Fabio Barile / Domingo Milella – Le forme del tempo

Informazioni Evento

Luogo
CENTRO ARTI VISIVE - PESCHERIA
Corso XI Settembre 184, Pesaro, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

venerdì, sabato, domenica e festivi h 16-19

Vernissage
02/03/2019

ore 18,30

Biglietti

Ingresso con Card Pesaro Cult (costo 3 euro, validità annuale), libero fino a 18 anni

Artisti
Domingo Milella, Fabio Barile
Curatori
Alessandro Dandini de Sylva
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Fabio Barile e Domingo Milella: Le forme del tempo. Un dialogo per immagini, seconda mostra di ricerca sulla fotografia contemporanea a cura di Alessandro Dandini de Sylva.

Comunicato stampa

Il programma espositivo della Fondazione Pescheria - Centro Arti Visive di Pesaro, in collaborazione con Sistema Museo, prosegue con: Fabio Barile e Domingo Milella: Le forme del tempo. Un dialogo per immagini, seconda mostra di ricerca sulla fotografia contemporanea a cura di Alessandro Dandini de Sylva, che inaugura al pubblico sabato 2 marzo alle 18.30 e sarà visitabile fino al 9 giugno 2019.

L’oggetto del dialogo tra Fabio Barile e Domingo Milella è il senso del tempo. Entrambi utilizzano la fotografia per trasporlo, ridurlo e costruirne un’immagine. Le misure sono differenti: il primo riflette sul tempo geologico mentre il secondo sul tempo storico, ma ambedue compongono immagini che ne descrivono le forme.

Il lavoro di Domingo Milella, Indexing 2001/2016, racchiude le principali destinazioni di quindici anni di ricerca durante i quali l’autore ha raccolto immagini e segni di genti e culture svanite, abbastanza antiche da essere a noi straniere e spesso non decifrate. Il viaggio di Milella è cominciato nella periferia di Bari, la città in cui è cresciuto, ed è proseguito prima verso Oriente e poi verso Occidente segnando una mappa in cui l’uomo, spesso fisicamente assente, lascia comunque tracce della sua presenza.

Il lavoro di Fabio Barile, An Investigation of the laws observable in the composition, dissolution and restoration of land, consiste nell’analisi dei complessi e intricati elementi che caratterizzano il paesaggio in cui viviamo, attraverso evidenze geologiche, sperimentazioni con materiali fotografici e simulazioni di fenomeni. Il suo intento è di stabilire un dialogo con la storia profonda del nostro pianeta che, eroso, compresso e plasmato, nel corso di miliardi di anni di trasformazioni, ha generato l’illusoria stabilità del paesaggio cui siamo abituati oggi.

Lo spirito di viaggiatori nel tempo è la cifra e l’impronta della ricerca dei due autori. La giustapposizione delle loro fotografie negli spazi del Loggiato e dell’attigua Chiesa del Suffragio, si traduce in un percorso a ritroso che è una discesa nell’ignoto, un viaggio nel cuore dell’umano, dal tempo presente fino al tempo profondo.

In una famosa lettera indirizzata a un collega americano, Charles Darwin dichiarò che pensare all’evoluzione dell’occhio lo faceva rabbrividire. L’autore dell’Origine delle specie si serviva di questo strumento retorico quando introduceva i lettori al concetto di evoluzione; un processo naturale che supera la nostra immaginazione per la sua ampiezza, ubiquità e (nella maggior parte dei casi) estrema lentezza. Nessuno osservando un paesaggio in campagna può farsi un’idea dell’evoluzione in atto, proprio come nessuno, guardando il cielo pieno di stelle, può farsi un’idea delle dimensioni dell’intera galassia. È giusto dunque aspettarci qualche brivido.

In occasione della mostra Le forme del tempo, la Fondazione Pescheria Centro Arti Visive di Pesaro rinnova la felice collaborazione con la Fondazione Malaspina di Ascoli Piceno, già avviata per Qualsiasità, la prima mostra di ricerca fotografica curata da Alessandro Dandini de Sylva, nel 2017/18. L’obiettivo è di realizzare iniziative in comune e favorire la diffusione delle proprie attività e produzioni in istituzioni culturali nazionali e internazionali.

Il risultato di quest’ultima collaborazione sarà una pubblicazione che raccoglierà una selezione dei lavori esposti in Pescheria, insieme a due conversazioni con gli artisti, e sarà presentata alla Biblioteca San Giovanni di Pesaro alla presenza dei due autori e del curatore.

