Muore a 55 anni Okwui Enwezor, critico d’arte e curatore di documenta e della Biennale di Venezia
Il critico d’arte è scomparso a 55 anni dopo una lunga malattia. È stato il primo curatore di origini africane ad aver curato la Biennale di Venezia, nel 2015, oltre a essere stato il direttore artistico di documenta 11
È morto all’età di 55 anni, dopo una lunga malattia, Okwui Enwezor, critico d’arte tra i più noti a livello internazionale, e primo curatore di origini africane ad aver curato la Biennale d’Arte di Venezia, nel 2015; è stato inoltre direttore artistico di documenta 11 nel 2002. Risalgono allo scorso giugno le dimissioni di Enwezor dalla carica di direttore artistico della Haus der Kunst di Monaco, proprio a causa di problemi di salute. “Non esiste un momento ideale per andarsene, però mi sto dimettendo in un momento in cui la Haus der Kunst è in una posizione artistica di forza. È stato un grande privilegio guidare questa istituzione eccezionale e lavorare con un team così impegnato e di talento”, sono state le parole con cui il curatore ha lasciato la sua ultima avventura professionale.
OKWUI ENWEZOR, UN CRITICO DALLA VISIONE INTERNAZIONALE
Nato a Calabar in Nigeria nel 1963, Enwezor è conosciuto per il suo lavoro come curatore, critico e storico incentrato sull’analisi dei linguaggi dell’arte contemporanea intercalati in contesti storici, etnici e sociali, per una lettura dei fatti artistici che non prescinde dalle dinamiche geopolitiche del mondo odierno. Nel 1994 fonda la rivista NKA: Journal of Contemporary African Art insieme a Salah Hassan e Olu Oguibe, mentre è del 2009 il suo saggio Contemporary African Art Since 1980, scritto insieme a Chika Okeke-Agulu. Nel 2002 gli viene affidata la direzione artistica di documenta 11, occasione che ha visto, per la prima volta nella storia della quinquennale d’arte di Kassel, un curatore non europeo alla guida della kermesse tedesca. Dal 2011 Enwezor è direttore artistico della Haus der Kunst di Monaco di Baviera, e anche in questo caso la sua nomina presso l’istituzione tedesca – il museo è stato costruito durante gli anni del Nazismo – viene considerata dal forte valore simbolico. Nel 2015 a Enwezor viene inoltre affidata la direzione della Biennale d’Arte di Venezia, edizione che, in linea con la ricerca portata avanti dal curatore, si intitolerà All the World’s Futures. Ha curato inoltre la Biennale di Johannesburg nel 1996 e la Biennale di Gwangju nel 2008.
LA BIENNALE DI VENEZIA CURATA DA OKWUI ENWEZOR
All the World’s Futures è la mostra curata da Enwezor per la 56. Biennale d’Arte di Venezia che ripercorre e analizza le dinamiche sociali, geopolitiche ed economiche del mondo contemporaneo, immaginato come un paesaggio fatto di macerie, affrontato dal curatore con approccio storico e metodo interdisciplinare. “Le fratture che oggi ci circondano”, commentava Enwezor, “e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale, rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus”. “Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni, da forti asimmetrie e da incertezze sulle prospettive. Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie, viviamo una sorta di “age of anxiety“. E la Biennale torna a osservare il rapporto tra l’arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale, politica, nell’incalzare delle forze e dei fenomeni esterni”, commentava così il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta la kermesse curata da Enwezor. “Si vuole quindi indagare in che modo le tensioni del mondo esterno sollecitano le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i moti dell’animo (il loro inner song). La Biennale ha chiamato Okwui Enwezor anche per la sua particolare sensibilità a questi aspetti”.
LE MOSTRE CURATE DA OKWUI ENWEZOR
Sono contraddistinte dal lucido approccio storico e interdisciplinare le mostre curate da Okwui Enwezor, focalizzate ad analizzare le dinamiche sociopolitiche mondiali attraverso lo sguardo e i linguaggi dell’arte contemporanea. Tra tutte, ricordiamo In/Sight: African Photographers: 1940 to the Present del 1996, al Guggenheim Museum SoHo a New York; The Short Century: Indipendence and Liberation Movements in Africa 1945-1994, presentata tra il 2001 e il 2002 a Villa Stuck a Monaco, all’Haus der Kulturen der Welt di Berlino, al Museum of Contemporary Art di Chicago e al MoMA PS1 Contemporary di New York. Attraverso opere d’arte, fotografie, documenti e riviste, The Short Century pone l’attenzione sui movimenti di liberazione africana avvenuti tra il 1945 e il 1994, anno della fine dell’Apartheid.
IL RICORDO DI PAOLO BARATTA
“Okwui Enwezor è stato curatore della Biennale Arte 2015, momento importante di una carriera che l’aveva visto riconosciuto tra i più qualificati del tempo presente”, con queste parole Paolo Baratta ricorda il curatore scomparso. “La sua grande apertura verso gli artisti del mondo, il suo grande senso di responsabilità da curatore e il suo coraggio nel proporre e difendere le ragioni dell’Arte, sono stati sempre elementi ispiratori del suo lavoro, che è stato svolto in ogni occasione con grande onestà intellettuale e una raffinata capacità di analisi e di scelta”.
IL RICORDO DELLA HAUS DER KUNST DI MONACO
“Il team della House of Art è in lutto per Okwui Enwezor. Durante il periodo in cui è stato direttore della Haus der Kunst, dal 2011 al 2018, ci ha riempito di gioia e di orgoglio accompagnare Enwezor nella realizzazione delle sue idee di eccellenza artistica”, dichiara il museo tedesco in una nota stampa. “Il nome di Okwui Enwezor rappresenta la convinzione che le linee evolutive dell’arte contemporanea sono globali e non possono essere limitate da confini geografici, concettuali e culturali. Questa convinzione è divenuta anche il modello della Haus der Kunst. Dalla sua malattia, nell’autunno del 2015, Okwui Enwezor ha lavorato duramente per continuare a lavorare su Postwar e altre mostre successive. Il lavoro era la sua fonte di forza e ispirazione. La mostra El Anatsui. Triumphant Scale, che ha sviluppato nel corso di molti anni, è il suo regalo d’addio per la città di Monaco, per un pubblico internazionale e per il mondo professionale”.
– Desirée Maida
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