Nasce NoMad, il corso per aspiranti curatori che prepara i professionisti della società liquida

Un percorso di dieci giorni – diviso tra Roma e Milano – fornirà agli iscritti le conoscenze necessarie per affrontare il mondo professionale dell’arte contemporanea. Tra incontri, dialoghi e approcci non convenzionali.

Società liquida, imprinting dinamico, utilizzo dei social, approccio comunicativo: sono le chiavi di lettura di NoMad, il nuovo corso di curatela che intende sviluppare un programma non convenzionale che si adatti a pieno a tutte le necessità della curatela del nuovo millennio. Quindi, bando ad aule e lezioni frontali: il corso, le cui date usciranno a breve sul sito www.no-mad.it, sarà diviso in otto giorni di visite itineranti (quattro a Roma e quattro a Milano). Sarà formato, inoltre, da momenti di incontro con artisti, designer e professionisti del settore, tra cui Matteo Basilè, Masbedo, Riccardo Beretta e Alberto Di Fabio, e altri di riflessione più teorica, assieme ai relatori. Un progetto ideato da Gianluca Marziani – con la collaborazione di Maria Chiara Valacchi – che ci ha spiegato i presupposti e gli obiettivi di NoMad.

Da quale esigenza è nata l’idea di creare un corso di impostazione antiaccademica?
Tutto nasce da un lungo dialogo estivo con Maria Chiara Valacchi, dalla comune percezione che mancasse un nuovo approccio per un corso di formazione curatoriale. Il mercato propone diverse cose, alcune poco identificabili e troppo paludate, altre di buonissimo livello ma ancora poco liquide e molto poco rizomatiche. Ci interessava una struttura speculare ai recenti modelli fruizionali, un imprinting dinamico e realmente liquido con cui definire il codice genetico del master (capisco l’abuso dialettico di Bauman ma “mondo liquido” è la condizione che rende al meglio l’idea del master).

Quali sono i “punti forti” di NoMad?
Direi l’alta qualità del panel che abbiamo delineato tra Roma e Milano. Abbiamo scelto direttori e curatori museali che operano negli spazi più importanti del Paese. Visiteremo studi di artisti con un approccio dialettico: coi Masbedo, ad esempio, avremo un confronto tecnico sul linguaggio video, argomento che sarà il volano per gli approfondimenti teorici successivi e per i progetti video in low resolution che realizzeremo coi partecipanti, raccogliendo il materiale nella sezione aperta di un canale televisivo satellitare. Andremo nello studio di Patricia Urquiola, architetto e designer che oggi rappresenta una delle punte d’eccellenza mondiale. Incontreremo Stefano Boeri che ci parlerà del legame tra arte e architettura. Ci saranno molteplici competenze distribuite in un meccanismo di connessioni reali. Quando il tardo pomeriggio ci fermeremo a ragionare sulle cose fatte durante la giornata, sarà il momento in cui forniremo gli strumenti per comprendere meglio il meccanismo connettivo del sistema culturale. Teoria e Pratica non erano mai state così unite come in questo nuovo millennio.

A chi è rivolto il corso?
In un frangente storico che ha randomizzato la figura del curatore, non abbiamo un target ideale in termini anagrafici, sociali e culturali. Ci aspettiamo iscritti di età giovane, anche se non escludo che possano partecipare figure adulte di ambiti differenti, orientate ad aggiungere gradi d’esperienza “altra” al loro bagaglio professionale. La Comunicazione, settore abnorme per competenze e specificità, necessita ormai di conoscenze e orientamento in ambito artistico. Capire la filiera che porta un progetto dalla sua ideazione alla sua distribuzione espositiva, significa migliorare il senso stesso della comunicazione come professione.

È quindi possibile insegnare una disciplina in così rapido cambiamento (e che opera in un mondo così arbitrario) come la curatela?
Direi che la dimensione liquida di cui parlavo ha una sua reale “solidità” nel nostro contesto professionale. Con l’avvento massiccio del social si stanno ridefinendo le nature relazionali, gli approcci cognitivi, il sistema di codifica delle informazioni: il corso vuole plasmarsi sui nuovi modelli integrativi che uniscono status fisico e status elettronico in maniera evoluta. Sarebbe stato assurdo metterci dietro una cattedra e riportare un sistema nozionistico di matrice accademica. Volevamo che la pratica nei luoghi di produzione diventasse conoscenza e connessione.

-Giulia Ronchi

www.no-mad.it

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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