Art people voices. Parola a Oliviero Falconi
Manager bancario, Oliviero Falconi ha dato vita, insieme alla moglie Simona Leidi, a una collezione eterogenea.
Oliviero Falconi (Villongo, 1965) è un manager bancario. Tra i fondatori della Seven Gravity Collection, collezione privata italiana dedicata a opere video, e di Collection of Collections ETS, una rete di collezionisti impegnati nella diffusione della conoscenza delle opere che si trovano in collezioni private, dal 2017 fa parte del consiglio direttivo del Club GAMeC Bergamo. La sua collezione è iniziata nel 2000, trasformandosi nel tempo in una raccolta “di coppia”, condivisa con la moglie Simona Leidi. Da un iniziale interesse per la fotografia vintage, in prevalenza italiana, oggi comprende opere eterogenee e con una forte relazione con il loro tempo e contesto.
Cosa guida le scelte collezionistiche tue e di tua moglie?
A guidare le decisioni sulle acquisizioni è una componente istintiva, “di pancia”, seguita dall’approfondimento sulla produzione di uno specifico artista.
Quante opere ci sono in collezione?
Oggi la collezione comprende all’incirca un centinaio di opere. Stabiliamo un budget annuo per le acquisizioni: a volte non lo si raggiunge, altre si sfora!
Il tuo primo acquisto e l’opera della tua collezione a cui sei più affezionato?
Un’opera di Simon Dybbroe Møller, acquistata alla Galleria Francesca Minini di Milano. Tengo particolarmente a un lavoro di Rirkrit Tiravanija della serie Demonstration Drawings: un’opera geniale nella sua semplicità.
Ti affidi a rapporti di fiducia con i galleristi o punti alla frequentazione diretta degli artisti?
Considero entrambi fondamentali per una “manutenzione continua”, per registrare cosa succede e come si evolve il sistema dell’arte e dare una precisa identità a una collezione. Le gallerie hanno un ruolo centrale nel far conoscere il lavoro degli artisti contemporanei, ma trovo molto stimolante il rapporto diretto.
Quali artisti segui attualmente e di recente?
Ultimamente ho incontrato spesso la giovane Irene Fenara e Alessandro Di Pietro. Seguo da tempo Matthew Attard, così come ho trovato di grande interesse il progetto di Nicola Martini e Jacopo Menzani per MEGA.
Come vedi il mercato oggi?
Il mercato dell’arte va da anni “a fasi alterne”, tra accelerazioni e frenate. Le statistiche riferiscono transazioni in crescita per il 2017, dopo qualche anno di volatilità, con un 60% di incremento nel volume di affari rispetto al 2016, il che ha fatto crescere l’indice di fiducia per il 2018. A penalizzare il mercato è una forte dipendenza dai clienti già esistenti e la difficoltà di attrarre nuovi appassionati.
‒ Cristina Masturzo
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #45
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