Il Sospetto Cap. II – Daniele Franzella – Anabasi

Informazioni Evento

Luogo
CASA DEL MUTILATO
Via Alessandro Scarlatti 12, Palermo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mar-mer h. 9-14; gio-ven h. 15-20

Vernissage
06/12/2018

ore 19

Contatti
Email: ilsospetto.project@gmail.com
Sito web: http://www.poloartecontemporanea.it
Artisti
Daniele Franzella
Curatori
Helga Marsala
Generi
arte contemporanea, personale

Secondo appuntamento per il ciclo “IL SOSPETTO”, prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Il progetto dedicato al tema della post-verità procede con l’artista Daniele Franzella e con un nuovo incontro sul tema “Il racconto del potere. Simboli, strategie, propaganda”.

Comunicato stampa

IL SOSPETTO
Visioni e narrazioni nell’era della post-verità
Un progetto di Sergio Alessandro e Helga Marsala
prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Capitolo II
a cura di Helga Marsala
Daniele Franzella – ANABASI
Mostra personale

opening:
6 dicembre 2018, ore 19

Tempio Munito Fortezza Mistica – Casa del Mutilato
via Alessandro Scarlatti 12, Palermo
Orari: mar-mer h. 9-14; gio-ven h. 15-20

Next event:
“Il racconto del potere. Simboli, strategie, propaganda”
Talk

Secondo appuntamento per il ciclo “IL SOSPETTO”, prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Dopo l’ouverture al Museo Archeologico Salinas, affidata alla mostra personale di Moira Ricci, all’esposizione dei “falsi di Mastressa” provenienti dalle collezioni del museo, e all’incontro dal titolo “Fake news tra informazione e pensiero giuridico”, il progetto dedicato al tema della post-verità procede con l’artista Daniele Franzella e con un nuovo incontro sul tema “Il racconto del potere. Simboli, strategie, propaganda”.
L’evento, organizzato dal Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, ben si inserisce nella cornice del centenario della fine della Grande Guerra, prendendo vita in uno spazio di grande fascino, nel cuore di Palermo: la storica Casa del Mutilato, inaugurata il 21 maggio del 1939. Un luogo con una chiara connotazione celebrativa e commemorativa, funzionale alla propaganda del Regime, sintesi monumentale di tematiche belliche, estetiche del Ventennio, retoriche del sacrificio e del patriottismo, evocando chi condusse i meccanismi del potere e chi, in pieno conflitto, incontrò la morte, la mutilazione, la disfatta.
La mostra - che nel titolo cita la celebre opera di Senofonte, in cui si narra dell’avventurosa risalita di una spedizione militare dalla costa verso l’entroterra - riparte dai simboli e i riferimenti di questo splendido sito, per rimetterli in gioco e sviscerarli, tra analisi intellettuale, ironia ed empatia.

"È in questa fase storica - dichiara Sebastiano Tusa, Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana- che si registra, non senza polemiche e dibattiti accesi, un lento e necessario recupero dell'attenzione per le grandi architetture razionaliste tipiche del Ventennio, che la ferita politica e culturale legata alla vicenda del fascismo aveva in qualche modo offuscato. Un fatto che ci consente anche di condurre un importante lavoro di produzione culturale, artistica e intellettuale, ripartendo proprio dalla memoria di quei luoghi straordinari, dalla forte valenza simbolica. Ancora una volta storia e attualità si incontrano, in un dialogo dalle potenzialità altissime".

“L’analisi dell’attuale scenario politico italiano - commentano Sergio Alessandro, Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ed Helga Marsala, curatrice - in relazione alle strategie di comunicazione, ai canali del web, al peso delle narrazioni mediatiche e allaforme del potere, non può prescindere dalle vicende storiche che hanno segnato il Novecento, e in particolare dalle avanguardistiche, controverse azioni di propaganda introdotte in epoca fascista. Continuiamo così la nostra indagine sulla post-verità, attraverso gli sguardi di artisti, intellettuali, comunicatori di peso e di talento, mettendo insieme storia e dibattito sul presente ed evidenziando distanze, corrispondenze, evoluzioni. La straordinaria sede della Casa del Mutilato, tra i gioielli di quello stile razionalista che caratterizzò l’architettura del Regime, è in tal senso un luogo ideale. È un privilegio poterla vivere e ripensare, come palcoscenico di questo nuovo appuntamento fra arte e pensiero contemporaneo”.

