T-yong Chung – Stanze. Odes to the Present

Informazioni Evento

Luogo
KEATS SHELLEY HOUSE
Piazza di Spagna 26, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì a sabato 10-13 e 14-18 (domenica chiuso)

Vernissage
28/02/2019

ore 18

Biglietti

6 euro biglietto intero; 5 euro biglietto ridotto (per visitatori sotto i 18 anni di età o 65 e oltre)

Artisti
T-yong Chung
Curatori
Fulvio Chimento
Generi
arte contemporanea, personale

L’evento espositivo dell’artista coreano T-yong Chung è curato da Fulvio Chimento e si inserisce in un calendario di importanti celebrazioni.

Comunicato stampa

La mostra Stanze | Odes to the Present inaugura giovedì 28 febbraio alle ore 18 alla Keats-Shelley House di Roma, in Piazza di Spagna 26. L’evento espositivo dell’artista coreano T-yong Chung è curato da Fulvio Chimento e si inserisce in un calendario di importanti celebrazioni. Giuseppe Albano, Direttore del Museo, sottolinea come “il 2019 segna il bicentenario dell’anno più creativo per John Keats, che compose la maggior parte delle sue Odi e delle sue opere più famose (tra le quali l’Ode a un usignolo, La vigilia di Sant’Agnese, La Belle Dame sans Merci, La caduta di Iperione e Lamia), laddove Shelley produsse i suoi poemi politici: L’Inghilterra nel 1819, La maschera dell’anarchia, Ode al vento occidentale, così come completò il dramma lirico Prometeo liberato. In occasione del bicentenario di queste opere straordinarie, T-yong Chung ha prodotto una serie di sculture volte a celebrarne la forza creativa nel luogo in cui John Keats visse e morì a soli 25 anni la sera del 23 febbraio 1821”.

T-yong Chung realizza per la Keats-Shelley House una serie di interventi artistici diffusi nelle quattro stanze del museo, lavori ispirati dalle suggestioni che traspaiono dalla storia del luogo e dalla produzione letteraria dei poeti. La Keats-Shelley House è uno scrigno che accoglie un patrimonio letterario e artistico di valore: tra gli scaffali e le teche si possono ammirare i manoscritti autografi di Keats, Shelley e Byron, oltre a testi originali di Jorge Louis Borges, Oscar Wilde, Mary Shelley, Walt Whitman e i dipinti di Joseph Severn, autori che, anche grazie al lavoro saggistico di approfondimento dedicato ai tre poeti, hanno contribuito a rinnovare le tematiche inerenti alla poesia romantica.
La mostra riesce a vivificare e attualizzare il valore di questo patrimonio, che qui si manifesta principalmente attraverso i segni lasciati su carta da alcuni dei maggiori intellettuali europei. Chung si relaziona in modo disinvolto a questa eredità, che diviene parte integrante delle sue installazioni, sottolineando lo stretto legame esistente tra arte e poesia. Ne emerge una storia extra-ordinaria: l’amicizia poetica, per certi versi “stellare” (Nietzsche definisce in questo modo la funzione aggregante dell’arte), di tre geni della parola, tra loro differenti, ma accomunati da un destino dai tratti affini.
Le doti tecniche e linguistiche di T-yong Chung valorizzano il patrimonio stabile del museo: controllo del mezzo scultoreo declinato in chiave contemporanea, immediatezza di relazione con l’arte di ispirazione antica, originalità concettuale nell’elaborare bassorilievi ottenuti tramite la lavorazione di materiale povero (la carta), sapienza nell’utilizzo del tessuto come supporto di stampa, oltre a un’innata capacità analitica del disegno. La qualità delle sue opere potenzia la già viva forza spirituale e poetica intrinseca all’ambiente, al visitatore viene quindi “offerta” una forte suggestione estetica derivante dalla consapevolezza di trovarsi alla “sorgente” della poesia romantica, sempre attuale. In questo percorso il fruitore è accompagnato dalla sensibilità tipicamente orientale che affiora dalle opere di Chung, che porta l’artista a costruire il suo intervento su più livelli, riuscendo a far convivere nelle sue sculture forza e leggerezza, anche all’interno di uno spazio di per sé fortemente caratterizzato. Questo equilibrio è reso possibile dalla rivisitazione portata avanti da T-yong Chung dell’ambiente museo, che comporta e prevede una rilettura degli spazi della Keats-Shelley House; il museo ha in parte rinnovato la propria veste, poiché l’artista ha innescato un nuovo rapporto di senso tra gli oggetti preesistenti all’interno delle sale espositive.

