Questioni di anima. La collezione Rattan Chadha a Rotterdam
Proseguendo un ciclo iniziato nel 2011 con la Caldic Collection, Kunsthal Rotterdam ospita adesso una selezione di opere appartenenti a Kul Rattan Chadha, il magnate di origini indiane, ma naturalizzato olandese, fondatore e presidente della catena alberghiera CitizenM (nonché fra i nominativi a suo tempo citati nei famigerati Panama Papers). Sessanta opere fra installazioni, video, sculture, dipinti, visibili al pubblico per la prima volta. Tre le sezioni della mostra, “Soul Searching”, “Delicious Confusion” e “Forever Young”, ideate dalla curatrice Liesbeth Willems.
Da millenni la cultura indiana s’interroga sul destino dell’anima nel lungo percorso delle reincarnazioni, e ha sviluppato un suo peculiare umanesimo intriso di fatalismo e misticismo. Scegliendo le opere per la sua collezione, Rattan Chadha sembra seguire questo filo conduttore, cominciando dal difficile concetto dell’anima stessa per terminare chiedendosi dove sia oggi l’anima degli individui. Iniziata nel 1980, ampliata nel 2000 e ancora in fieri, con il costante obiettivo di aprirsi al nuovo, la collezione affianca a nomi già storicizzati della scena artistica internazionale, come Francis Picabia e Marlene Dumas, anche molti giovani talenti emergenti della scena olandese, come Marc Bijl e Rafaël Rozendaal; una sensibilità che dimostra attenzione all’opera in sé prima che al nome, e promuove le realtà del Paese in cui Chadha ha accumulato la sua ricchezza.
LA RICERCA DELL’ANIMA
In apertura di mostra, un vero e proprio viaggio interiore, sculture, ritratti fotografici e dipinti di volti e corpi umani si affiancano a scorci di paesaggi dal taglio cinematografico. Nell’ideale sentiero tracciato dai ritratti infantili di Lisa Yuskavage, dai cowboy nelle praterie fotografati da Richard Prince, dai volti neoespressionisti di Rainer Fetting, dal video di Candice Breitz sull’influenza della rockstar Madonna sulla cultura popolare, si ha la sensazione di essere impegnati nella socratica ricerca di se stessi, circondati e assaltati da sollecitazioni di più generi, immersi in una natura cui in fondo non possiamo sfuggire e nella cui immensità siamo preda della solitudine. Risposte definitive non ce ne sono, come sembra spiegare il volto di Romy Schneider dipinto da Marlene Dumas, dall’intensa, commovente tristezza, che pare nascere dall’impossibilità di capire chi siamo veramente.
ADORABILE CAOS
L’esistenza in fondo è anche uno spettacolo senza soluzione di continuità, secondo l’ottica situazionista, e i martellanti meccanismi pubblicitari della società dei consumi spingono a volere sempre di più. Su questa dinamica riflette Grayson Perry, il cui gigantesco mosaico ispirato alla tradizione del batik utilizza alcuni marchi di aziende leader nel mondo, da IKEA e Marks & Spencer a Tiffany e Louis Vuitton, per descrivere con amara ironia quello che è diventato il karmico cerchio della vita, dalla nascita alla morte, scandito dal materialismo esasperato. Da cercatore di se stesso, l’individuo è diventato un cercatore di prodotti. Ma una società dello spettacolo che si rispetti ha anche i suoi colorati protagonisti, e Folkert de Jong lo immagina come un re/arlecchino di plastica, circondato da pistole, coltelli, tamburi, teschi, bottiglie, pronto a dimostrare la sua follia, sociale o politica che sia. Situazione simile per quanto riguarda il mondo del sesso, sempre più esibizionista; con la sua scultura installativa, Marc Bijl porta a livello di icona la perversione nascosta del III Millennio (ma non solo), e sembra suggerire come ormai basti la parola a eccitare menti già di per sé sovraccariche. Una sezione dove prevalgono opere concettuali, che sperimentano una molteplicità di materiali, dall’acciaio alla vernice, dalla plastica ai tessuti.
ETERNA GIOVINEZZA
Si è giovani nella mente prima ancora che nel corpo, nella capacità di stare al passo con i tempi, che oggi richiedono una certa pratica nell’utilizzo della tecnologia. Con il rischio di perdere il controllo dell’evoluzione, come hanno ipotizzato alcuni filosofi, lanciando un allarme contro il proliferare degli algoritmi matematici che determinano a priori lo sviluppo di costumi e situazioni. La scenografia installazione Random Fear di Rafaël Rozendaal amplifica l’universo colorato dei pixel e, attraverso l’inserimento di frammenti di specchi, causa una frammentazione della luce e dell’immagine che l’individuo non può più controllare né decifrare. Un richiamo all’orwelliano 1984. Un trend che prosegue con le altre opere, tutti esempi freddi e colorati di un’arte contemporanea asservita alla tecnologia, o che almeno paventa il rischio di una tale condizione. E la giovinezza che vorrebbero suggerire, il loro essere al passo con i tempi, è forse soltanto specchio della vuotezza spirituale dei tempi, che l’anima sembrano averla ceduta ai robot e ai computer.
‒ Niccolò Lucarelli
Rotterdam // fino al 26 maggio 2019
Trouble in Paradise. Collection Rattan Chadha
KUNSTHAL
Westzeedijk 341
www.kunsthal.nl
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