lodolo, realizzando Caroselli, spot pubblicitari e sigle televisive. Negli anni sessanta partecipa a varie mostre collettive e nel 1965 realizza la sua prima personale presso la Galleria romana La Tartaruga. L'anno successivo espone alla Galleria L'Attico. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro da parte della critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali. Proprio all'apice della sua carriera, mentre alcune sue opere erano in mostra alla Biennale di Venezia, muore prematuramente a Roma nel 1968 per le conseguenze di un grave incidente in motocicletta, sua grande passione. La sua tomba si trova nel cimitero di Polignano a Mare.
Artista eclettico, Pascali fu scultore, scenografo e performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animali) con la dimensione ludica dell'arte: un ciclo di opere è dedicato alle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde) e molti suoi lavori ripropongono le icone e i feticci della cultura di massa. Nella serie “Ricostruzione della natura”, iniziata nel 1967, Pascali analizza il rapporto tra la produzione industriale in serie e la natura. È ritenuto uno dei più importanti esponenti dell'arte povera, insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Eliseo Mattiacci, Renato Mambor, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi. Fu il primo a formalizzare le pozzanghere con l'acqua vera, da cui nacque la mostra “Fuoco immagine acqua terra” avvenuta all'Attico nel maggio del 1967.