Cosa ci aspetta dopo le elezioni amministrative?
Bisogna saper leggere tra le righe in quello che può capitare nelle more della prossima, accesa e cruciale campagna elettorale. Parliamo naturalmente di musei, nomine, incarichi. Cosa faranno i nuovi sindaci? Come affronteranno i continui tagli? Riusciranno a integrare e coinvolgere i privati che sgomitano (proprio in questi giorni la stampa locale, a Roma, ha smascherato una sorta di tentativo di scalata al Palazzo delle Esposizioni)? E soprattutto: chi diamine saranno i nuovi sindaci?
Mai come in questa tornata elettorale gli esiti risultano incerti. Con l’esclusione di Roma, si vota in tutte le metropoli (sì, vabbeh, metropoli tascabili) del Paese. E in nessuna città i sondaggi fanno star tranquilla una o l’altra parte.
Le domande che noi dobbiamo porci, però, sono più sul versante politico-artistico. E suonano grossomodo così: che sorte toccherà al bravo Gianfranco Maraniello se le gaffe di Virginio Merola faranno diventare sindaco di Bologna il leghista Manes Bernardini? Di più: che fine farà il Mambo, museo che Maraniello dirige? E a proposito di Lega Nord, come cambieranno gli equilibri artistico-museali di Torino nella lotta, sotto la Mole, tra Piero Fassino per il Pd e Michele Coppola, leghista e assessore (proprio alla cultura) della Regione guidata da Roberto Cota? A Napoli il caos regna sovrano, ma anche qui le elezioni potrebbero portare quantomeno novità (non necessariamente positive) sugli spazi museali partenopei meno dotati di personalità. E ogni riferimento al Pan è puramente voluto.
C’è poi Milano. Sfida delle sfide di questa campagna elettorale. La Moratti forse non rischia di perdere, ma l’onta del ballottaggio sarebbe considerata quasi peggio di una sconfitta. Inutile dire che gli appetiti sul posto di direttore del Museo del Novecento sono tanti, benché la nomina sia stata appena formalizzata. Appetiti ancora maggiori, poi, sul Museo del Presente che si dovrebbe edificare nel nuovo quartiere CityLife: il favoritissimo Massimiliano Gioni rimarrebbe in pole position più con la permanenza a Palazzo Marino della sciura Letizia o sarebbe avvantaggiato da una clamorosa vittoria di Pisapia? Queste son le cose che ci stanno a cuore, mica i manifesti dove si equiparano giudici e brigatisti.
Attesissime anche le sfide di due città un poco addormentate culturalmente, ma con potenzialità infinite. Trieste – capitale della Mitteleuropa, se solo volesse – e Cagliari che, dopo aver visto quanto è stato in grado il solo Maxxi a cambiare la percezione che il mondo ha di Roma, ancora non crede di esser stata capace di compiere contro se stessa l’atto così ridicolo di cassare un meraviglioso museo di Zaha Hadid che, ovviamente, avrebbe garantito alla capitale sarda il sicuro effetto-Bilbao.
C’è infine Siena, unico luogo dove le percentuali bulgare della banca-partito-società-massoneria che si presenta compatta alle elezioni non pongono dubbi sul risultato. C’è di buono che il vincitore designato, Franco Ceccuzzi, pare crederci decisamente, quando si parla di arte e creatività. Qualcuno gli racconti che le Papesse sono state chiuse così, per auto consunzione, senza manco un atto formale, una giustificazione, una conferenza stampa…
M. T.
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