Moda, arte e impegno femminista sono state tutt’uno nella sfilata la sfilata prêt-à-porter Autunno-Inverno 2019-2020 di Dior, tenutasi nei giardini del Musée Rodin di Parigi. Fin dall’ingresso, quattro lettere maiuscole, simulate dalle pose di quattro corpi femminili, scrivono la parola Dior. È la celebrazione del lavoro di Bianca Pucciarelli Menna, in arte Tomaso Binga: è questo lo pseudonimo che negli anni ’60 l’artista si scelse per prendersi gioco di un sistema artistico che – allora più che mai – sfavoriva la presenza femminile, conducendo un lavoro militante e fuori dalle righe. Le serie Scritture Viventi e Alfabetiere Murale riportano all’essenza il concetto della sua opera, da sempre focalizzata sulla potenza del linguaggio e del corpo della donna come veicoli di significato. In questo scenario evocativo, è stata svelata la nuova collezione Dior, ispirata alle Teddy Girl, una delle prime sottoculture inglesi, e alle influenze anni Cinquanta. Un lessico molto caro anche a Maria Grazia Chiuri, fashion designer e direttrice del brand, la cui idea di femminilità si collega alla cultura prima che dal genere e dal corpo. Questo alfabeto artistico sarà presentato dal 4 aprile all’FM Centre for Contemporary Art, a Milano, parallelamente alla mostra collettiva The Unexpected Subject. 1978 Art and Feminism in Italy, sostenuta e sponsorizzata da Dior.
-Giulia Ronchi
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