Artuner – The World’s Your Oyster
The World’s Your Oyster, una mostra curata da ARTUNER in concomitanza con Artissima 2018, a Palazzo Capris, nel cuore di Torino, per celebrare il suo quinto anniversario.
Comunicato stampa
Siamo felici di presentare The World’s Your Oyster, una mostra curata da ARTUNER a Palazzo Capris a Torino, in concomitanza con la fiera Artissima.
Questo Novembre, ARTUNER celebrerà il suo quinto anniversario con una mostra collettiva che presenta le opere di Juan Antonio Olivares, Josh Kline, Caroline Walker, David Czupryn, Des Lawrence, e Pia Krajewski. Cogliamo l’occasione per osservare con attenzione lo zeitgeist della nostra epoca attraverso le risposte contemporanee di questi artisti al genere secolare del ritratto.
La rappresentazione del corpo è costantemente messa in discussione in quanto luogo di significato e resistenza: nei ritratti di oggi il corpo è spesso decostruito o posto su uno scenario surrealista, viene disfatto in forme oniriche o fondamentalmente perturbanti. Allo stesso tempo la vita quotidiana contemporanea è indiscutibilmente dominata da miriadi di immagini del corpo - da manifesti pubblicitari, ai social media, alla televisione - che baluginano velocemente lasciando nelle nostre menti tracce indelebili, ma invisibili; questi artisti ci spingono invece a guardare a lungo, mettendo in discussione i simboli di potere e di sottomissione incorporati nel nostro vocabolario visivo.
La potenza della vita quotidiana - con le sue gioie e le sue sfide, ma soprattutto la sua resilienza - è spesso affrontata in questi lavori: per l’appunto, gli artisti hanno trovato la loro materia prima non in ideali, bensì nell’ “osservabile, realtà umana”. Come Dushko Petrovich scrive nel The New York Times: “nei momenti di caos, non c’è nulla di più necessario -di più ribelle - che semplicemente mostrare la vita così come è vissuta.”
Gli olii su tela di Caroline Walker raffiguranti eleganti interni e le donne che se ne occupano, offrono molto più di ciò che appare a prima vista. Interessata ai temi di femminilità, gender pay gap, immigrazione, e tempo libero. Walker complica ulteriormente il genere del voyeuristico ritratto di donne e peinture engagée inscenando con modelle professioniste le scene presentate nei suoi lavori, prima fotografandole e, infine, reinterpretandole su tela. Infatti, benchè basate su snapshots cinematografici, le pennellate fluide, ma carnose della Walker allontanano qualsiasi illusione foto-realistica: senza dubbio, guardando i suoi lavori, il visitatore guarda ed è chiamato a riflettere - e forse a sfidare - il medium della pittura. Caroline Walker (1982) è nata a Dunfermline, in Scozia; ha studiato pittura a Glasgow School of Art e in seguito alla Royal Academy a Londra. L’artista ha ampiamente esposto, nazionalmente e internazionalmente, in gallerie e istituzioni quali the Whitechapel Gallery (London) e SpaceK (Seoul). L’artista vive e lavora a Londra.
Seppur il genere del ritratto è principalmente associato alla celebrazione della bellezza, o conquiste in vita di qualcuno, o anche come ricordo romantico, Des Lawrence si specializza in una particolare nicchia: quella del ritratto da necrologio di personaggi di nota. L’interesse per immagini simili ad icone di personaggi famosi - o quasi famosi - defunti sembra essere aumentata con il progresso del consumismo e con la cultura delle celebrità - si pensi per esempio alle Marylin di Andy Warhol - ma dal momento che le nostre esistenze diventano sempre più radicate nelle nozioni di possesso materiale, culto della personalità e, allo stesso tempo, dematerializzazione digitale, anche il conforto della memoria post-mortem inizia a disintegrarsi. Infatti, i lavori in smalto di Lawrence a volte prendono la forma delle sembianze della persona, altre volte viene chiesto a un oggetto, un marchio, o una struttura architettonica di rappresentare le caratteristiche fisiche della persona, facendo così sorgere domande quali: cosa ci lasciamo alle spalle una volta morti?; per che cosa verremo ricordati, se verremo ricordati? Des Lawrence (1969) ha studiato alla Glasgow School of Art e al Goldsmiths College. Tra le sue mostre The London Open alla Whitechapel Gallery, London e REALLY?, Curata da Beth Rudin deWoody alla Wilding Cran Gallery, Los Angeles. Lawrence ha ricevuto la Abbey Scholarship presso la British School a Roma nel 2005. L’artista vive e lavora a Londra.
