Non solo fiere. Tutte le mostre da vedere durante l’art week di ARCOmadrid 2019
La settimana dell’arte madrilena capitanata da ARCOmadrid – in programma dal 27 febbraio al 3 marzo – offre al proprio pubblico un programma di mostre che pone i riflettori sulla produzione artistica peruviana. Eccole nel dettaglio
Il Perù sbarca ad ARCOmadrid 2019 con la volontà di creare non solo una vetrina della migliore produzione artistica contemporanea, ma anche un percorso a ritroso nella storia del Paese andino attraverso le avanguardie, l’arte barocca dei vice-regni spagnoli e le misteriose civiltà precolombiane. E, come sempre, la capitale spagnola risponde con una serie di eventi espositivi di qualità, sparsi tra i grandi musei e le istituzioni culturali pubbliche e private. Ecco le proposte più interessanti.
– Federica Lonati
PRADO: UNA CURIOSA INVENZIONE ICONOGRAFICA
Il Prado ospita un’opera proveniente dal Museo Pedro de Osma di Lima che testimonia il tipo di fioritura pittorica nel vice-regno andino nel XVII secolo. Nella sala 16 A del museo è esposto fino al 28 aprile l’olio su tela di autore anonimo intitolato Matrimonios de Martín de Loyola con Beatriz Ñusta y de Juan de Borja con Lorenza Ñusta de Loyola. Il dipinto, datato 1718, ha per soggetto una complessa invenzione iconografica creata dai Gesuiti di Cuzco, antica capitale del Perù, a scopo di propaganda per giustificare le illustri discendenze meticce, iberiche e indigene, del vice-regno spagnolo in Sudamerica. I due diversi matrimoni ritratti, sotto lo sguardo vigile dei Santi spagnoli Ignacio di Loyola e Francesco Borja, avvennero in realtà in tempi diversi e luoghi distantissimi fra loro, ma nel quadro sono rappresentati in maniera curiosamente simultanea.
MAFPRE: AVANGUARDIE RUSSE, ALLE ORIGINI DELL’ARTE MODERNA
REINA SOFIA: SCOPRIRE GLI ENIGMI DI H.C. WESTERMANN
È la prima retrospettiva in Europa la grande antologica dedicata a Horace Clifford Westermann (1922-1981) da poco inaugurata al Museo Reina Sofia. Anche per gli addetti ai lavori, l’artista americano è un illustre sconosciuto che negli anni Cinquanta a Chicago, dopo la traumatica esperienza come marine durante la seconda guerra mondiale, sviluppa un personalissimo linguaggio artistico tra surrealismo e pop art, con una attitudine più simile a un virtuoso falegname che a un tradizionale scultore. Talvolta poetico, molto spesso ironico e talora persino caustico, Westermann costruisce con la sapiente tecnica dell’assemblaggio una serie di maquettes o di figure di piccolo, medio o grande formato che nascondono il dramma della sua personale esistenza. In contemporanea al Reina Sofia anche Poetica della democrazia, complessa esposizione dedicata all’arte durante la Transizione, con l’importate partecipazione dell’Archivio storico della Biennale di Venezia; e la mostra Reti di avanguardia: Amauta e America latina 1926-1930, che propone un nuovo sguardo sulle avanguardie sudamericane degli anni Venti attraverso la prospettiva di un’influente pubblicazione critica, Amauta, diffusa a Lima tra il 1926 e il 1930.
THYSSEN: KANWAR E PERFORMANCE FEMMINILI
Nella Sala-balcone del Museo Thyssen fino al 31 marzo Cristina Lucas (1973) e Eulalia Valdosera (1963), artiste spagnole di consolidata traiettoria, spiegano attraverso due performance la propria contestazione al patriarcato, che per tradizione ha ridotto la lingua e il desiderio delle donne al silenzio. Si tratta di due azioni complementarie, realizzate in tempi e in luoghi diversi. Habla è il titolo del video che Cristina Lucas realizza nel 2008 con una copia in gesso del Mosè di Michelangelo, che lo scultore stesso colpì con martello per vedere se parlasse. Dipendenza mutua (2009) si intitola invece l’azione di Eulalia Valdosera al Museo archeologico di Napoli, dove una donna delle pulizie (alterego dell’artista) pulisce la statua di un imperatore romano.
La sezione del Museo Thyssen Contemporary Art presenta in occasione di Arco anche due delle principali installazioni dell’artista e cineasta indiano Amar Kanwar (1964), a cura di Chus Martínez. Il bosco sovrano (2011) e Testimonianze lampo (2007, già presentato a Documenta 12) si ispirano a vicende delle popolazioni più vulnerabili del suo paese.
COLLEZIONI PRIVATE: FOTO E ARTE TARGATE PERÙ
Tra gli eventi più significativi del programma parallelo di Arco Perù c’è senz’altro Estratti di un paesaggio, selezione di fotografie tratte dalla collezione di Jan Mulder, fra le più importanti del Sudamerica. Casa de América ospita fino al 27 di marzo un centinaio di immagini di 35 autori peruviani contemporanei, che si sono ispirati al concetto polisemico di paesaggio.
