Elisabetta Di Sopra – Pietas
La mostra, curata da Daniele Capra, raccoglie una dozzina di opere – video e stampe fotografiche di alcuni dei più significativi fotogrammi – frutto di tre recenti progetti dell’artista accomunati dall’analisi dei concetti della dedizione, della cura, del dolore e della fragilità della nostra condizione.
Comunicato stampa
Bugno Art Gallery è lieta di presentare la personale di ELISABETTA DI SOPRA PIETAS. La mostra, curata da Daniele Capra, raccoglie una dozzina di opere – video e stampe fotografiche di alcuni dei più significativi fotogrammi – frutto di tre recenti progetti dell’artista accomunati dall’analisi dei concetti della dedizione, della cura, del dolore e della fragilità della nostra condizione. In particolare la mostra sviluppa visivamente delle micro-storie, che hanno per centro la figura umana, che forniscono una lettura laterale o riscrivono, capovolgendolo, l’epos delle grandi narrazioni, della forza e dei miti che imprigionano le persone a ruoli monodimensionali.
Il video a tre canali Dipendenza Sensibile è un racconto dell’abnegazione verso la fatica e dell’ossessione per la forma fisica di un pugile, ormai ottantenne, che non smette di allenarsi e di prendere a pugni il sacco nero di fronte a lui, mentre, sui monitor laterali scorrono immagini della natura che segue il proprio corso con placida ma implacabile lentezza. Il titolo fa riferimento alla teoria della dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali che in matematica e fisica spiega come, in un sistema caotico, variazioni infinitesime delle condizioni iniziali possano produrre variazioni significative di comportamenti futuri. Quella del pugile assume così i contorni di una sfida al decadimento del corpo insieme titanica e destinata alla sconfitta, un tentativo di opporsi all’ineluttabilità del tempo e di condurre la propria vita senza esserne condotto, consci delle distorsioni e degli accadimenti che potrebbero deviare altrove i propri intenti ed il proprio destino.
L’amore e la dedizione all’altro è l’elemento fondamentale dell’opera a due canali The care, in cui una donna si prende alternativamente cura di un neonato e di un anziano, in un’azione spontanea e naturale di attenzione. Il video mette in scena la condizione di tensione emotiva, solitudine e labilità vissuta delle persone che si dedicano agli altri, e in particolare di molte donne che – tanto più in un paese fortemente arretrato socialmente come il nostro – sono spesso le uniche nelle famiglie ad avere queste attenzioni. The care è così un inno sommesso a chi avverte l’amore verso il prossimo, alla sensibilità di colui che avverte l’altro come parte di sé.
Pietas, che dà il titolo alla mostra, nasce dalla necessità di riscrivere il mito di Medea lavando la sua figura dalla colpa di aver ucciso i propri figli per vendicarsi del tradimento di Giasone, secondo la narrazione che ne fa Euripide. Non più giovane, carica dei colpi che la vita le ha assegnato, Medea (interpretata da una splendida Fiora Gandolfi) è, nel video dell’artista, una donna afflitta che disperatamente cerca sulla spiaggia i segni della presenza dei propri figli, raccogliendo le scarpe, le vesti, i brandelli di tessuto che il mare casualmente restituisce a debita distanza temporale. Accomunata alla sorte di molte madri che hanno pianto e piangono i propri figli inghiottiti dal Mar Mediterraneo che la cronaca degli ultimi anni ci ha raccontato, Medea è per l’artista la metafora del tormento dell’essere madre che ignora il destino dei propri figli o vive la pena della loro morte. Pietas, cui non è estranea una fascinazione pasoliniana, racconta così, in forma sintetica e con una grande carica emotiva, il conflitto irrisolvibile tra caso ed aspettativa, tra la forza della vita e l’imponderabile imprevisto della morte.
La ricerca di ELISABETTA DI SOPRA (Pordenone, 1969) è incentrata sull’impiego del video ed una narrazione caratterizzata da azioni semplici ed incisive che mettono in luce le dinamiche psicologiche sottese alla vita quotidiana, alle relazioni familiari, al corpo femminile e ai ruoli sociali. Collabora con l’università Ca’ Foscari per lo Short Film Festival, con l’Archivio Carlo Montanaro, la Fabbrica del Vedere, il Festival Francesco Pasinetti e l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. È docente presso il Master in Fine Arts in Filmmaking dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Vive e lavora a Venezia.
Tra le sue personali: nel 2018 Autoritratto, Macro Asilo, Roma; #liberadiesseredonna, Teatro Verdi, Pordenone; nel 2017: Possibili Sensi, a cura di Chiara Tavella, Galleria PArCo, Pordenone; nel 2015 Temporary, a cura di Giulia Bortoluzzi, galleria 3D, Venezia; nel 2014 Saudade, Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari; Transient Bodies, a cura di Giada Pellicari, Caos Art Gallery, Venezia; nel 2011 2tto, a cura di Chiara Tavella, Galleria Comunale Ai Molini, Portogruaro (Ve).
Tra le collettive: nel 2018 Body concrete, a cura di Laura Gottlob, Museoteatro della Commenda, Genova, Restless Waters, Italian Videoart, a cura di Silvia Grandi, Perama (G); Videoart Yearbook, a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Dams, Bologna; nel 2017 Karachi Biennale, a cura di Paolo De Grandis, Karachi (PK); nel 2016 Le stanze dei frammenti, a cura di Simona Caramia, Museo Marca, Catanzaro; nel 2015 Body Interference, a cura di Laura Carlotta Gottlob, Künstlerhaus, Vienna; nel 2014 Recto/Verso, a cura di Ilaria Marghutti, CasermArcheologica, Sansepolcro (Ar); nel 2013 100x100= 900, Zeta Center for Contemporary Art, Tirana (AL); Who controls the controllers?, a cura di Francesco Lucifera, Galleria Clou, Ragusa; Body in abstraction, a cura di Laura Carlotta Gottlob, St John’s College, Oxford (UK); Hetero Q.B., a cura di Emilia Tavares e Paula Roush, Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, a cura di Cristiana Collu e Gianluca Marziani, Roma; nel 2012 Videospritz (con Igor Imhoff), a cura di Paola Bristot e Daniele Capra, Studio Tommaseo, Trieste; De rerum natura, a cura di Daniele Capra, Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione, Rassegna di videoarte, a cura di Bruno Di Marino, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, a cura di Chiara Tavella, ex convento di San Francesco, Pordenone; Arsprima, Rassegna di videoarte, a cura di AlessandroTrabucco, Nur Gallery, Milano; Per-Lumina, a cura di Luigi Viola, Palazzo dei Battuti, San Vito al Tagliamento (Pn); Let the body play, a cura di Daniela Santellani, Katia Baraldi, Galleria Jarach, Venezia.