"La realizzazione della mostra Anabasi di Daniele Franzella – afferma Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo - presso il Tempio Munito Fortezza Mistica, testimonia l'attività in rete svolta dal Polo del Contemporaneo, che collabora con nuove istituzioni, come l'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, e fa sistema per la diffusione dell'arte contemporanea in Sicilia, obiettivo prioritario del Polo. Attraverso l'apertura al pubblico di importanti siti culturali, il Riso apre un dialogo tra linguaggio storicizzato e contemporaneità".

IL CICLO
IL SOSPETTO è un ciclo pensato per strutturarsi tra il 2018 e il 2019 attraverso combinazioni di talk, tavole rotonde, mostre e interventi di artisti. Il progetto nasce da un’intuizione di Sergio Alessandro, Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, attento osservatore dell’attualità culturale e dei processi sociali legati alle nuove tecnologie, e di Helga Marsala, critica d’arte, curatrice e giornalista, che ne cura le diverse tappe.
Prodotto dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, IL SOSPETTO prende vita tra vari spazi culturali e sedi museali di Palermo. Un tentativo di analisi corale di questa fase storica complessa, dominata da conflitti, regressioni, accelerazioni. Al centro ci sono il concetto di post-verità, le fake news e i persuasori occulti, i big data e il controllo informatico, l’informazione distorta e la comunicazione virale, i neo populismi e la crisi della democrazia nel cuore della società liquida. Al termine del ciclo vedrà la luce un volume, in cui saranno raccolti i testi dei vari studiosi coinvolti, insieme alle immagini e le storie che ogni artista avrà messo a disposizione.

LA MOSTRA
“‘‘Agli eroi, ai folli, agli infami’ (2017) è un’opera monumentale, un oggetto pesante, eloquente, capace di generare un territorio simbolico denso di memorie. È un monumento alla parola del potere, alla partitura enfatica, alla retorica grandiosa; un monumento, però, che è macchina celibe, pseudo reperto da cui si amplifica una narrazione impossibile, inaudibile. Dall’inutile marchingegno - forma evocativa tendente all’astrazione, che nessuna mano potrà mai impugnare e nessuna bocca potrà incrociare - giunge una profondità muta che è dispersione del “fu”, del “dixit”, del proclama o del semplice racconto. Un corpo ambiguo, figlio di una temporalità incerta: da dove giungono questi oggetti surreali? Cosa raccontano davvero?
L’inno diffuso nell’ambiente, vagamente celebrativo (celebrare chi, cosa, perché?), è in realtà inciso su una musicassetta e trasmesso da una vecchia autoradio. E anche in questo caso non sono chiari l’origine della partitura, l’autore, la natura: testimonianza storica o perfetta simulazione? A un ascolto attento il gioco si rivela. Le parole - un cut-up di discorsi celebri, inclusa una registrazione di Benito Mussolini, estratti radiofonici d'epoca, field recording - sono tagliate, capovolte, montate al contrario. Inventate sul filo di assonanze strane. Mentre il tema musicale, che ripercorre fedelmente la struttura dell’inno e della marcia, viene rielaborato secondo stili diversi, fino a richiamare le tipiche colonne sonore del cinema di Quentin Tarantino. Ancora una volta un gioco di cortocircuiti, illusioni e disorientamenti. La parola si depotenzia, implode, o forse rivela una natura nuova: anarchica, inquieta, paradossale, oltre la ‘logica del senso’.
L’opera è installata nella Sala delle Adunanze (in cui campeggia un affresco a tema bellico del Santagata) insieme a due nuovi progetti site specific. Uno, installativo, trasforma in pattern decorativo il termine ‘resistere’, riportato sul basamento di un busto di Vittorio Emanuele Orlando esposto nella corte: un frammento di un celebre discorso alle Camere del 1917. Ripetuta all’infinito e svuotata di senso, la parola esortativa viene modificata a intermittenza da impercettibili slittamenti semantici. L’altro è un lavoro in stop motion, che attraverso piccoli quadri dinamici dà forma all’ombra notturna, alla minaccia silenziosa, al perturbante, tra deformazioni, crolli, mutazioni ambigue: parole, volti, architetture sono corpi che implodono, in un destino di opacità. Infine, al centro della corte, una terza installazione inedita si sofferma sull’idea di trincea, inverandone tutta la potenza fisica e simbolica. Una presenza inquietante, incombente, a cui si associano concetti molteplici: la casa, il rifugio, la divisione in territori e poi l’evoluzione in regni e Stati, la frontiera, l’ostacolo, l’aggressione, la separazione, la protezione”. (H.M.)

