Antonello Bulgini – Animi assopiti che non riescono a prendere sonno
Il lavoro di Antonello Bulgini è permeato di emozione e interiorità, pura espressione di un animo profondo tanto quanto il suo gesto pittorico e grafico. Il percorso espositivo guiderà il fruitore lungo una serie di opere su carta, suddivise in squarci di visioni accorpate per tematiche e soggetti.
Comunicato stampa
Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea è lieto di presentare la mostra di Antonello Bulgini Animi assopiti che non riescono a prendere sonno. Lavori su carta (2002-2006), a cura di Fabrizio Pizzuto, che inaugurerà mercoledì 13 febbraio 2019 alle ore 18.00.
Il lavoro di Antonello Bulgini è permeato di emozione e interiorità, pura espressione di un animo profondo tanto quanto il suo gesto pittorico e grafico. Il percorso espositivo guiderà il fruitore lungo una serie di opere su carta, suddivise in squarci di visioni accorpate per tematiche e soggetti. Soggetti, quelli dell’artista, intrisi di emozione, di vita e talvolta dolore. Le immagini appaiono come trasferite in un luogo senza tempo e dimensione, nel quale rimanere sospesi.
Antonello Bulgini, nato a Taranto nel 1960, è venuto drammaticamente a mancare a Roma nel 2011. Nel 1990 la sua prima mostra a Livorno. Bulgini ha di seguito esposto in diverse città del mondo: Los Angeles, Torino, Algeri, Monaco di Baviera. A Monaco è stato allievo di Sean Scully. Dopo la sua dipartita sono state realizzate due retrospettive a Roma al Museo Canonica e al Museo CIAC di Gennazzano e partecipazioni a numerose altre esibizioni, tra queste: Carrara, Livorno e in Tailandia.
L’esposizione del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea vedrà una raccolta di disegni del tutto inediti in Italia. Cronologicamente, si potranno visionare la serie dei Volti, datati 2002/2003; la serie del Bambino Nascosto, eseguiti tra il 2004 e il 2006; una serie di Lavori Misti sempre su carta (realizzati tutti tra il 2005 e il 2006), questi ultimi liberi da una vera classificazione per genere; e infine la serie dei Giganti, pensati dopo la visione di alcune opere di Goya in Spagna, ancora tra il 2004 e il 2006. Infine la Composizione Gigante, dello stesso periodo, una serie di lavori che nasce come una visione unica smembrata per permettere all’occhio di essere ricreata o re immaginata.
Artista difficilmente classificabile, figurativo, molto abile nel citare e nascondere o, alla bisogna, esibire gli omaggi e i referenti. La sua figurazione fugge dalla realtà e dal soggetto per correre incontro alla storia della pittura e del segno. Distante anche dalla maniera e dal citazionismo post-moderno costruisce in verità una realtà pittorica personale. Viene fuori un mondo personalizzato, ricco di immagini in parte distorte, tagliate, ferite, talvolta isolate, quasi pensierose.
Si ringrazia in particolare Carlotta De Martino, Laura Capriglia e gli studenti del terzo anno di Arti visive della RUFA di Roma.