È morto Luca Alinari, il pittore fiorentino del surrealismo magico
Le creature fantastiche e i paesaggi soavi al centro dei suoi dipinti erano diventati un segno di riconoscimento della sua produzione. Se ne va un punto di riferimento del panorama artistico letterario fiorentino e internazionale.
“La scomparsa di Luca Alinari mi addolora profondamente. È stato un pittore straordinario, che ha interpretato quella che definisco una vera e propria corrente artistica, il surrealismo immaginifico toscano. Intorno a lui si è creata una vera e propria scuola e le sue opere hanno arricchito le pinacoteche di tutto il mondo”. Esprime così il suo cordoglio il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani a La Nazione, che a giugno 2018 aveva conferito all’artista il Gonfalone d’argento, massimo riconoscimento emesso dall’assemblea. “Solo pochi mesi fa”, ha aggiunto “mi aveva chiesto di recarmi a Tunisi, e ho mantenuto la mia promessa, a conclusione della sua importantissima mostra nel museo del Bardo. Mi rendevo conto dei suoi problemi di salute, ma auspicavo che il suo talento non si fermasse così presto”. Luca Alinari si spegne a Firenze il 15 marzo 2019 all’età di 75, dopo aver combattuto contro una lunga malattia. Ripercorriamo qui le tappe principali della sua carriera artistica e del suo profondo legame con il capoluogo toscano.
LA GIOVINEZZA DI LUCA ALINARI
Luca Alinari nasce il 27 ottobre 1943 a Firenze. Si avvicina alla pittura fin da bambino, facendo di questa pratica il suo mezzo di comunicazione prediletto che non abbandonerà mai. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia, occupandosi inizialmente di critica letteraria: sarà redattore di riviste e recensore di testi di narrativa, arrivando, anni dopo, a intrattenere rapporti con Domenico Rea, Alfonso Gatto, il Nobel José Saramago, Edoardo Sanguineti – che nel 1974 gli dedica diverse poesie – e Goffredo Parise, che nei primi anni ’80 scrive un saggio fondamentale sulla sua pittura. Per alcuni anni lavora nel settore della comunicazione scritta e televisiva e nel 1979 fonda e dirige la rivista d’arte Signorina Rosina mentre vive attivamente all’interno del mondo intellettuale ed artistico.
IL SUCCESSO ARTISTICO DI LUCA ALINARI
La sua prima mostra personale risale al 1969, in una galleria di Firenze. Da allora Luca Alinari è considerato un intellettuale di punta all’interno del panorama culturale italiano. Non si interessa solamente di pittura figurativa, ma partecipa anche a eventi, happening e a pièce teatrali d’avanguardia. Tra i suoi primi riferimenti stilistici, infatti, c’è il Neodada, che lo stimola a cimentarsi nelle tecniche più diverse: disegno con uso di colori fluorescenti, decalcomania, collage e trasposizioni fotografiche. Sul fronte della pittura, invece, riesce a suggerire spunti e le idee che saranno poi ripresi dalla pittura italiana sviluppatasi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, come il movimento Nuovi-Nuovi e la Transavanguardia. Il suo eclettismo fa della sua figura un punto di incontro tra la generazione del post Pop Art degli anni tra il Settanta e Ottanta e le sperimentazioni neofigurative degli anni Novanta. Ma è negli anni Ottanta che approda alla formulazione di bestiari, personaggi e fantastici e paesaggi immaginari, facendo di quello stile il suo originalissimo segno di riconoscimento. Questi mondi costituiscono una sorta di metafora trasognata delle vicende del nostro tempo e si esprimono attraverso una precisione del tratto, l’osservazione della natura e degli atteggiamenti umani. Tra le più prestigiose manifestazioni artistiche, partecipa alla Biennale di Venezia nel 1982 e alla Quadriennale di Roma nel 1986.
L’ULTIMO PERIODO DI LUCA ALINARI
Nel 1990 aveva composto il drappellone della carriera di agosto (un’importantissima tradizione del Palio di Siena di cui avevamo già trattato), oggi custodito gelosamente dal popolo di Via dei Servi, Contrada di Valdimontone, che apprende con dolore la notizia. Il cencio, basato sull’estro favolistico e lunatico, è popolato da un bestiario infantile e policromo che interpreta fedelmente (e attraverso una lettura visionaria, com’era di consuetudine per Alinari) lo spirito di euforia della festa senese. Nel 1999 il museo degli Uffizi acquisisce un autoritratto dell’artista da inserire nella famosa collezione di autoritratti collocata nel Corridoio del Vasari. Dopo alcune mostre a Shanghai e Pechino, disegna il logo dei Mondiali di Ciclismo 2013, per la prima volta con gare in Toscana. L’ultima mostra retrospettiva di Alinari si è tenuta nella scorsa estate nel Museo del Bardo a Tunisi.
-Giulia Ronchi
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