Succede per ogni libro, pur in misura diversa: i livelli di lettura sono molteplici. In questo caso, tuttavia, il processo è amplificato, e lo è in maniera del tutto naturale.
All’inizio, in prima battuta, questo è un libro di fotografia e di fotografie. Sono quelle scattate da Jerry Schatzberg a Bob Dylan, riunite insieme, per la prima volta. Parliamo di un signore newyorchese del 1927, Schatzberg, che ha firmato la copertina forse più famosa d’un disco di Dylan, Blonde on Blonde (1966); un signore che poi è diventato regista, non di enorme successo, è vero, ma che si è ben difeso – ad esempio con Lo spaventapasseri del 1973, con Gene Hackman e Al Pacino. Ebbene, questo libro raccoglie decine di scatti di Dylan, alcuni celeberrimi, altri meno noti, spesso con quella sfocatura che è un po’ la cifra di Schatzberg e che così bene si attaglia alla personalità pubblica di Dylan, a quel modo incurante e finanche strafottente di considerare il mondo. (Ricorderete la vicenda del Nobel: non rispondo, non vado, non lo ritiro, lo ritiro ma al posto mio viene Patty Smith, ah no lo ritiro io già che sto facendo un paio di concerti a Stoccolma, ma senza clamore, me lo faccia portare dalla segretaria…).
LETHEM E SCHATZBERG
E così viene automatico sfogliare questo libro con un sottofondo dylaniano. C’è chi pesca fra i vinili, chi mette un CD nel lettore, chi digita un nome su Spotify. Poco importa, in fondo, quel che conta è voce – chitarra – armonica. Qualcuno canticchia, magari inventando qualche parola, mentre il fruscio del suono si unisce a quello delle pagine. Un libro musicale, in tutta naturalezza.
Sfogliando però ci si accorge che i testi hanno una loro importanza. Non una monografia critica su Schatzberg e nemmeno l’ennesimo saggio su Dylan. No. C’è un primo testo, breve, che risale al ‘65. È il reportage di una serata, con Brian Jones e i coyote e un bar e i marinai e lo zoo. Lo firma Al Aronowitz e fu pubblicato il 12 dicembre del 1965 sul New York Herald Tribune. A seguire, inframmezzata dalle fotografie, c’è una lunga, approfondita intervista – no: un dialogo – di Jonathan Lethem con Schatzberg. E non ce ne voglia quest’ultimo, ma il tesoro di questo libro risiede qui. Perché l’autore della Fortezza della solitudine (come si chiama uno dei due protagonisti? Ah già, Dylan…) riesce a imbastire una conversazione che ha tutti i crismi dell’opera letteraria, di una sua opera, dove con grande naturalezza, ancora una volta, si miscelano scrittura e vita, e le arti una accanto all’altra.
‒ Marco Enrico Giacomelli
Dylan / Schatzberg
Skira, Milano 2018
Pagg. 262, € 55
ISBN 885723916
www.skira.net
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #14
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