Ritorna a Madrid la Collezione Hochschild, famiglia di magnati minerari peruviani che l’anno scorso espose alla Sala Alcalá 31. La Real Academia de Bella Artes di San Fernando ospita tra i capolavori di Goya e Ribera, El Greco e Zurbarán, una selezione di opere di artisti sudamericani contemporanei, in prevalenza peruviani. L’idea della mostra In ordine di apparizione è creare nel pubblico rotture cronologiche, associazioni inaspettate, risonanze e contrasti tra passato e presente. Sincrónicas è la rassegna promossa da CIFO, istituzione della collezionista cubana Ella Cisneros Fontanals, allestita negli spazi della Fondazione El Instante. Ventinove artisti di diverse generazioni mostrano le linee dello sviluppo estetico e tematico dell’arte contemporanea peruviana.
www.casadeamerica.es
www.realacademiabellasartessanfernando.com
www.elinstantefundacion.org
SALA ALCALA: LATINO-AMERICA NELLE COLLEZIONI SPAGNOLE
Le opere di artisti consacrati come Jesús Soto, Leonor Fini, Damian Ortega, Carlos Garaicoa o Jorge Macchi convivono con le ultime proposte delle generazioni più giovani, come Éder Oliveira, Jorge Satorre, Patrcia Esquivia o Fernanda Laguna in un percorso curato da Manuel Segade, direttore del Centro d’arte Dos de Mayo di Mostoles e allestita nella bella Sala Alcalá 31, sede dell’Assessorato alla cultura della Comunidad di Madrid. Nelle collezioni CA2M e Fondazione Arco è riflesso il profondo interesse della Spagna per l’arte e la cultura contemporanea del grande continente sudamericano Nello spazio centrale è esposta l’opera protagonista della mostra: un gran telone – di sette metri d’altezza e dodici di lunghezza – che la pittrice surrealista argentina creò per lo spettacolo di Antonio El Barilarín nel 1957 a Granada.
www.comunidad.madrid/centros/sala-alcala-31
TELEFONICA: LA CIVILTÀ NASCA E L’ULTIMA AMAZZONIA
La scoperta dell’arte peruviana a Madrid comincia forse dalla cultura Nasca, la più antica e misteriosa del paese andino, che si sviluppò tra il 200 a.C. e il 650 d.C. Colorate ceramiche e raffinati tessuti sono solo alcuni degli elementi che testimoniano la ricchezza di una civiltà antica, che ha però nei grandi geoglifi, le famose Linee di Nasca, l’elemento più emblematico e misterioso. Per gli amanti dell’archeologia, lo Spazio Fondazione Telefonica, sulla Gran Via, ospita fino al 19 maggio una grande mostra con circa 200 oggetti provenienti dal Perù e da tutto il mondo, accompagnati da interessanti apparati e ricostruzioni audiovisive.
Matadero ospita invece una grande collettiva di artisti peruviani e sudamericani ispirati dalla presenza geografica e sociale della Foresta Amazzonica, un territorio senza frontiere definite la cui produzione culturale rappresenta oggi una delle scene regionali di maggiore vitalità. Si intitola infatti Amazonias, al plurale, la mostra che offre una molteplicità di sguardi sul territorio geografico: dalla lotta per i diritti delle comunità indigene alla preservazione dell’ambiente naturale. Organizzata dal Museo d’arte di Lima in collaborazione con il Ministero degli esteri del Perù.
www.espacio.fundaciontelefonica.com
www.mataderomadrid.org
CASA ENCENDIDA E CENTROCENTRO: VOCI SOLISTE DAL PERÙ
Si intitola Liminal la video-istallazione alla Casa Encendida dell’artista peruviana Maya Watanabe, che vive e lavora tra Amsterdam e Madrid. Si tratta di un toccante lavoro sul senso della perdita, del lutto e del dolore: Liminal riflette sull’importanza di ritrovare i resti dei numerosi desaparecidos durante il conflitto armato interno peruviano di una ventina d’anni fa e sullo stato di limbo di identità che crea l’esumazione di resti non identificati.
Gilda Mantilla e Raimond Chaves sono fra gli artisti peruviani contemporanei più noti a livello internazionale, non solo ma anche per aver rappresentato il Perù alla Biennale di Venezia nel 2015, il primo anno in cui il Paese andino ebbe padiglione proprio. La loro presenza ad ARCOmadrid 2019 è multiple, ma è a CentroCentro dove si tiene la loro personale di “viaggiatori artisti”, come amano definirsi. Si intitola El calor derrite los estilos (il caldo scioglie gli stili) ed è il frutto della loro interpretazione del paesaggio umano attraverso fotografie, mappe, dipinti, video e pezzi scultorei.
www.lacasaencendida.es
www.centrocentro.org
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