Transient Space: opere veloci in spazi di passaggio
Ispirato alle teorie di Marc Augé sui non-luoghi, il progetto espositivo Transient Space porta tante piccole visioni in un ambiente di passaggio: l'atrio di una scuola d'arte. 38 artisti e opere che durano 17 secondi ciascuna
In occasione dell’ultima edizione del festival britannico Design Manchester, lo scorso 26 ottobre, si è conclusa Disrupt the Channel: una mostra collettiva di videoarte inserita a sua volta in un progetto più ampio denominato Transient_Space. Concepito dal docente e graphic designer Adam Griffiths, prendendo come riferimento principale le teorie dell’intellettuale francese Marc Augé, Transient_Space si presenta come uno spazio espositivo inserito in un (non) luogo di passaggio come l’ampio atrio della Manchester School of Art.
Caratterizzata da quattro grandi schermi pubblici, la galleria transitoria si colloca in mezzo a un flusso costante di persone, costituito principalmente da studenti spesso distratti o mentalmente concentrati su altro. Le pareti della galleria diventano così delle tele digitali capaci di restituire un’esperienza visiva veloce e costantemente aggiornabile da parte del curatore: un effetto percettivo che ricorda in tutto e per tutto il gesto quotidiano dello “scrolling” al quale siamo oramai tutti abituati. 38 gli artisti/creativi invitati a partecipare a Disrupt the Channel (tra i quali ricordiamo Ian Anderson dello studio inglese specializzato nella realizzazione di grafiche per prodotti musicali The Designers Republic, il duo sud coreano Sulki & Min e il designer tedesco Patrick Thomas) realizzando video della durata individuale di 17 secondi: un lampo breve e rapido che coincide non solo con la media di tempo che i visitatori di un museo come il Metropolitan di New York dedicano alle opere della collezione, ma anche e soprattutto con la caducità dei prodotti culturali della nostra epoca.
– Valerio Veneruso
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