La rivoluzione fotografica di Alexander Rodchenko. A Senigallia

Palazzetto Baviera, Senigallia ‒ fino al 20 gennaio 2019. Il “metodo Rodchenko” nelle circa centocinquanta immagini provenienti dal Multimedia Art Museum Moscow, realizzate tra gli Anni Venti e Trenta, quando l’artista decise di abbandonare momentaneamente la pittura per la fotografia: Seguendo il proprio imperativo estetico: “il nostro dovere è sperimentare”.

Libertà è la parola d’ordine per per le fotografie dallo sguardo “obliquo” di Alexander Rodchenko (San Pietroburgo, 1891 – Mosca, 1956), provenienti dal MAMM Multimedia Art Museum Moscow ed esposte nella mostra Alexander Rodchenko. Revolution in photography a cura di Olga Sviblova al Palazzetto Baviera di Senigallia. Esprimono la vera forza dirompente dell’appartenenza a una avanguardia artistica di un autore il quale, oltre alla fama che lo ha consegnato alla storia, accentrò su di sé, in patria, forti critiche anche da parte degli stessi gruppi che frequentava e con i quali aveva cambiato per sempre la storia dell’arte mondiale; e si procurò la caduta in disgrazia presso quel potere che delle avanguardie si era servito per promuovere la propria rottura ideologica con il passato, ma avrebbe poi voluto piegarle al racconto propagandistico della nuova realtà, tradendo di fatto lo slancio di libertà insito in quei movimenti.

Alexander Rodchenko, Demonstration in Miasnitskaya Street, Mosca

Alexander Rodchenko, Demonstration in Miasnitskaya Street, Mosca

POTERE E LIBERTÀ

Rivoluzionario Rodchenko lo è stato, più della rivoluzione. Basandosi sull’imperativo: “Il nostro dovere è sperimentare”, inventò un modo nuovo di intendere l’immagine, facendola diventare la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche, in tutte le arti che ha percorso, dalla pittura al teatro, dal design al cinema, dalla tipografia alla fotografia.
Anche a quest’ultima lo sguardo dell’artista trasmette la poetica del Costruttivismo, trattandola per la prima volta come un linguaggio, al pari della pittura, e non esclusivamente come mezzo tecnico di riproduzione della realtà.
Proprio ciò gli rimproverò il potere, quando l’obiettivo dell’artista inseguì la verticalità delle linee dei nuovi edifici, il ritmo delle tecnologiche macchine industriali, i volumi dei volti testimoni del dinamismo temporale che aveva sbalzato la Russia dall’antico al futuro: di inseguire, cioè, in piena libertà, la poesia dello spirito dei nuovi tempi, senza sottostare al didascalismo del nuovo ordine realizzato dal realismo socialista. Ormai lontano, dunque, dagli ideali rivoluzionari che avevano ispirato all’inizio anche gli artisti, esso non riconoscerà la poesia di Rodchenko, il quale affermerà che l’arte deve essere sempre separata dalla politica.

Annalisa Filonzi

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Annalisa Filonzi

Annalisa Filonzi

Laurea in Lettere classiche a Bologna, torno nelle Marche dove mi occupo di comunicazione ed entro in contatto con il mondo dell'arte contemporanea, all'inizio come operatrice didattica e poi come assistente alla cura di numerose mostre per enti pubblici e…

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