Fantagraphic. Città Vuota, episodio 10 (con intervista)
Finisce “Città Vuota”, la saga di fumetti di Fabio Cesaratto realizzata in esclusiva per Artribune. Lo abbiamo incontrato per farci dire qualcosa in più su di lui, e su come fare per non perdere di vista la sua attività.
Partiamo da te. Chi è Fabio Cesaratto?
È un tizio qualsiasi, solo più strano.
La serie ideata per Artribune è il racconto della vita di Roberto. Mi parli di questo personaggio e di come è venuto fuori?
Il nome “Roberto” è del tutto casuale. Mi è servito più che altro per la sequenza dove riceve una lettera misteriosa con su scritto “Chi sei?” (capitolo 2). Mi faceva ridere che lui rispondesse semplicemente “Sono Roberto”. È uno scambio epistolare tra organismi sottosviluppati.
Quanto c’è di autobiografico?
È il racconto della mia vita interiore, filtrata in modo da enfatizzare tutto ciò che è negativo. Di base il protagonista è una versione più marcia di me stesso. L’ho creato per fargli vivere tutte le mie paure e le mie emozioni più forti, allo scopo di intrattenere e divertire chi legge.
La storia è nata in progress o avevi un’idea precisa già prima di iniziare?
Improvviso sempre le storie, vignetta dopo vignetta. In questo modo evito di annoiarmi e controllo continuamente che ci sia il ritmo giusto. Comunque rimane un lavoro molto faticoso, raramente lo faccio volentieri.
Pensi che potrà evolversi in futuro, ad esempio con nuovi episodi o addirittura diventando libro?
Mi piace questo modo di raccontare che sa un po’ di diario e non ha inizi o conclusioni. Penso che le prossime cose che farò seguiranno questo genere. Vedo Città Vuota come una bozza per qualcosa di simile ma più curato. Vorrei che diventasse un libro se possibile, ma per ora penso vada bene come autoproduzione.
Parliamo della tua attività di fumettista. Cosa e chi ti interessa raggiungere quando disegni?
Mi interessa che le mie storie rispettino i canoni classici di lettura, che prima di tutto siano comprensibili a un livello formale. Lo svolgersi degli eventi e delle interazioni dovrebbe essere chiaro anche a chi non è del settore. Sarà il contenuto poi a prendersi carico di un’eventuale irrazionalità e incomprensibilità. Dico questo perché cerco di tenermi lontano dal fumetto astratto. Comunque penso che questa storia sia ancora troppo delirante, in futuro vorrei fare qualcosa di più ancorato alla realtà quotidiana. Come artista mi sento realizzato quando riesco a far provare un’emozione forte oppure se trovo qualcuno che si relaziona alle cose che dico.
Per farci un’idea dei tuoi interessi, mi dici qualche libro, canzone, film che hanno accompagnato la tua formazione? Cosa ti piace?
Da bambino ero appassionato di Piccoli Brividi. Invece il primo fumetto che ho fatto è stato un plagio di Capitan Mutanda di Dave Pickley. Poi i Simpson mi hanno influenzato molto. Alle scuole medie ho avuto un’insegnante che mi ha trasmesso una sete per i classici della letteratura. Mi ha fatto anche conoscere Andrea Pazienza, che è stato un punto di riferimento per molti anni. Poi nei primi anni del liceo ho amato molto il lavoro di Hermann Hesse, passando una fase un poco poetica, finché non ho scoperto David Lynch, che ha spazzato via tutto il romanticismo. In seguito mi sono sentito vicino a scrittori come Sartre, oppure più di recente Osamu Dazai. Parlando di musica citerei sicuramente Fabrizio de Andrè: è stato un maestro importante. Mi piacere l’idea di fondere insieme tutte queste influenze nelle cose che faccio.
Come possiamo fare a non perderti di vista?
Basterà controllare il mio sito di tanto in tanto. Al momento non sono sicuro di cosa farò nel futuro immediato, devo ancora trovare una direzione.
– Alex Urso
Città Vuota, episodio 1
Città Vuota, episodio 2
Città Vuota, episodio 3
Città Vuota, episodio 4
Città Vuota, episodio 5
Città Vuota, episodio 6
Citta Vuota, episodio 7
Città Vuota, episodio 8
Città Vuota, episodio 9
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