Il fatto che la nostra attuale struttura sociale ed economica spesso conduca ad una disintegrazione emotiva e personale dei lavoratori viene sovversivamente trattato nelle opere di Josh Kline. Attraverso stampe realistiche in 3D l’artista letteralmente frammenta i corpi dei lavoratori e li combina con significanti e strumenti della loro professione. I temi della disegualità di reddito, debito, perdita del posto di lavoro a causa dell’automazione, e in generale delle politiche adottate in USA e in Europa sono stati di cruciale importanza nella pratica artistica di Kline sin dai primi esordi della sua carriera, proiettando spesso un futuro distopico a meno che qualcosa venga fatta per prevenirlo. 3D scanning e printing non è soltanto una tecnica utilizzata da Kline per creare queste inquietanti installazioni scultoree, ma piuttosto una metafora di come stiamo lentamente ma incessantemente caricando e cedendo i nostri dati a ogni genere di database, così creando una miriade di immateriali, ma altamente controllabili versioni di noi stessi. Josh Kline (1979) vive e lavora come artista e curatore a New York. La installazione Freedom (2015) è stata inclusa nel New Museum Triennial Surround Audience e ha attirato diffusa attenzione in news e giornali d’arte. La sua recente mostra Civil War at Modern Art, a Londra, è composta da un rilevante nuovo corpo di lavori ispirato alle recenti tensioni nella politica americana.
Con la stessa intensità con cui stiamo proiettando noi stessi su centinaia di sfaccettati schermi sia letteralmente che metaforicamente, stiamo anche cercando senza sosta altri strumenti per ampliare le nostre esistenze. Come Juan Antonio Olivares esplora nella sua nuova immersiva installazione sonora a cinque canali, sembriamo essere accompagnati in quest’impresa da uno spirito guida divino: l’amore. Sviluppando una installazione del 2017 che presentava una solitaria conchiglia cassis madascariensis che si lamenta della propria solitudine nell’universo, di come non abbia trovato forme di intelligenza nella sua ricerca, l’installazione a Torino presenterà un coro di conchiglie, che trascinerà il visitatore nelle loro riflessioni sul significato ultimo della vita. Juan Antonio Olivares (1988) originariamente di Bayamón (Puerto Rico), ha conseguito i suoi studi tra gli USA e la Kunstakademie di Düsseldorf . Ha esposto ampiamente in gallerie in USA e Europa, tra le quali Jan Mot (Brussels), e il Whitney Museum of American Art (New York), che quest’estate ha tenuto la prima grande mostra istituzionale interamente dedicata all’artista intitolata “Moléculas”. L’artista vive e lavora a New York.
La presenza di uno spirito guida piacevole e inquisitore è una delle principali preoccupazioni negli astratti, ma eccezionalmente tattili dipinti di Pia Krajewski. A cavallo del limite tra figurativo e astratto gli oggetti di Krajewski assumono quasi connotazioni metafisiche, mentre mantengono fermamente la loro attenzione sulla soddisfacente esperienza sensoriale del carezzarli con lo sguardo. I significanti della vita fisica umana e naturale - ciocche di capelli, tessuti, bacche - sembrano essere qui rappresentati come scorporati protagonisti di nature morte. Ma, attraverso un’osservazione ravvicinata ci si può chiedere se questi non siano i complementi oggetto, mentre il soggetto è per l’appunto lo sguardo dell’osservatore colto nell’atto del guardare. Pia Krajewski è nata nel 1990 a Colonia, in Germania. Ha trascorso otto anni alla Kunstakademie Düsseldorf studiando pittura sotto la guida di Dietmar Lutz e Andreas Schulze. Krajewski è al momento Winsor & Newton Artist-in-Residence alla Künstlerhaus Bethanien, a Berlino. Tra gli show selezionati 72. Internationale Bergische Kunstausstellung alla Kunstmuseum Solingen e a clue alla libreria Walther Koenig presso Kunsthalle Düsseldorf.
Natura morta e ritratto sono due generi che sfociano costantemente l’uno nell’altro nel lavoro di David Czupryn. La sua padronanza nelle tecniche della pittura gli permette di creare stupefacenti assemblaggi di materiali e oggetti illusionisticamente riprodotti, che confondono le percezioni di spazio e profondità del visitatore. Creando i soggetti dei propri dipinti dalla sola immaginazione, Czupryn sfida ancor di più i nostri sensi nascondendo e allo stesso tempo rivelando i suoi personaggi umanoidi: ciò che a prima vista potrebbe sembrare una qualsiasi pila di detriti, o una inanimata struttura a neon tubolare, potrebbe infatti essere ‘vivo’, rappresentando in maniera perturbante alcuni dei più alti o più bassi istinti dell’animo umano. David Czupryn (1983) è nato in Germania e si è laureato presso la Kunstakademie Düsseldorf. Nel 2016, ha ricevuto il 70° International Bergische Art Prize con una presentazione alla Kunstmuseum Solingen tenutasi in Ottobre 2017. In Ottobre (2018), Czupryn ha inaugurato la sua prima mostra istituzionale personale “He She It” alla Kunsthalle Darmstadt (DE). L’artista vive e lavora a Düsseldorf.