Vittorio Sgarbi risponde ancora sul caso Palazzo dei Diamanti
Continua la polemica sull’ampliamento (bloccato dal Ministero) di Palazzo dei Diamanti. Qui la risposta di Vittorio Sgarbi ai nostri articoli e in particolare all'ultimo di Luigi Prestinenza Puglisi
Gentile direttore,
ho lungamente pensato se ignorare o reagire con la dignità necessaria agli interventi apparsi sulla sua testata e, da ultimo, a quello di Luigi Prestinenza Puglisi che parla di casa mia (quale?)non essendoci mai stato, attribuendomi una influenza sulla autonoma e impeccabile decisione del Ministero dei Beni Culturali, in merito alla tutela di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, attraverso l’autorevole intervento a rigorosa norma di legge del direttore generale Gino Famiglietti, di cui tutti conoscono l’integrità e l’imparzialità. So di essere influente, ma non accetto di essere l’immotivato bersaglio di insinuazioni e accuse, semplicemente per avere richiamato norme fondamentali della storica tutela del patrimonio artistico, evidentemente dimenticate a Ferrara, e ribadite da personalità sopra le parti, senza alcuna debolezza o complicità politica con me. Voglio ribadire che io ho parlato, a uno a uno, a partire da Gian Antonio Stella, con i firmatari dell’appello apparso sul “Corriere” che non sono miei sodali, a partire da Mario Bellini e Pierluigi Cervellati, sicuramente esperti di architettura, e in molti casi neppure miei amici.
I FIRMATARI
Semplicemente persone autorevoli, o per competenza specifica, come Andrea e Vittorio Emiliani, Arturo Carlo Quintavalle, Eugenio Riccomini, Christophe e Sabine Frommel, Giuseppe Cristinelli, Mario Botta, Philippe Daverio, Mario Bellini,Luigi Malnati, Andrea Carandini, Elio Garzillo, Raniero Gnoli, Antonio Natali, Nicola Spinosa, Philippe Daverio. Nessuno ha firmato inconsapevolmente. Vi sono poi personalità importanti della cultura italiana e non solo, come Magris, Citati, Moni Ovadia, Tahar Ben Jelloun, Marc Fumaroli, Pupi Avati, che conoscono perfettamente Ferrara e Palazzo dei diamanti e che sono, per cultura e formazione, totalmente contrari all’ampliamento del più importante monumento del Rinascimento ferrarese come lo sarebbero di Castel del monte o di Palazzo Farnese. E certamente più autorevoli di Prestinenza Puglisi. Altri sono persone note, naturalmente indignate, e che chiedono di entrare nella lista come, esemplarmente, Riccardo Muti: ”Caro Vittorio! Sono Riccardo Muti. Ho letto sul ‘Corriere’ l’assurda storia sul Palazzo dei Diamanti. Puoi aggiungere la mia firma alle tante già raccolte? Grazie e Buon (?) Anno”. È questo il tono di chi mi vuole compiacere o firma come in un gioco di società? Tutti nemici dell’architettura contemporanea? Questi uomini motivatamente illustri riproducono il pensiero di Giorgio Bassani e Paolo Ravenna. Perché non ampliare anche Palazzo Ducale di Urbino o Ville Savoye di Le Courbusier? In ordine alla questione centrale, relativa al concorso per l’ampliamento, la posizione ufficiale del ministero coincide con la mia, ma non ne dipende.
L’AMPLIAMENTO
Infatti, chiunque avesse conosciuto la legge, come richiama nel suo dispositivo il direttore generale del ministero Famiglietti, avrebbe potuto confermare che era impossibile concepire qualunque “ampliamento” che umili uno dei grandi palazzi del Rinascimento a “contenitore”. Ma a Ferrara si evoca la lesa maestà di chi vuole violare la legge e strilla di non poter compiere un reato. Il mio appello e le firme erano semplicemente un richiamo alla legalità. Ne risulta, che io avrei condotto un attacco all’architettura contemporanea. Trovo invece umiliante per il gruppo che ha vinto un concorso architettonico, e preoccupante per chi ne difende la legittimità, come fa Prestinenza Puglisi, definire il progetto, per confondere le acque, come “una struttura non fissa, totalmente reversibile”. I primi a non accettarlo sarebbero gli stessi progettisti. E la risposta nel merito non viene da me, ma dal dispositivo del ministero espresso con una prassi assolutamente ordinaria, e nei termini di legge: ”l’edificazione di tale padiglione non può essere considerato un intervento a carattere di reversibilità dal momento che l’edificio, progettato per essere sede permanente di mostre di arte contemporanea, sarebbe da realizzarsi con adeguate fondazioni e cemento strutture in cemento armato ,e lo stesso concetto di ‘architettura reversibile’ appare una contraddizione in termini, in ragione dell’utilizzazione stabile cui il nuovo volume e ’destinato”. Io non ho fatto “battaglie personali” ma ho, insieme a tante persone di grande qualità, e preparazione proposto un richiamo alla legalità, contro l’invasione della politica nelle procedure e nelle garanzie di tutela stabilite dalla legge. Appena appreso dall’architetto Malacarne di Italia Nostra, pochi giorni dopo la presentazione dei vincitori del concorso (che è il primo dato certo dopo il “lancio del bando”), ho manifestato pubblicamente la mia indignazione alla presentazione del libro di Giorgio Bassani “Italia da salvare” (appunto!), dichiarando : “bisogna arrestare – intendendo fermare – il sindaco Tagliani”.
LA POLITICA
Nulla di politico, e nessuna ritorsione per una mostra che era in corso e di cui non si chiedevano proroghe, ma una argomentata denuncia del crimine annunciato.
Il “senso civico” è letteralmente il richiamo alle regole e alla legalità, che vale anche per Ferrara, nonostante l’arroganza della politica che ha pensato di scavalcarle. E “disonestà intellettuale” è soltanto pensare che la conservazione dei monumenti di una città, patrimonio dell’Unesco, possa essere subordinata ad accordi di potere e di partito. Quella che difendeva il sindaco è la presunzione di impunità della politica locale che non accetta di perdere il potere e di dover rispettare la legge. Il ministero, non io, ha stabilito l’inadeguatezza del progetto. Io l’ho semplicemente denunciata sulla base della conoscenza della legge, come uno scrittore denuncia la mafia, ma è la magistratura a combatterla. L’appello è un richiamo alle idee e ai valori, e tutto meno che una mia vittoria, ma la vittoria delle idee, della ragione e della legge. La proroga della mostra non c’entra niente con la mia insurrezione, dichiarata molto prima, al momento della denuncia di Italia Nostra, se chi polemizza vuole essere onesto. La salvezza da mediocri (e non reversibili) manomissioni di Palazzo dei Diamanti è una vittoria per Ferrara e per tutta l’Italia. La cattiva politica è stata sconfitta, non Ferrara. L’integrità di Palazzo dei Diamanti vale più dei milioni di euro stanziati per mortificarla, scomodando valori inesistenti in nome di un ristorante e di una toilette.
-Vittorio Sgarbi
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