Domingo Milella (Bari, 1981) ha vissuto a Bari fino all’età di 18 anni. Dopo essersi trasferito a New York, ha studiato fotografia alla School of Visual Arts sotto la guida di Stephen Shore. I suoi lavori sono stati esposti alla galleria Brancolini Grimaldi di Londra, presso Tracy Williams a New York, al Foam Museum di Amsterdam, al MACRO di Roma, alla 54° Biennale di Venezia e a Les Rencontres de la Photographie di Arles. Le sue opere sono state inserite in importanti collezioni nazionali e internazionali tra cui la Margulies Collection di Miami e la Borusan Contemporary di Istanbul. Tra le mostre personali si ricordano quelle presso Grimaldi Gavin (Londra, 2015), Tracy Williams Ltd (New York, 2014), Brancolini Grimaldi (Londra, 2012), e la mostra Orli Estremi di Qualche Età Sepolta curata da 3/3 presso Palazzo Coiro (Castelmezzano, 2011). Tra le collettive cui l’artista ha preso parte Italy Inside Out presso Palazzo della Regione (Milano, 2015), Esprit Mediterranéen presso la Pinacoteca di Bari (2011), Giovane fotografia di ricerca in Puglia presso la Fondazione Museo Pino Pascali (Bari, 2011), Egosistemi – Nature Becomes Art presso Palazzo Panichi (Pietrasanta, 2011). Nel 2014 pubblica con Steidl il suo primo libro, Domingo Millella, e nel 2015 è tra i curatori della mostra Tempo al Tempo presso Roman Road (Londra).

Fabio Barile (Barletta, 1980) ha studiato fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni. Nel 2007 è selezionato fra i quindici finalisti del concorso Atlante Italiano 007 e le sue immagini esposte al MAXXI di Roma. La sua prima personale, Diary n°0 – Things that do not Happen, è inclusa nel circuito del Festival Internazionale di Roma del 2009. Nello stesso anno, il progetto Among è incluso nelle collettive Tempi Osceni al Foto Festival di Atene e Moments de la photographie contemporaine italienne II al Centre d’Art Dominique Lang. Dal 2010 entra a far parte dell’archivio fotografico Documentary Platform, A Visual Archive. Nel 2012 il dummy Soli Finti è selezionato per il Dummy Award del Photobook Festival ed esposto a Le Bal (Parigi). Nel 2015, il suo lavoro Homage to James Hutton è esposto al al MACRO di Roma come parte della collettiva principale del Festival Internazionale di Fotografia di Roma. Nel 2017 in seguito alla personale presso la galleria Matèria (Roma), espone parte del suo lavoro An investigation of the laws observable in the composition, dissolution and restoration of land all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, in dialogo con l’archivio fotografico. Le sue opere sono state inserite nelle collezioni della Fondazione MAST di Bologna e dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma.

Alessandro Dandini de Sylva (Roma, 1981) è artista e curatore. I suoi lavori sono stati esposti in istituzioni pubbliche e private tra cui la Flowers Gallery a Londra, la Humble Arts Foundation a New York, il Bund 33 Art Center a Shanghai, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e Operativa Arte Contemporanea a Roma. È stato premiato con il Premio Shanghai, un programma di residenze per artisti emergenti italiani e cinesi, e con Les Promesses de l’Art, un programma di residenze per artisti italiani a Parigi, e selezionato come finalista per il Talent Prize e per il Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. Il suo primo libro d’artista, Paesaggi, è stato acquisito nella collezione dei libri d’artista della Tate Library. Dal 2011 al 2016 è stato curatore di FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma. Tra il 2012 e il 2016 ha curato un ciclo di mostre dedicato alla fotografia sperimentale al MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Nel 2013 e nel 2014 è stato curatore ospite alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e alla Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano. Dal 2016 è direttore artistico alla Fondazione Malaspina a Ascoli Piceno e dal 2017 curatore ospite alla Fondazione Pescheria Centro Arti Visive di Pesaro. Il suo ultimo lavoro, Vuoti e bruciature, è stato presentato nel 2017 da Operativa Arte Contemporanea a Roma e poi esposto nel 2018 presso Limone a Londra e alla Fondazione Francesco Fabbri a Pieve di Soligo.