Arte Fiera Bologna 2019. Il meglio e il peggio della fiera
Ecco cosa ci ha convinto e cosa no della edizione 2019 di Arte Fiera Bologna. E voi cosa ne pensate?
TOP – LA FIERA
È stata sicuramente un’edizione di transizione questa Arte Fiera 2019. In generale la nuova direzione ha migliorato layout e confezionamento rispetto allo scorso anno, anche se c’è ancora molto da lavorare sui contenuti e sulla riottosità di tanti espositori a seguire un percorso di assoluta qualità e buon gusto. In questo è stata decisiva la trovata del nuovo direttore: massimo 3 artisti per ogni espositore, e esclusiva sull’artista se si decide di portarlo con una mostra personale. Questo ha fatto “lavorare” molto i magazzini degli stand, ma allo stesso tempo ha “pulito” molto la fiera. Come abbiamo già scritto nei report pubblicati su Artribune nel corso della Art Week bolognese, il tempo che Simone Menegoi e il suo staff hanno avuto a disposizione quest’anno è stato veramente limitato. Ci aspettiamo dunque moltissimo nel 2020 e quindi il giudizio complessivo va rimandato e l’inserimento nei “top” deve suonare come un incoraggiamento.
TOP- MIKA ROTTENBERG AL MAMBO
Un’atmosfera sognante e surreale avvolge il visitatore della mostra personale di Mika Rottenberg al Mambo, che nei suoi video riesce a coniugare temi sociali e ricerca estetica a livelli molto alti. Un po’ più deboli le installazioni, che indugiano in un concettualismo ironico di facile appeal, ma nel complesso il progetto espositivo tiene bene e lascia il segno. Pollice recto in generale per il museo bolognese, che mette in campo una programmazione vivace e di qualità, anche considerando la bella mostra del croato Goran Trbuljak a Villa delle Rose e l’interessantissimo progetto VHS allestito nell project room.
TOP – I SOCIAL DI ARTE FIERA
Arte Fiera si sta svegliando anche lato digital. In particolare piccolo encomio meritano i gestori dei social della fiera che hanno dimostrato di stare sul pezzo per tutta la settimana della Art Week e anche prima in modalità teaser. Apritevi e guardatevi, tanto per fare un esempio, l’Instagram di Arte Fiera e guardate che lavoro ben fatto. Bravi.
TOP- LE MOSTRE DI ART CITY
Un programma ricchissimo quello che ha accompagnato l’edizione 2019 di Arte Fiera, finalmente all’altezza di una città come Bologna. Tante, belle, con una grande partecipazione internazionale, e una atmosfera finalmente frizzante che ha permesso ai visitatori di girare qua e là sfidando addirittura le condizioni metereologiche. Un’apertura, quella offerta dal programma di Art City che, secondo noi, ha reso anche possibile il proliferare di proposte autonome negli spazi della città.
TOP- NUOVI SPAZI A PALAZZO BENTIVOGLIO
Ci ha veramente convinto il nuovo spazio, voluto da Alberto e Gaia Vacchi, sempre assai ben seguiti dal curatore Antonio Grulli, nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio. Artribune ne aveva già ampiamente parlato in una intervista al curatore che ne raccontava la genesi, offrendo il sotterraneo del bel Palazzo nobiliare del 500 ad approfondimenti sulla collezione dei due coniugi. Nell’ambito di Art City si sono presentati con la mostra Bologna Portraits di Jacopo Benassi, con risultati eccellenti.
FLOP – LA NUOVA SEDE DI FRUIT
Di fiere dedicate all’editoria d’arte (nel senso più ampio del termine) in Italia ce ne sono pochine. C’è Micro a Milano, che però è proprio micro; c’è Flat a Torino, che è nata da poco e sta crescendo rapidamente. E poi c’è Fruit, l’appuntamento centrale. Fino a quest’anno tutto bene, anzi benissimo. Lo spostamento da Palazzo Re Enzo a Palazzo Isolani però non ha mica funzionato. Al di là degli iniziali problemi organizzativi, è proprio lo spezzettamento del percorso in tante piccole sale a ostacolare la circolazione, l’osservazione, l’acquisto. Tornare subito a una sede più idonea è un imperativo, perché Fruit è Fruit!
FLOP- LE NUVOLE DI LEANDRO ERLICH
Su questo flop andiamo controcorrente perché si parla di una delle opere più fotografate e apprezzate di questa settimana dell’arte bolognese (sul nostro Instagram, record assoluto di cuoricini per una di queste immagini). Ma le nuvole di Leandro Erlich, seppur esteticamente affascinanti e inserite in una location mozzafiato come l’oratorio di San Filippo Neri, ci sono sembrate una scelta poco coraggiosa. Anche considerando che si tratta di opere viste per la prima volta nel 2013. Perché non cogliere l’occasione per una nuova commissione, oppure prediligere un progetto site specific?
FLOP- LE FONDAZIONI MAST, GOLINELLI, CIRULLI
La settimana è stata molto densa, ma le fondazioni Golinelli e Cirulli sono state particolarmente evanescenti e non hanno contribuito moltissimo all’Art Week; un vero peccato anche perché tanta gente poteva scoprirle – si tratta anche di spazi nuovi – ma in assenza di una programmazione di richiamo non lo ha fatto. Qualche lieve riserva anche sulla mostra di Thomas Struth alla Fondazione Mast: per quanto la grandezza del fotografo sia indiscutibile ci chiediamo se non debba proprio cambiare il format di queste mostre, rielaborando un nuovo modo di ripensare il paesaggio industriale, che prescinda dalla semplice fotografia di racconto che da Mast è stata ormai più che sviscerata.
FLOP- LA MAPPA DI ART CITY
Ci chiediamo come sia possibile, con un calendario così ricco di eventi, non avere una guida chiara e precisa – anche in digitale – su cosa andare a vedere in città nei giorni della fiera. Una mancanza non da poco per una manifestazione che quest’anno ha puntato soprattutto sul programma di Art City per segnare un cambiamento. Dello strumento cartaceo nemmeno a parlarne: incomprensibile. Cara Arte Fiera, vogliamo fare un progetto assieme il prossimo anno? Noi ci siamo!
FLOP- LA COMUNICAZIONE
Laddove mancava la mappa nemmeno la comunicazione è riuscita ad aiutare visitatori ed addetti ai lavori nel destreggiarsi tra le mille cose da fare e nelle tante occasioni che si rincorrevano qua e là nel corso della Art Week di Bologna. Speriamo che questo “flop” possa essere una occasione per rivedere determinate scelte e aiutare la fiera a dotarsi di strumenti di comunicazione più chiari e leggibili.
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