Federculture 2018: in Italia si spende di più in cultura, ma il divario tra Nord e Sud resta
Il 22 ottobre è stato presentato alla Camera di Commercio di Milano il quattordicesimo Rapporto annuale di Federculture, che fa il punto sul sistema dell’offerta e della produzione culturale in Italia.
I dati del nuovo rapporto Federculture 2018 Impresa Cultura, presentati il 22 ottobre a Milano presso la Camera di Commercio, arrivano in concomitanza con le prime fasi della nuova legislatura del nuovo Governo. E sebbene il Rapporto evidenzi che la cultura, settore cardine per il nostro paese, abbia superato la crisi e contribuisca alla crescita in molti territori, sono ancora molte le criticità del sistema nella gestione della cultura, così come è evidente una disparità tra Nord e Sud nella fruizione della cultura da parte dei cittadini.
IL RAPPORTO IN SINTESI
Il Rapporto pone l’attenzione proprio sulla necessità di ampliare i fruitori della cultura attraverso un maggiore sostegno al consumo culturale. Tra i segnali positivi che emergono in merito al rapporto tra cittadini europei e patrimonio, i dati allineano l’Italia con i paesi dell’Unione Europea: per i cittadini italiani il patrimonio culturale è importante sia come individui (84%), sia per il proprio paese (91%); dato incoraggiante se si considera che e il 90% delle risposte proviene da una giovane fascia d’età. I dati evidenziano poi una crescita in Italia del 3,1% dei consumi culturali nelle famiglie italiane (teatro, cinema, musei e concerti) pari a 31 miliardi di euro. Ma se in Trentino Alto Adige una famiglia spende per i servizi culturali 190 euro, in Abruzzo ne spende 90, e in Sicilia la cifra è pari a 60 euro. Un divario definito dal ministro dei Beni e Attività Culturali Alberto Bonisoli nel suo intervento alla Camera di Commercio di Milano “un vero problema: la dimostrazione che l’Italia è un Paese che ha delle linee di faglia e ha grosse tensioni interne. Per questo abbiamo pensato a una manovra economica che ha l’obiettivo di far ripartire l’economia ma anche di andare in contro tendenza rispetto a questa separazione dell’Italia a due velocità”. Dati critici anche rispetto alla partecipazione alla cultura: il 38,8% degli italiani è inattivo culturalmente, con picchi di 80% nel settore teatro, e 90% in quello dei concerti classici.
L’APPELLO AL PARLAMENTO
Per 7 europei su 10 vivere in luoghi ricchi di attività culturali contribuisce all’innalzamento della qualità di vita. A questo proposito Federcultura, oltre a evidenziare modelli di business e di sostenibilità di impresa culturale all’interno delle istituzioni museali italiane, (pubbliche e statali autonome), rinnova l’appello al Parlamento per una rapida ratifica alla Convenzione di Faro, che riconosce tra i diritti dell’individuo l’eredità culturale intesa come risorsa per la qualità della vita. La Convenzione promuove una nuova visione del rapporto patrimonio-comunità volto all’ampliamento della partecipazione dei cittadini, fattore che implica una gestione che abbia al centro l’impresa culturale, intesa come trait d’union tra tutela, valorizzazione, conservazione e fruizione pubblica dei beni culturali.
– Umberta Genta
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati