Morto Karl Lagerfeld. Il ritratto e un ricordo di Clara Tosi Pamphili

Scompare un altro mito della moda il mago Karl Lagerfeld dopo settant’anni di intensa attività. Un profilo

Una icona, una figura nota anche a chi di moda non si occupa. Un cavaliere solitario arrivato da lontano, in un mondo che non era il suo e che cercava sempre di ridisegnare. Vestito sempre nello stesso modo, in un bianco e nero mitologico, uno stile glamrock alla Hedi Slimane, espresso grazie ad un fisico guadagnato con una dieta, fatta apposta per lui, tanto efficace da diventare un bestseller “The Karl Lagerfeld diet”.

LO ZEUS DELLA MODA

Nell’Olimpo della Moda era Zeus trapiantato in una ambientazione settecentesca, dove il mito vive nelle ultime esagerazioni di costume, dove la cipria bianca cosparge parrucche altissime su teste che poi verranno tagliate. Diceva che la moda era pericolosa. Disegnava per descrivere la bellezza, era fonte infaticabile del nuovo, progenitore mitico, capace di dividere e condividere una energia straordinaria. Si divideva creativamente nella moda tra Chanel, Fendi, il suo stesso brand, fino ad H&M nel 2004: si dà tanto al Fast fashion, quanto alla divulgazione, con Chanel stesso dei Metiers d’arte nel 2003. È il primo a creare una collaborazione per un lusso accessibile, continuata dopo di lui da nomi come Lanvin o Comme des Garçons, ma anche il primo a valorizzare gli artigiani dei mestieri d’arte come Lesage e i suoi splendidi ricami.
Grazie ad una cultura storica, artistica, letteraria dimostra sempre la capacità di interpretare segni e elementi in chiave contemporanea. Capì subito il futuro del prêt-à-porter e dopo il lavoro per Balmain, guadagnato con la vittoria del Woolmark Prize del 1954, si sposta da Chloé per cui lavora anche come fotografo.

K. Lagerfeld, autoritratto © Photography by Karl Lagerfeld

K. Lagerfeld, autoritratto © Photography by Karl Lagerfeld

L’AMICIZIA CON YVES

In occasione di quel premio diventa amico del giovane Yves Saint Laurent, che vince nella categoria abiti, e che andrà da Dior mentre Lagerfeld inizia un percorso che da Balmain e Jean Patou, Chloé e Krizia arriverà a Fendi nel 1965 e Chanel nel 1983. Aristocraticamente colto, sempre in dialogo con le forme artistiche più avantgarde, fotografo capace e celebrato, era in grado di collaborare, non come un cliente, ma condividendo i processi creativi con architetti come Zaha Hadid e Tadao Ando con cui rimase amico e sui quali scrisse testi da esperto competente.
Con Chanel ha lasciato la pagina più importante della storia della moda contemporanea: una storia di reinvenzione continua che sfida le leggi della Fisica. Come enunciava Mendel nella sua prima legge: Lagerfeld ha dimostrato per quasi quarant’anni il valore della “dominante” dello stile di Coco nella continua creazioni di “ibridi”. Variazioni su variazioni sempre valide e contemporanee, attuali ma riconducibili sempre a quel tailleur, a quelle scarpe con le punte scure, alle perle…è praticamente impossibile ritrovare oggi un percorso simile, in un’epoca di continue reinvenzioni che premia sensazionalismi, più che capacità di rielaborare il patrimonio storico di un brand.
Fendi è un legame che trascende dalle regole del fashion system. Uscivano sempre accanto, a volte tenendosi la mano, lui e Silvia Fendi: con lei si concretizzava un rapporto di direzione artistica iniziato, con le famose sorelle, negli anni 60.
Un rapporto fatto di stima e rispetto ma, evidentemente, reso unico da una forma di affetto che lo renderà ora ancora più insostituibile nella maison.

Silvia Venturini Fendi e Karl Lagerfeld

Silvia Venturini Fendi e Karl Lagerfeld

L’EREDITÀ

Insostituibilità è l’altro concetto trascendentale evocato da Lagerfeld e, come è accaduto per Franca Sozzani, ci si interroga sul futuro consapevoli di aver perso una colonna. Vacilleranno alcune certezze, arriveranno altri capitani con maggiore forza fisica, ma senza l’esperienza di un mago. Un mago dotato di una curiosità che apriva varchi su ogni design project dalla invenzione di scenografie spettacolari per le sfilate parigine, al disegno dei caschi da motociclista, ai videogiochi e ad una linea cosmetica ispirata all’adorata e fortunata gatta Choupette, tra i beneficiari della sua eredità.
Hanno parlato molto di lui in tanti documentari, ha interpretato un aristocratico tedesco nel film dell’amico Andy Warhol nel1973.  Scompare a 85 anni anche un uomo riservato ma che lascia un vuoto grande, e forse incolmabile perché è raro saper fare quello che faceva lui, rendere visibile l’immateriale, il lusso indispensabile, come diceva lui stesso “Creiamo qualcosa che non serve a nessuno ma che tutti vogliono”.
Chanel ha già comunicato che sarà Virginie Viard – il suo braccio destro – a continuare il grande lavoro di Lagerfeld per la maison, un’altra donna alla guida di una impresa di successo economico e creativo mondiale.

– Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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