Artissima Sound: la nuova sezione di Artissima alle OGR di Torino vista per voi
È la prima volta che Artissima esce dall’area del Lingotto per andarsene in altri spazi. E lo fa con la nuova sezione, acclamata dalla critica e dal pubblico, dedicata alle opere sonore, ospitata alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Ecco le immagini
Dopo il debutto l’anno scorso della sezione Disegni, ad Artissima si aggiunge un nuovo tassello con la parte dedicata al suono. Artissima Sound non poteva che figurare in un luogo ormai votato alla musica come le OGR, dove in un anno si sono succedute le esibizioni di nomi come Giorgio Moroder, Chemical Brothers, Kraftwerk e New Order. In mostra ci sono 16 progetti monografici, presentati da 14 gallerie (Mazzoli di Modena, con una sede anche a Berlino, ne propone ben tre), grazie alla selezione di due curatori internazionali: Yann Chateigné Tytelman, curatore e critico d’arte a Berlino e professore associato di storia e teoria dell’arte di HEAD a Ginevra e da Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino.
LE OPERE
Quello che colpisce di queste opere è che col suono si può interagire fino ad un certo punto, o non interagire del tutto, con evidenti limitazioni della fruizione. Forse c’entra il fatto che siano in vendita? Ma entra in gioco anche un’altra dinamica: le opere sonore, anche nella loro immaterialità, valgono tanto quanto un’opera d’arte visiva, e per questo vanno tutelate e preservate nella loro integrità, anche a costo di limitarne la naturale tendenza all’interazione. Tra i lavori si fanno notare due pezzi storici: l’installazione sonora composta da quattro Audio Casco, realizzato nel 1967 da Ugo La Pietra per ricreare dei microambienti sonori, presentata dallo Studio Dabbeni di Lugano; e poi una vera e propria mostra nella mostra che è la ricostruzione di quella di Charlemagne Palestine alla Sonnabend Gallery di New York del 1975. Alle OGR, grazie alla Galleria Levi.Delval di Brussels, si vedono una serie di disegni accompagnati da due video, dove la voce dell’uno usata come strumento si pone in dialogo con le immagini silenziose dell’altro dispositivo.
I PROGETTI
È un invito a perdersi nei personali paesaggi interiori, invece, il labirinto di cavi giallo-verdi di Christina Kubisch, presentata da Mazzoli: si tratta di circuiti con diverse atmosfere sonore che si attivano col movimento di chi indossa apposite cuffie. La ridefinizione dello spazio, interno ed esterno, ritorna anche in Susan Philipsz, presentata da Isabella Bortolozzi di Berlino insieme a Ellen De Bruijne di Amsterdam, mentre Marzio Zorio, proposto da Raffaella De Chirico di Torino, con pochi elementi essenziali come delle barre di legno, nastro magnetico e amplificatore, trasforma il pubblico in attivatore di suoni. Grande riscontro di pubblico è stato ottenuto anche dall’installazione di Tomás Saraceno presentata dalla galleria Pinksummer di Genova.
– Claudia Giraud
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