Bookcrossing, l’era del possesso è finita
Poteva mancare su Artribune una rubrica dedicata all’editoria? Ma mica si parlerà dei cataloghi delle mostre, belli qualche volta, che fanno la loro figura, ma che sono solo la punta di un iceberg che soffre a stare sotto il pelo dell’acqua. E allora c’è bisogno di ossigeno, di circolazione d’idee. Di Bookcrossing, per l’appunto.
La lettura, questa sconosciuta. In Italia si legge poco, ripetiamolo ancora una volta. Le ragioni sono tante, e non è questo il luogo per analizzarle. Anche per ciò, qui su Artribune, ci siamo inventati format nuovi e diversificati, pure per recensire le mostre. Non è forse anche quella lettura? D’altro canto, il dibattito sul ruolo della critica pare essersi riacceso, proprio nel momento in cui gli si canta la Messa da morto, per l’ennesima volta. Perché non cogliere l’occasione allora? Proprio nel momento della crisi nascono le idee interessanti.
Forse è il momento di chiudere con tanti cataloghi editi dalle gallerie, che radono al suolo le foreste e intasano gli inceneritori; forse è finalmente il momento di stilare cataloghi generali disponibili – a pagamento, perché no? – in rete, agilmente aggiornabili, a costi ridotti, anziché pubblicare tomi costosissimi e che, a un giorno dalla stampa, risultano obsoleti.
Fine della carta? Tutt’altro. Sarebbe la rinascita della carta stessa. Meno quantità, più qualità. E il discorso vale per ogni comparto editoriale, dalle riviste alla saggistica. Per dire, un buon blog vale più di 4-5 riviste amatoriali. Per dire, impariamo a leggere Rosalind Krauss o Boris Groys in inglese, così magari gli editori italiani inizieranno a prendere in considerazione la pubblicazione dei nostri – tanti e bravi e giovani – autori.
Sono piccoli spunti, tensioni, direzioni, tendenze che intravediamo e che vorremmo vedere avvicinarsi. Magari con un pizzico d’aiuto da parte di questa rubrica. Il suo ruolo? Essere un crocevia, un incrocio, un passaggio, un luogo comune. Per questo, tutto quel che è editoria su Artribune ci sarà il tag Bookcrossing.
Di cosa ci sarà modo di parlare? Qualche esempio, facendo leva su recenti publbicazioni: di intersezioni fra narrativa e mondo dell’arte (Al limite della notte di Michael Cunningham), di come son fatte le copertine e le carte e le rilegature (l’eccellente Mousse Publishing), dei microsaggi che fanno il verso agli instant book (la collana sms di Skira), dei piccoli editori che ancora si ostinano a pubblicare saggistica di “nicchia” (Postmediabooks), del luogo della critica (Site-Writing di Jane Rendell), della capacità di riassumere in poche righe un pensiero profondo (gli Scritti presocratici di Andrea Branzi), di dove ha origine la stampa (d’arte, nel volume scritto da Lorenza Salamon), di cosa significa descrizione, commistione di medium, in una parola ecfrasi, magari spingendoci indietro nel tempo (il Leonardo raccontato da Carmelo Occhipinti), dei mercati che impazzano (i cinesi indagati da Silgerbeld e Ching per la Princeton U.P.), dei maestri contemporanei e di come si scrivono monografie che lasciano il segno (Alex Kitnick per Dan Graham e Rachel Haidu per Marcel Broodthaers), del valore dei documenti (gli scambi fra Ragghianti, Gnudi e Morandi, o le Lettere scelte di Dante Gabriel Rossetti), del ruolo delle riviste (gli anni ruggenti di seleArte), di come si può giocare seriamente (Le ricette dei designer), dei progetti monumentali che possono trasformarsi in una “leggera” e stimolante polifonia (il Painting curato da Terry R. Myers), di inguaribili gerontocrazie (l’Autoritratto a stampa di Renato Barilli) e di indagini che i luoghi comuni li decostruiscono (i Contemporary Green Buildings in China).
Sono solo alcuni esempi provenienti da una pila di libri freschi di stampa. Ma di stampa parleremo sempre più fra virgolette. Non per far morire la carta, ma per renderla meno asociale.
Marco Enrico Giacomelli
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