A Vittorio Veneto l’arte celebra la pace. Intervista a Dimitri Ozerkov
A cento anni di distanza dalla fine della Prima Guerra Mondiale, la città veneta ricorda lo storico armistizio con una rassegna che coinvolge tredici artisti internazionali, chiamati a riflettere sul tema della pace. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Dimitri Ozerkov, nell’intervista che introduce la pubblicazione legata all’evento.
1918. Quando scoppia la pace. È questo il titolo della rassegna che, negli ultimi mesi, ha animato il panorama culturale di Vittorio Veneto e che domenica 4 novembre, giorno in cui, un secolo fa, entrò in vigore lo storico armistizio di Villa Giusti, raggiungerà il suo culmine con una manifestazione all’insegna dei linguaggi creativi contemporanei.
Una vera e propria “chiamata alle arti”, promossa da Villaggio Globale International riunendo tredici artisti ‒ Dario Agrimi, Anaïs Chabeur, Alice Cunningham, Andrey Kuzkin, Christiane Peschek, Johanna Jaeger, Zsolt Asztalos, Sarah Smolders, Bill Balaskas, Anna Hulacovà, Nina Ivanovic, Philip Topolovac e il duo Doplegenger ‒ originari di dodici Paesi coinvolti nella Prima Guerra Mondiale ‒ Italia, Francia, Regno Unito, Russia, Austria, Germania, Ungheria, Belgio, Grecia, Repubblica Ceca, Serbia e Croazia. L’obiettivo? Innescare una riflessione sul delicato tema della pace attraverso un dialogo con i luoghi di Vittorio Veneto destinati a ospitare gli interventi degli artisti. Il tutto sotto la supervisione di Dimitri Ozerkov, capo del Dipartimento d’Arte Contemporanea e del Progetto 20/21 del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo. Domenica 4 novembre i festeggiamenti per il Centenario entreranno nel vivo con la manifestazione Take a walk on the art side, un percorso a tappe che guiderà il pubblico alla scoperta delle tredici opere installate nei luoghi chiave di Vittorio Veneto, fino alla cerimonia conclusiva presso il Museo della Battaglia.
L’INTERVISTA
Quali sono gli intenti della rassegna?
Ogni guerra aspira alla pace. Ciò che vogliamo celebrare ora sono pace e libertà creativa. L’intenzione del progetto Centenario di Vittorio Veneto è quella di far sì che l’arte contemporanea si possa esprimere sulla questione dello scoppio della pace. È una questione molto importante per l’Europa contemporanea. L’unificazione d’Europa è iniziata a Vittorio Veneto con il cessate il fuoco di cento anni fa. Abbiamo deciso di portare diversi artisti contemporanei tra i più interessanti a riconsiderare questo evento a 100 anni di distanza e di ripensarne il futuro. Negli ultimi cento anni, Vittorio Veneto è stata la città delle parate, dell’eroismo e della storia militare. La nostra intenzione è quella di voltare pagina e concentrarci sui concetti di pace e creatività nei prossimi anni.
In base a quali criteri ha selezionato gli artisti invitati a confrontarsi con i luoghi della Grande Guerra?
Vittorio Veneto ha tradizionalmente a che fare con l’arte contemporanea. Cinquant’anni fa Augusto Murer venne invitato dal Comune a presentare la sua visione dell’evento. Il suo Monumento ai Caduti abbellisce la piazza principale ed è uno dei simboli di Vittorio Veneto. Dopo aver studiato i lavori di diversi artisti provenienti dai 12 Paesi coinvolti nel primo conflitto mondiale, una dozzina sono stati invitati a partecipare a questa iniziativa artistica. I criteri curatoriali sono stati serietà e interesse sociale della loro arte, così come l’autoconsapevolezza del ruolo dell’artista nella società contemporanea. Il concetto di responsabilità sociale è stato cruciale, così come un altro elemento chiave è stato l’impatto visivo dei loro lavori, considerando che la maggior parte di essi rimarrà a Vittorio Veneto.
Come è avvenuta l’associazione artista-luogo?
Il primo step del progetto è consistito nell’accogliere gli artisti a Vittorio Veneto nell’arco di diversi giorni. Durante il loro soggiorno hanno avuto modo di scoprire il posto, i suoi sobborghi e le aree limitrofe, entrare nelle case, gustare il cibo locale, scoprire le montagne dei monumenti della Prima Guerra Mondiale. Gli artisti sono stati invitati a proporre i loro luoghi d’elezione in città e nei dintorni, successivamente approvati dalla città di Vittorio Veneto e dalla soprintendenza.
Che tipo di dialogo si è creato fra gli artisti e gli abitanti di Vittorio Veneto?
È un dialogo di rispetto e comprensione diretto al futuro. Gli artisti creano nuove opere d’arte per la città e invitano la comunità a partecipare alle celebrazioni a livello europeo per lo scoppio della pace. Vittorio Veneto non è più solo una semplice città italiana: è una località famosa in tutta Europa grazie ai suoi ambasciatori delle arti. Quello che vogliamo stabilire qui è una esposizione d’arte contemporanea in occasione del centenario in un contesto pacifico per tutti. Perciò la mostra è orientata al futuro, ed è dove avverranno tutti i contatti tra i locali e gli artisti internazionali. Vogliamo che la prossima edizione si svolga qui e pacificamente nel 2019, e che rappresenti ancora più idee ed emozioni.
Come si sono rapportati gli artisti delle nuove generazioni a un evento che risale a un secolo fa, eppure è legato al tema, sempre attuale, del conflitto?
Il problema è che un conflitto è sempre possibile, e che le sfide del mondo contemporaneo non sono meno impegnative di quelle di 100 anni fa. Il mondo diventa sempre più fragile ogni decennio, con l’escalation della potenza missilistica e dell’instabilità politica. Gli artisti sono ambasciatori di pace dei loro Paesi nel luogo-simbolo dell’esplosione della pace e vogliono garantire un futuro pacifico per la loro madrepatria. È importante, in questo mondo veloce e complesso, pronunciare un messaggio tanto semplice. Nel ventesimo secolo, il linguaggio dell’arte è una terapia mondiale e il futuro ci dice che sarà ancora lì.
‒ Arianna Testino
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