Mauro Gottardo – Effetti collaterali
Una mostra personale che presenta il lavoro di questo artista torinese, fin dai suoi esordi.
Comunicato stampa
Dopo aver partecipato all’Outsider Art Fair di Parigi (18-21 ottobre), Maroncelli 12 torna a far conoscere artisti contemporanei ancora nascosti che lavorano in solitudine. Inaugura mercoledì 7 novembre “Mauro Gottardo. Effetti collaterali”, una mostra personale che presenta il lavoro di questo artista torinese, fin dai suoi esordi.
Gottardo (Bardonecchia 1965) vive a Torino. Durante un periodo di lavoro come tipografo scopre l’amore per l’arte grafica e per il lettering a cui si dedica interamente dalla fine degli anni Novanta. Solitario, lavora alla sue “carte” in una piccola stanza ricoperta di fogli. Nelle sue opere riesce a creare l’illusione dell’intervento tipografico, anche se realizza tutto a mano libera, prima con la penna Bic, oggi con il pennarello Pilot. Con la dedizione di un amanuense medioevale, realizza veri e propri cicli narrativi, utilizzando lunghi rotoli di carta ricoperti da didascalie, disegni e collage: opere che richiedono anche anni di lavoro. Mauro è un narratore simbolico di un mondo ricco di riferimenti esoterici, icone, sogni e paure, citazioni culturali. A spingerlo un’immaginazione libera, tesa a “ricordare o inventare dettagli”, insieme con l’esigenza di creare un’opera d’arte totale nella quale i disegni con la penna sfera, i collage e gli aforismi risultino indissolubilmente uniti.
A dare il titolo alla mostra “Effetti collaterali”, un’opera del 2001, composta da 19 fogli. Su ogni foglio in lettering rosso vengono elencati gli effetti collaterali di un farmaco (un’anfetamina che favorirebbe il dimagrimento). Le scritte sono tutte collegate a un’opera d’arte attraverso il braccio dell’artista (quello sinistro), disegnato tutte le volte a mano, con un pennarello Pilot. Sul braccio, ripetuto sempre identico, si nota un tatuaggio che deriva da un’immagine giapponese della carpa (il pesce che come il salmone risale la corrente). E l’artista confessa di essere rimasto affascinato dai tatuaggi dei camionisti del Frejus che passavano vicino a Bardonecchia e che incontrava al bar.
Gottardo è un lettore famelico che spesso prende spunto dalle sue letture per creare opere come storie. I quattro fogli di “Inverno scettico” (2004) sono ispirati dalla lettura di Emil M. Cioran, “un’influenza decisiva, quasi terapeutica” dice l’artista mentre srotola i fogli e sottolinea il “sarcasmo dello scettico, malato di dubbio, cinico, la grottesca che sghignazza”. E poi, la frase dell’Ecclesiaste…
“Il capriccio del perverso” (2003) dallo stesso titolo di un racconto di Edgar Allan Poe (“The Imp of the Perverse”, in realtà tradotto in italiano in “Il genio della perversione”) è un rotolo di circa tre metri dove l’uomo che delinque viene colto da un impulso autodistruttivo. E poi ancora “Il cuore è infido sopra ogni cosa e non vi è rimedio” (2004) da una frase tratta dalla Bibbia, fino a risalire all’inizio della sua carriera con gli scocthages (1993-1996) d’après l’art scotch di Gil J. Wolman.
In galleria il catalogo con testi di Bianca Tosatti e Tea Taramino