IL TALK
Come da prassi, secondo il format de “IL SOSPETTO”, l’intervento di ogni artista è accompagnato da un talk: esperti di sociologia, arte contemporanea, new media, politica, comunicazione, analizzano pieghe, vicende, trasformazioni proprie dell’era della post-verità. Per il secondo appuntamento, che sarà presentato nel corso della mostra, si ragionerà sul tema “Il racconto del potere. Simboli, strategie, propaganda”: dalle grandi e controverse innovazioni comunicative d’epoca fascista si giungerà allo scenario attuale, in cui il piano della politica e quello della comunicazione si fondono, mentre la soglia tra ciò che è vero, falso e verosimile continua a ridursi e complicarsi. Ospiti, insieme all’artista, saranno Pasquale Hamel, storico e saggista; Guido Vitiello, saggista, ricercatore presso il dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza di Roma, collaboratore del Foglio e di Internazionale; Dino Amenduni, comunicatore politico, socio di Proforma, agenzia che ha confezionato importanti campagne nazionali e locali per conto di partiti e candidati.

APPROFONDIMENTI

LO SPAZIO
La Casa del Mutilato di Palermo, proprietà dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, fu originariamente battezzata con il misterioso e altisonante nome di "Tempio Munito Fortezza Mistica". Si tratta di uno dei massimi esempi di architettura razionalista a Palermo, concepito come un tempio del culto fascista su progetto di Giuseppe Spatrisano, storica proprietà dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra. Un monumento per i tanti italiani feriti in battaglia.
Sito in pieno centro storico, in prossimità del Teatro Massimo e accanto alla caserma dei Vigili del Fuoco (altra pregevole struttura progettata del Ventennio), è rivestito interamente in marmo bianco, con il nome dell’edificio inciso a caratteri cubitali sulla facciata, secondo uno stile tipografico tipico dell’epoca. Di straordinaria bellezza è la corte a pianta quadrata, le cui alte colonne scandiscono con ritmo regolare il prospetto, svettando verso l'alto: corpi robusti e aggraziati, che puntano al cielo incorniciato da una suggestiva apertura circolare. Sul fondo risplende il Sacrario, contornato da dipinti murari di Antonio Giuseppe Santagata con scene di scontri e agguati in battaglia.
Molti i segni e le iconografie che riportano alle vicende della Grande Guerra, tra affreschi d’epoca, nomi di caduti, epigrafi enfatiche, tra le quali: "IL NOSTRO SPIRITO È LUCE CHE NON SI SPEGNE", sulla destra, e sul lato opposto "FU SEME IL FANTE, LA VITTORIA FU IL FIORE". Nella corte un busto bronzeo di Vittorio Emanuele Orlando riporta sul basamento un monito di natura bellica e morale, tratto dal suo noto discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 22 dicembre 1917: "Resistere! Resistere! Resistere!".

L’ARTISTA
Alla base del lavoro di Daniele Franzella (Palermo, 1978) c’è il tentativo di decodificare e risignificare i grandi simboli collettivi, tra documenti, monumenti e iconografie note. La vocazione da archivista, da storiografo, da studioso di immagini e collezionista enciclopedico, si combina con quella dell’artista concettuale, alla ricerca di forme che tendano ad astrarsi e a incarnare l’idea; ma a emergere è anche l’attitudine da manipolatore virtuoso di materie prime arcaiche, plasticamente seducenti: cemento, lattice, terracotta, pigmento… Le classiche tecniche scultoree e pittoriche si combinano con le nuove tecnologie e l’installazione (dagli affreschi digitali all’accumulazione di oggetti, segni, reperti), in un gioco di paradossi e rovesciamenti che svuota l’originario volume delle cose, il senso e la cornice, per istituire nuovi ordini, gradienti, funzioni. Un discorso per immagini intorno a elementi come il vuoto e il pieno, il celebrativo e il quotidiano, l’astratto e il narrativo, il verticale e l’orizzontale, il vero e il falso, la testimonianza e la copia, la simulazione e la memoria; e così busti d’epoca, medaglie, scene di guerra o di regime, cavalli e cavalieri, drappi e stendardi, inni trionfali e sagome monumentali. Ma niente è come appare. Tutto trasmuta, si rinomina, cambia pelle e ossatura.