El amor y la muerte, il documentario dedicato al compositore Enrique Granados
La tragica vicenda biografica di Enrique Granados, compositore e pianista spagnolo, rivive in un raffinato documentario pieno di musica, arte e poesia. Si intitola “El amor y la muerte” ed è firmato dalla regista Arantxa Aguirre, tra gli interpreti la pianista Rosa Torres Pardo
Ci sono biografie di artisti che meritano di essere raccontate perché contengono qualcosa di appassionante o di straordinario. Ma non sempre la maniera di raccontarle aggiunge emozione all’opera dell’artista stesso. Nel contesto del recente revival del documentario come genere cinematografico, autonomo o d’autore, giungono oggi nelle sale prodotti audiovisivi sempre più sofisticati e originali. È il caso di El amor y la muerte, diretto dalla regista Arantxa Aguirre e prodotto da Rosa Torres Pardo insieme con López-Li-Film e Rtve (Radio televisione spagnola). Il documentario è stato presentato di recente alla Seminci, Settimana Internazionale del cinema di Valladolid, e distribuito con successo nelle sale spagnole.
Il film racconta la storia di Enrique Granados (1867-1916), musicista e pianista catalano vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, conosciuto a livello internazionale per Goyescas (la raccolta di sonate per pianoforte ispirate all’arte di Goya) e per le straordinarie Danze spagnole, che recuperano la tradizione della musica popolare iberica. La particolarità della sua biografia è che, dopo il debutto con successo di una sua opera lirica al Met di New York, e dopo essere stato invitato ad esibirsi in recital al cospetto dell’allora presidente degli Stati Uniti, nel 1916 Granados muore tragicamente con la moglie in mare, durante il viaggio di ritorno in Spagna. È una delle vittime dell’attacco di un sottomarino tedesco a un piroscafo civile che attraversava la Manica.
MUSICA, PITTURA E POESIA IN VIDEO
“Ricreare la biografia di Granados in immagini non è stato facile”, spiega la regista Arantxa Aguirre, che ha presentato di recente al RIFF, Festival del cinema indipendente di Roma, un altro documentario musicale intitolato Dancing Beethoven. “La sua musica è molto elegante, intima, delicata. Abbiamo perciò pensato di illustrarla utilizzando infografie, con un ampio e complesso lavoro di montaggio video, frame a frame, usando i bellissimi disegni dell’illustratrice Ana Juan, che si alternano ai quadri di pittori dell’epoca come Rusiñol, Casas, Fortuny e Miralles, oltre a foto e filmati d’archivio in bianco e nero. Per evitare la staticità della pittura, però, abbiamo creato delle piccole, delicate animazioni che danno un minimo di vita alle immagini”.
La genesi del film risale al 2016, centenario della morte del musicista, quando in Spagna si pubblicano i volumi Enrique Granados: poeta del piano (Ed. Boileau) scritta da Walter Aaran Clarck, musicologo dell’università di Kansas City, e la Corrispondenza epistolare completa del musicista, a cura di Miriam Perandones (Ed. Boileau). “La biografia di Clarck è il filo conduttore del documentario”, conclude la regista, “e le lettere sono fondamentali per far parlare Granados in prima persona, in un dialogo intimo e immaginario con la moglie, i figli e gli amici compositori, come Isaac Albénitz”.
Il documentario è dunque un delicato affresco della cultura spagnola fin de siècle, con al centro una Barcellona città del prodigio, teatro non solo della straordinaria fioritura dell’architettura modernista, ma anche della riscoperta delle radici culturali della penisola iberica, artistiche, musicali e letterarie. Oltrepassa i nazionalismi imperanti oggi e sottolinea invece l’aspetto nazionale, popolare ma anche europeo della Spagna dell’epoca, utilizzando anche testi in lingua catalana.
GRANADOS TRA VOLTI E VOCI DEI MUSICISTI D’OGGI
Ma la cosa che maggiormente emoziona nel documentario El amor y la muerte – titolo che allude alla Suite n.5 della raccolta Goyescas, a sua volta ispirata a una delle stampe dei Capricci di Goya (la n.10, del 1799) e che richiama l’atmosfera poetica di Federico Garcia Lorca e di Rainer Maria Rilke – è la partecipazione di straordinari artisti del panorama musicale spagnolo contemporaneo, che fungono da testimonial d’eccezione del vasto repertorio di Granados, ispirato all’impressionismo di Debussy ma ricco anche di influenze della musica tradizionale spagnola e del flamenco. La pianista Rosa Torres Pardo – vincitrice nel 2018 del prestigioso Premio nazionale di musica – ha coinvolto nel progetto tanti amici. “L’importante in un artista è la sua opera”, spiega, “e per questo abbiamo voluto raccontare la vita di Granados attraverso i volti e la voce degli interpreti di oggi della sua musica. Sono tre i generi principali che abbiamo scelto: i pezzi romantici, effusivi, ispirati a Chopin; il recupero della tradizione popolare spagnola e il repertorio meno noto di musica di scena, per balletti, canzoni e opere liriche, molto spesso con testi in catalano”.
La stessa Torres-Pardo interpreta in video alcuni dei capolavori pianistici del maestro, ma al suo fianco tanti volti noti del panorama musicale contemporaneo: come il pianista russo Evgenij Kissin, il baritono Carlos Álvarez e il soprano Nancy Fabiola Herrero, i cantaores di flamenco Arcangel e Rocío Marquez, il chitarrista flamenco (ma non solo) Juan Manuel Cañizares e la bailaora Patricia Guerrero. In scena o durante le prove, raccontano la genesi della musica di Granados e le sue molteplici forme di interpretazione, dando vita insieme a un affresco artistico poetico e appassionante.
– Federica Lonati
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