Annarita Scivittaro – Diableries
La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale e con l’Associazione FigurAzioni, è lieta di annunciare Diableries, una importante personale di Annarita Scivittaro che si terrà nella sede romana della Fondazione, già sede dell’Archivio Menna/Binga.
Comunicato stampa
La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale e con l’Associazione FigurAzioni, è lieta di annunciare Diableries, una importante personale di Annarita Scivittaro che si terrà nella sede romana della Fondazione, già sede dell’Archivio Menna/Binga.
Screpolando la vernice della realtà e facendo evaporare dal quotidiano tutti i fumi della noia, Annarita Scivittaro propone da sempre ambienti paralleli, freschissime vie di fuga che portano a un mondo magico, popolato di diableries, di forme e figure dalle tinte spiritose e amabilmente horror, di donne che amano troppo, di freaks, di esseri neoantichi e postumani la cui diversità è radicata nelle mille meraviglie che offre l’ordinario.
Le figure evocate dalla sua immaginazione mostrano – e basta guardare la preziosa produzione dell’ultimo decennio – un repertorio di modelli comportamentali empiricamente riscontrabili, ma amplificati da una sottigliezza o da una esplosione improvvisa che unisce il miracolo della Madonna o dei Santi alle contrade del freak, come del resto i riti cristiani alla leggerezza di condotte contemporanee, di costumi e modi di vivere tipici del paese, della città, della metropoli, della megalopoli.
Se nella trilogia delle vergini la bambola femminile richiama alla memoria la figura della Madonna trasfigurata però in una donna moderna, sexy e ammiccante, nella trilogia dei calaveras la traduzione materiale del cosmo devozionale italiano si interseca e confonde in reciproca complementarietà alla tradizione funebre messicana. Anche la più recente trilogia degli idoli disorienta e spiazza mediante un eccesso decorativo che rimanda immediatamente agli interni di un tempio buddista o ai croccanti e persuasivi cromatismi di molte culture orientali dove lo sbrilluccicare è prefisso di deità.
Più vicino a un gusto pop-surrealista è il ciclo di disegni denominati No meat on friday (2013), dove si intravede un’attitudine verso il mondo dell’illustrazione che l’artista traslittera costantemente, questo almeno nell’ultimo decennio, in corpo scultoreo.
Erotica e ironica, eretica e eroica, la produzione degli amuleti e delle reliquie abbraccia invece il versante inglese della pop art e in particolare la sfera iconografica di Jim Dine, anche se i suoi cuori non sono firma o “marchio di fabbrica”, piuttosto brani di una riflessione sull’ex voto suscepto, forma devozionale che decentra il religioso per volgere lo sguardo sull’ornamentale inteso come impegno, come fioretto creativo, come amore esclusivo. L’utilizzo di paillettes, di perline, di animaletti presepiali, di cuoricini, di lane magistralmente filate o di materiali riciclati come lattine di bibite è infatti per Scivittaro parte integrante di una riflessione che mira a riscattare la decorazione (l’addobbo, la guarnitura) e a darle un posto di primo piano nell’ambito della creatività umana. Accanto a una serie di strategie che prendono per la coda il vasto orizzonte del genere fantastique per spaziare e mostrare tutto il fascino dell’heimlich (confortevole, tranquillo, familiare, abituale) che diventa unheimlich (inquietante, pauroso, sinistro, perturbante), Annarita Scivittaro plasma non a caso un bestiario costantemente alimentato da un ornamento che dimentica di essere stato un delitto e diventa parola d’ordine, ordinamento mentale, stile di vita, spazio centrale di una geografia culturale, di un Bildhafte Denken che converte gli incontri e le cose del quotidiano nella materia di cui sono fatti i sogni.
Titolare della cattedra di Plastica ornamentale all’Accademia di Belle Arti di Macerata, Annarita Scivittaro è nata a Bari nel 1961, dove vive e lavora. La curiosità per l’universo dei materiali manipolabili e la passione per gli oggetti consumati e abbandonati, rivenienti dall’uso quotidiano, la porta a costituire, nel 2002, la cooperativa creativa Effimera con cui organizza Plastiche tracce, evento performativo realizzato insieme a Omar Ronda di Cracking Art sulle dune di Torre Canne di Fasano (2003).
Tra le sue personali e collettive si ricordano L’onda del sud? (1985), Gruppo nuovi ricercatori pugliesi (1985) Il risultato di un metodo (1987), Ripe ’89-lo spazio del decoro (1989), Homo faber (1999), Expo arte (2002), Arte Udine expo (2002) Effimera (2002), Il mito e il paesaggio, artisti italiani ad Efeso e Bodrum (2002), Fantasia (2003), 20.000 tappi sotto i mari (2004), Il gioco si fa spazio (2004), E-venti di cambiamento (2005), Arte fuori luogo (2007), Porta mediterraneo (2008) e Nodidaria (2014).
Animatrice attenta al nuovo che avanza, ha curato varie mostre, tra queste Labirinti, (2011), C’est la vie, (2012), Fiori d’arancio (2014), Mollo tutto e scappo col circo (2016).
Annarita Scivittaro
DIABLERIES
a cura di Antonello Tolve
21 dicembre 2018 / 25 gennaio 2019
Fondazione Filiberto e Bianca Menna | Archivio Menna/Binga
Via dei Monti di Pietralata 16 – Roma
info | +39 349 5813002 – 340 1608136
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Enrico Pulsoni è nato ad Avezzano nel 1956. Laureato in Architettura all’Università La Sapienza di Roma con Filiberto Menna su Schwittwers e il Merzbau di Hannover, è titolare della Cattedra di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Macerata.
