Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo
Una mostra diffusa che si sviluppa nella sede di CAMERA, nella hall del grattacielo di Intesa Sanpaolo, luogo simbolo della nuova città, e lungo i portici di Piazza San Carlo, cuore storico di Torino.
Comunicato stampa
In occasione del 50° anniversario del 1968 – dopo il successo dell’edizione romana che ha visto 20.000 visitatori al Museo di Roma in Trastevere e il conferimento della medaglia da parte del Capo dello Stato Sergio Mattarella per il valore sociale e culturale dell’iniziativa – Eni e Intesa Sanpaolo portano a Torino “Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo”. L’esposizione fotografica e multimediale, che sarà allestita a Torino presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia e nel grattacielo Intesa Sanpaolo dall’8 novembre al 2 dicembre 2018, è il risultato di un lavoro di ricerca svolto da Agi Agenzia Italia nei materiali d’epoca di tutte le storiche agenzie italiane e internazionali.
Una mostra diffusa nella città di Torino che si sviluppa nella sede di CAMERA, vero e proprio osservatorio sulla fotografia nazionale e internazionale, nella hall del grattacielo Intesa Sanpaolo, luogo simbolo della banca e della città, e in Piazza San Carlo, lungo i portici di fronte alla sede storica del Gruppo.
L’iniziativa, che nasce da un’idea di Riccardo Luna, direttore AGI e curata a quattro mani con Marco Pratellesi, condirettore dell’agenzia, delinea un vero e proprio percorso nell’Italia e nella Torino del periodo: un racconto per immagini e video del Paese di quegli anni per rivivere, ricordare e ristudiare quell’affascinante storia che ha messo le radici dell’odierno. Come racconta Riccardo Luna: “Questa non è una mostra sul passato ma sul futuro. Sul futuro che sognava l’ultima generazione che non ha avuto paura di cambiare tutto per rendere il mondo migliore. Che si è emozionata e mobilitata per guerre lontane; che ha sentito come proprie ingiustizie subite da altri; che ha fatto errori, certo, ha sbagliato, si è illusa, è caduta, ma ha creduto, o meglio, ha capito che la vera felicità non può essere solo un fatto individuale ma collettivo, perché se il tuo vicino soffre non puoi non soffrire anche tu. Nessuno si salva da solo. Quello che ci ha colpito costruendo questa mostra, sfogliando le migliaia di foto che decine di agenzie e archivi ci hanno messo a disposizione con una generosità davvero stupefacente, come se tutti sentissero il dovere di contribuire alla ricostruzione di una storia che riguarda i nostri figli molto più che i nostri genitori; quello che ci ha colpito sono gli sguardi dei protagonisti, l’energia dei loro gesti, le parole nuove che usavano”.
Ingresso gratuito alla Project Room.