Le ferite di Gina Pane. A Milano
Osart Gallery, Milano ‒ fino al 23 febbraio 2019. La galleria milanese ospita una raccolta di opere realizzate da Gina Pane fra il 1968 e il 1988. Puntando lo sguardo sul valore dell’azione creativa.
Gina Pane (Biarritz, 1939 – Parigi, 1990) è stata una delle maggiori esponenti della Body Art. Le opere presentate in mostra sono state prodotte tra il 1968 e il 1988: Constatazioni (sequenze fotografiche di alcune tra le Azioni più note dell’artista), e Partizioni (installazioni a parete). Il filo conduttore sono le ferite aperte che l’artista si procurava nelle sue Azioni, simboliche dei temi concettuali affrontati. L’azione autolesionista come strumento creativo.
Ad esempio, in Action mélancolique si esplora la relazione di coppia: la ferita è stata praticata dall’artista all’altezza dell’orecchio e allude al famoso gesto di van Gogh. “L’Azione”, dice l’artista, “permette agli altri di prendere coscienza del conflitto e di passare da una situazione isolata a una situazione unificatrice”. Ma l’autolesionismo ha anche la valenza psichica di controllare, attraverso il dolore fisico, la sofferenza interiore. L’opera più grande e recente in mostra, Le Son de F. L’homme indien en prière, ha nel titolo un riferimento a San Francesco d’Assisi (a cui l’artista dedicò varie opere) e richiama nella forma la croce cristiana, simbolo delle ferite che l’uomo infligge all’uomo.
‒ Antoh Mansueto
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