Luca Moscariello – Mirabilia
Mirabilia si mostra al pubblico come un variegato universo compositivo, dove l’unico filo conduttore è una certa e pressante esigenza per l’artista di concentrarsi sul fare Pittura, senza schemi rigidi o distinzioni di genere.
Comunicato stampa
“La parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda che la provoca,
la costringe a uscire dai binari dell’abitudine,
a scoprirsi nuove capacità di significare.
Non c’è vita, dove non c’è lotta".
Gianni Rodari
... Mirabilia è stata fonte inesauribile di conversazione tra me e Luca dall’inizio dell’anno, da quando ci siamo imbarcati in questa avventura, con grande entusiasmo e dedizione. Seppur conoscessi già da anni la ricerca e la metodologia moscarelliana, questo momento di condivisione ha fatto sorgere in me (e sono convinto anche un po' in Luca) nuovi punti di vista sul suo lavoro ed altrettante angolazioni da cui osservarlo, nuove stimolanti osservazioni che finora erano rimaste sottotraccia.
La volontà di far emergere queste novità ha dato vita ad un flusso creativo non condizionato da logiche di mercato o da imposizioni autoinflitte, bensì ha concesso a Moscariello il grande privilegio di dipingere con estrema libertà compositiva. Ciò ha dato vita alla mostra a cui stiamo assistendo, una personale che non ha alcuna pretesa retrospettiva o autocelebrativa, ma certamente pone lo spettatore di fronte ad una ricerca pittorica di ampio respiro, dove il colore, che la fa da padrone, è conteso tra una figurazione facilmente riconoscibile e un’astrazione celata.
Mirabilia è dunque, per dirla come Max Ernst, uno “spaesamento sistematico”, fortemente voluto dall’artista, è un puzzle composto di innumerevoli frammenti, di tanti capitoli che assumono senso solo se combinati tra loro: ci troviamo pertanto di fronte ad un’opera enciclopedica che accoglie diversi momenti, diversi luoghi, molti ricordi, un mondo letterario in cui possa rispecchiarsi il mondo reale, e che certamente attinge dalle fantastiche narrazioni di Gianni Rodari, Italo Calvino e Georges Perec.
Come quest’ultimo, Moscariello intende soffermarsi sulla dimensione del tempo, inteso come frammento durante il quale cogliere i segni di una realtà in continuo mutamento, pertanto concentra gli sforzi anche sul più trascurabile dei dettagli, ricercando costantemente una scrupolosità che si palesa nelle sue opere, ma che al tempo stesso non ha velleità di scivolare nell’abisso di un manierismo compositivo. Beninteso, non è la ricerca del dettaglio che ispira l’accostamento degli oggetti (a prima vista eterogenei) che occupano la superficie del quadro, bensì la consapevolezza che la forza del visibile risiede negli affioramenti, nelle apparizioni e sparizioni, nelle evanescenze.
Ecco che per Moscariello non c’è alcuna separazione tra le opere che rientrano palesemente nel campo della figurazione – che hanno reso fin qui il suo lavoro riconoscibile nel panorama artistico italiano – e quelle evidentemente antifigurative. Non nego che quanto affermato poc’anzi possa creare nello spettatore una certa dissonanza cognitiva, ma se ci sforziamo un po' riusciamo facilmente ad intuire la necessità per l’artista di sottrarre quegli elementi di lettura che sono visibilmente espliciti.
Prendendo spunto dal mondo cinematografico e letterario, Moscariello si impossessa della tecnica del crossover, che consiste nell’unire due o più scenografie diverse in un’unica narrazione. Ecco pertanto che Mirabilia si mostra al pubblico come un variegato universo compositivo, dove l’unico filo conduttore è una certa e pressante esigenza per l’artista di concentrarsi sul fare Pittura, senza schemi rigidi o distinzioni di genere.
Come scriveva Paul Klee in Teoria della forma e della figurazione “il concetto è impossibile senza il suo opposto”, allo stesso modo il nostro giovane artista bolognese non può prescindere da questa affermazione, anzi la rafforza ricorrendo al mantra dello psicologo e pedagogista Henri Wallon secondo cui il pensiero si forma per coppie di opposti, in uno scontro che è generazione. Quest’ultima nozione fu di fondamentale importanza a Gianni Rodari per teorizzare la tecnica del binomio fantastico, ovvero quell’esercizio utilissimo “per mettere in movimento parole e immagini”. Perché funzioni occorre una certa lontananza contestuale fra due o più parole, il loro accostamento deve risultare insolito in modo che l’immaginazione si attivi per costruire una connessione, per dar vita di fatto ad una narrazione.
In definitiva questo mix caleidoscopico di situazioni apparentemente eterogenee è ciò che ci lascia da decifrare Moscariello, tra accostamenti di colori pop, situazioni costantemente in bilico e rebus ancora da decifrare.
Niccolò Bonechi