Otto atlete d’élite a fianco delle solite modelle e modelline. Il loro nome è stato proiettato su un cartellone elettronico, con le loro nazionalità accanto, esattamente come accade in qualsiasi competizione internazionale. Ma qui eravamo su una passerella della fashion week di Parigi, per l’occasione dipinta come se si trattasse di una combinazione di pista per la velocità e strada in cemento. Mescolati al pubblico, i membri della squadra di calcio femminile francese. La collezione in questione era Off-White disegnata da Virgil Abloh.
Perché ne parliamo qui? Perché seguire la dinamica del lavoro di Abloh – un designer di moda nero-americano in fortissima ascesa – è un modo per capire cosa sta realmente succedendo nel fashion. Abloh disegna anche la linea uomo di Louis Vuitton ma deve la sua fama piuttosto all’abito da tennis con tutù con cui Serena Williams ha performato il suo settimo ritorno agli US Open. Sempre Abloh collabora con Nike per la creazione di capsule collection che il potentissimo swoosh sforna a getto continuo. La scorsa primavera, in occasione della Coppa del Mondo di calcio in Russia, ha realizzato Football, Mon Amour, che comprendeva Mercurial Vapor, una scarpetta costruita per il prato verde degli stadi, inquadrata migliaia di volte dalle televisioni di tutto il pianeta.
LA SFIDA
Nella sua collezione Off-White, le sneaker Waffle Racer puntano sull’aspetto del fatto-a-mano. “Ho detto a Nike che le loro scarpe sembrano sempre come se fossero state fatte da qualcuno in un forno a microonde”, ha dichiarato Abloh a fine sfilata. “Li ho sfidati a fare una scarpa che potesse sembrare un prototipo realizzato a mano”.
Sembra proprio che Abloh abbia usato lo show come test per alcune scoperte personali nel campo dell’activewear, che arriveranno presto. Alcune delle atlete convocate indossavano infatti abbigliamento da runner. “La partnership con Nike è stata un successo, quindi sono pronto a sviluppare per loro una intera collezione di abbigliamento femminile già nel 2019”.
È evidente che per Abloh il legame con l’activewear non è un coup de théâtre che dura giusto i quarantacinque minuti di una sfilata. Nike sta in cima a tutte le classifiche generaliste dei produttori di abbigliamento: se l’intenzione dello swoosh è di entrare per davvero nel segmento dell’abbigliamento quotidiano, saranno dolori per tutti gli altri competitor. Per i millennial shopper c’è invece una buona notizia. Abloh con Nike sembra intenzionato a sviluppare produzioni che prevedono pratiche sostenibili. Solo marketing hooks? Staremo a vedere. In ogni caso, benvenuti.
‒ Aldo Premoli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46
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