Top & flop dell’art week a Parigi intorno a FIAC
Si è conclusa la lunghissima settimana parigina dell’arte, capitanata dalla fiera FIAC e arricchita da una miriade di fiere collaterali e mostre. Ecco la nostra classifica del meglio e del peggio. A voi confermare o smentire.
TOP – (ALCUNE) FIERE COLLATERALI
Tantissime le fiere “collaterali” a Parigi, anche quest’anno. Livello non sempre alto, questo è chiaro, ma la media sta ben sopra l’asticella di quel che si vede a Londra o pure a Basilea, per non parlare di Miami. A farla da padrone, Paris Internationale e il suo incredibile scouting di luoghi sempre diversi (quest’anno, un hôtel particulier preso giusto in tempo prima della ristrutturazione), nonché lo spin-off autunnale della Urban Art Fair, chicca per una manciata di gallerie che hanno proposto unicamente solo show.
TOP – MUSEI IN VETTA
Dopo due edizioni interlocutorie dell’ormai consolidata Carte blanche (Tino Sehgal nel 2016 e Camille Henrot nel 2017), il Palais de Tokyo torna a fare centro con Tomás Saraceno. Qualcuno – pochi, a dire la verità – ha storto il naso per l’“effetto wow” di un paio di sale: innanzitutto, non si vede cosa ci sia di male in quell’effetto; in secundis, la questione è semmai se tale effetto sia innestato in un progetto e in una pratica coerente, e nel caso di Saraceno è arduo dimostrare il contrario. Appaiato in cima alla classifica, il Musée d’Orsay, che sfodera una mostra strabiliante sui periodi blu e rosa di Pablo Picasso: se questo genere di musei classici in genere vengono snobbati durante le art week del contemporaneo, beh, il d’Orsay ha dimostrato che si può “distrarre” una buona fetta di visitatori dai percorsi abituali.
TOP – CHICCHE ARCHITETTONICHE
Ve lo abbiamo raccontato un paio di giorni fa. La vera chicca di questa art week parigina, a livello di luoghi da scoprire, è stata – oltre alla sede di Paris Internationale – il Palais d’Iéna progettato da Auguste Perret. Tanto interessante da distogliere l’attenzione da una mostra tutt’altro che irrilevante.
FLOP – FIAC DENTRO E FUORI
Ribadiamo la prima impressione: FIAC ha confermato il trend negativo dell’anno scorso, con un’edizione poco entusiasmante e giocata molto spesso su nomi e formati sicuri. A riprova dell’andamento generale dentro il Grand Palais, un’edizione altrettanto fiacca di Hors les murs, la mostra di sculture allestita nei magnifici giardini delle Tuileries.
FLOP – IL BEABOURG!
Vale qui come vale per FIAC come vale per il flop successivo: sono critiche che intendono essere costruttive, ci mancherebbe! E quindi eccoci al flop più clamoroso: le mostre al Pompidou, o meglio le due mostre principali allestite nel principale museo d’arte moderna e contemporanea della città, del Paese, d’Europa (quasi). Se infatti le rassegne dedicate a Tadao Ando e al Prix Duchamp (e pure l’omaggio a Pippo Del Bono) sono ottime, deludono la personale di Franz West (dal Pompidou ci si aspetta molto, molto di più in termini di numero di opere e allestimento) e la rassegna sul Cubismo (magnifica, ma ben al di sotto delle due precedenti megamostre dedicate a Surrealismo e Dadaismo).
FLOP – DONATECI L’UBIQUITÀ
Qui siamo al paradosso, un felice paradosso che Parigi condivide con poche altre città europee: le gallerie sono tantissime, le gallerie di alto livello e/o di ricerca sono tantissime pure loro. Dunque, come si può vedere non diciamo tutto, ma almeno una buona parte, durante una gallery night che dura poche ore il giovedì? Non sarebbe il caso di tenere aperto pure la domenica, o la mattina? Lo diciamo per voi, galleristi…
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