Il titolo della mostra asseconda la visione di Keats, che in una lettera definì la vita come una casa dalle molte stanze. La stanza, inoltre, trova un rimando diretto con la metrica della poesia provenzale, una “canzone”, infatti, poteva essere composta da un numero variabile di “stanze”. Il curatore Fulvio Chimento sottolinea come la stanza rappresenti “un passaggio obbligato per la riflessione esistenziale, luogo dell’interiorità e della separazione, tòpos della creatività poetica, spazio ideale nel quale la penna e il foglio si incontrano. La stanza come punto di ascolto del sé presenta caratteristiche similari a quelle che connotano lo studio di un artista, anche questo, infatti, è ambiente di ricerca dove la genesi creativa si manifesta isolata dal contesto universale”.
Il percorso espositivo pone al centro la figura di John Keats in un dialogo costante con Shelley. Nei vari ambienti T-yong Chung dispone in modo mimetico alcune sculture di uccelli, in particolare usignoli e allodole, che rivestono un valore totalizzante nella poesia di Keats e Shelley. Il canto degli uccelli è esemplificativo del rapporto presente nella poesia romantica tra finito e infinito, perché il canto dell’uccello è usualmente percepito come sorgivo, universale, mentre il poeta è sempre rappresentativo di se stesso e della propria voce; tale assioma per certi versi è ancor oggi valido nel caratterizzare il ruolo dell’artista nella contemporaneità. T-yong nella Keats-Shelley House realizza una sorta di ode al tempo presente, e anche il suo intervento può essere letto come un tentativo di esercitare la propria volontà artistica aspirando a una comprensione di tipo universale.

BIOGRAFIA ARTISTA

T-yong Chung (1977) è nato a Tae-gu, Sud Corea. Vive e lavora a Milano. Ha studiato University of Seoul (Seoul, Corea), Academy of Fine Arts Brera. Ha esposto in gallerie e musei quali Solomon R. Guggenheim Museum & Asia Society (New York), Plutschow Gallery (Zurich), OTTOZOO (Milano), MARS (Milano), Galerie Escougnou-Cetraro (Parigi), Triennale di Milano, Space BAR (Taegu), Museo d'arte contemporanea di Lissone, Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia), Museo Carlo Zauli (Faenza), Madeinfilandia2013 (Pergine Valdarno), Dolomiti contemporanee (Casso), Spazio Morris (Milano), Museo della città (Rimini), Officina Italia 2 (Bologna), Fondazione Spinola Banna per l'arte (Torino), Piazza San Marco Gallery (Venezia), C.A.R.S (Omegna), Galleria civica d'arte contemporanea (Trento), Galleria comunale d'arte contemporanea (Monfalcone), C/O Care of (Milano), Vianuova (Firenze), AR/GE Kunst (Bolzano), Neon (Bologna), La Reggia di Venaria Reale (Torino).

BIOGRAFIA CURATORE

Fulvio Chimento (Roma, 1979), curatore indipendente si interessa alle molteplici forme della comunicazione artistica e alla genesi dei processi creativi. Ideatore della residenza d’artista Italia-Oriente (2013-2015) e di Ailanto, progetto artistico itinerante che dal 2016 al 2018 ha trovato attuazione in tre differenti città italiane: Ailanto (Ailanthus Altissima), Biblioteca d’Arte Poletti (Modena, 2016); Ailanto Padiglione Tineo, Orto Botanico (Palermo, 2016); Ailanto<3, Parco Archeologico dell’Appia Antica (Roma, 2018), in collaborazione con il MiBAC. Nel 2016 è co-ideatore di EFFIMERA, rassegna artistica dedicata ai Nuovi Media: Relazioni disarmoniche (2016); Suoni, luci, visioni (2017), svolta al MATA di Modena in collaborazione con la Galleria Civica di Modena. Nel 2016 si occupa di TERZO PARADISO, una performance collegata al progetto internazionale di Michelangelo Pistoletto. Tra le sue collaborazioni editoriali si segnalano Inside Art, Espoarte e Drome Magazine. Nel 2014 pubblica con la casa editrice Mimesis (Milano) il volume Arte italiana del terzo millennio, presentato al Mart di Rovereto, al Dams di Bologna e all’Istituto di Cultura italiano di Bruxelles. www.fulvio-chimento.it