Nei primi anni Settanta, collabora con il gruppo teatrale Altro di Roma, realizzando spettacoli, ambientazioni spaziali. Al 1977-1978 risalgono le sue prime personali che si svolgono alla galleria Ferro di Cavallo di Roma e alla Galleria Artecentro di Milano. Nel 1980 Nello Ponente lo invita alla mostra 1960/80 linee della ricerca artistica in Italia. Nel corso degli anni Ottanta espone più volte nella galleria Il Segno (Roma), Spriano (Omega), Peccolo (Livorno), Tommaseo (Trieste), Emicla (Gaeta). Nel corso degli anni Novanta le sue mostre personali si svolgono alla Galleria la Panchetta (Bari), alla Galleria Michele Di Virgilio (Roma), alla Galleria Spriano (Omegna), al Kunstlerhaus Mousonturm (Frankfurt am Main).
Collabora alla scenografia dello spettacolo Anihccam di Lucia Latour che viene presentato a Rovereto, Parigi e Francoforte. Nel 1994 realizza i fondali di scena per lo spettacolo Naturalmente tua di Lucia Latour presentato a Villa Medici a Roma. Nel 1995 la sua prima importante esposizione di grafica, libri d’arte e gouaches che ha luogo al Leonhardi Museum di Dresda, con un testo in catalogo di Achille Perilli. Nel 1997 Jolanda Nigro Covre lo invita all’Università di Pescara nell’ambito di una ricognizione di artisti nati in Abruzzo. Collabora con Riviste d’arte «Arsenale», «Sottotraccia», «Opening») e realizza il video d’arte Rebus che viene presentato in diverse manifestazioni italiane ed estere. Nel 1998 presenta presso la galleria il Bulino di Roma Librido insieme a Bruno Conte e successivamente nella stessa galleria presenta Disegni e fusioni, disegni a penna e fusioni in alluminio e in ottone. Nel 2001 espone al Centro Mascarella di Bologna e la Banca Nazionale del Lavoro acquisisce una serie di sue sculture. Nello stesso anno Alessandro Gori di Prato gli commissiona il libro in tiratura limitata Paesaggiornaliero per i tipi di Morgana Edizioni di Firenze. Alla Lift Gallery di Roma realizza Quarti per quattro e un quadrato, libro-gravure in double-face con interventi di Vettor Pisani, Michele Marinaccio, Giuseppe Tabacco e la partecipazione del pubblico.
Dal 1991 affianca al suo interesse per la realizzazione di libri d’arte, sovente in copia unica, le Edizioni Cinquantunosettanta, libri calcografici o litografici che testimoniano, in maniera ironica e su piani di linguaggio diversi, i suoi rapporti personali ed artistici, con un numero di volta in volta crescente di coautori, esposti una prima volta nel 2000 presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’ultimo di questa serie, dal titolo Novena, termina nel 2002. È curatore artistico della Collana d’arte Duale edita da Il Bulino di Sergio Pandolfini. Nel 2002 tiene un corso sul Libro d’arte dal quale scaturisce il poster-dispensa Libro d’arte – Appunti scritti a mano per libri da realizzare manualmente. Nello stesso anno realizza un grande pannello in ottone per l’Aula Magna del Nuovo Commissariato di Avezzano. Nel 2003 espone terre e disegni all’Accademia d’Egitto di Roma e gli ottoni all’ISA/Magazzini del porto Fluviale di Roma. Nel 2004 Il Centro dell’Incisione e della Grafica d’arte di Formello presenta le sue Edizioni Cinquantunosettanta. A Castelli espone il suo lavoro in terracotta e in ottone dal titolo Ritmo bianco e rosso. Nel 2005 presenta Biancoeottone nello spazio romano TRAleVOLTE. Presepe Fiore, opera in terra bianca e rossa di tre metri di diametro, viene presentata a Matera nella Chiesa rupestre della Madonna delle Virtù. In seguito Presepe Fiore è esposto nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e nella Cripta del Duomo di Orvieto. Sta lavorando attualmente ad un progetto in progress, VOLTItraVOLTI (un migliaio di volti disegnati con la penna biro, custoditi in una scatola) sul tema della identità. A fianco di VOLTItraVOLTI ha lavorato Gianmaria Nerli scrivendo 34 storie ispirate da essi, e ne è uscito un libro edito dalla Galleria Michelangelo di Roma. Nel 2007 espone a Meeting di Gianni Frezzato a Venezia Mestre e cura Fogli di Formello per il Centro dell’incisione della grafica d’arte di Formello. Pubblica per l’editore Empiria Nuvole Barbare una trascrizione e illustrazione di testi inediti di Pietro Tripodo con una nota di Emanuele Trevi.
Il suo studio, confidenzialmente chiamato TerrazzoALterzo, diventa luogo espositivo e di eventi legati alla musica, allo spettacolo. Si concentra, nel periodo tra il 2008 e il 2012, su due opere: Mortis Humana Via, una rivisitazione della Via Crucis, e FINALE, DIPARTITA calcioperetta, una visione melanconica dello sport più popolare d’Italia nelle zone più popolari delle nostre città. Inoltre manda avanti la proposta multidisciplinare delle statue parlante con Stefano Sasso e Gianmaria Nerli.
La sua attenzione, da anni, è concentrata su cicli tra i quali ricordiamo Le sette creazioni e ultimamente e gli Otto Mementi molli. Questi ultimi saranno esposti, a cura di Antonello Tolve, all’Archivio della Fondazione Bianca e Filiberto Menna.
Le sue opere sono in varie collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.