Goldschmied & Chiari – Tre studi per un ritratto
In occasione della Milano Art Week, protagonista delle
vetrine – lunette del Ristorante Cracco è il duo artistico
Goldschmied & Chiari con un’installazione site-specific a cura di Sky Arte.
Comunicato stampa
In occasione della Milano Art Week, la settimana milanese dedicata all’arte contemporanea, Galleria Cracco inaugura la terza installazione site specific pensata per le “vetrine – lunette” del ristorante Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele.
Dopo gli interventi di Patrick Tuttofuoco e dei MASBEDO, protagonista è il duo artistico Goldschmied & Chiari – formato da Sara Goldschmied e Eleonora Chiari –, che si confronta con la particolare conformazione dello spazio espositivo, presentando Tre Studi per un ritratto, un inedito trittico delle loro “superfici specchianti”, parte della più ampia serie Untitled Portraits.
Dal 6 aprile al 30 novembre 2019, l’arte contemporanea invade così uno dei luoghi più rappresentativi di Milano, visitato da oltre 100.000 persone al giorno: le tre vetrine d’arte di Galleria Cracco, fruibili gratuitamente 24 ore su 24, dichiarano ancora una volta la vocazione “pubblica” del progetto, nato con la volontà di sostenere l’arte contemporanea italiana portandola in un luogo simbolo del saper fare italiano, in cui sperimentazione ed eccellenza si dichiarano trait-d’union tra food, architettura, design e arte.
Galleria Cracco è un progetto nato da un’idea dello chef Carlo Cracco, insieme all’agenzia di comunicazione Paridevitale e a Sky Arte, il primo canale televisivo dedicato all’arte in tutte le sue forme.
Goldschmied & Chiari, Untitled Portraits, 2019,
stampa su specchio e vetro, 115 x 150 cm, Courtesy le artiste
Goldschmied & Chiari: Tre studi per un ritratto
Invitate a realizzare la terza opera di Galleria Cracco, Goldschmied & Chiari presentano in anteprima una serie di “specchi” dal titolo Tre studi per un ritratto (2019), parte del progetto di ricerca Untitled Portraits al quale le artiste lavorano dal 2014.
Soggetto dell’opera sono danze nebulose, quasi incorporee, di “fumi” colorati sprigionati dall’uso di fumogeni, conseguenza di un’azione gestuale calibrata, ma carica di effetti casuali. L’installazione si compone di tre specchi, oggetti magici e rituali in molte culture, sui quali sono fissati gli scatti fotografici delle nebulose: ciascuna lunetta ospita uno specchio, ma è nella visione complessiva del trittico che si manifesta la forza e l’immediatezza dell’intervento.
La serie è frutto di un processo che conferma ancora una volta l’approccio multidisciplinare che caratterizza la ricerca di Goldschmied & Chiari: partendo infatti da un gesto performativo (il lancio di fumogeni colorati in studio), è coinvolta la fotografia (lo scatto dei fumi), per arrivare al trasferimento finale delle immagini su un supporto specchiante tramite una tecnica innovativa e segreta, quasi alchemica, che riesce a integrare totalmente la fotografia nella superficie.
Tre studi per un ritratto si pone così come una sequenza che mette in scena l’atto stesso del ritrarre un’idea, un viso, una sensazione, uno spazio architettonico; sono visioni che possono apparire come paesaggi esterni, atmosferici e naturali, ma anche come vedute interiori, potenziate dalle superfici riflettenti.
Le tre immagini scelte dalle artiste sono un’evocazione di quel processo psichico chiamato “pareidolia” che consiste nel ricondurre – attraverso un’elaborazione fantastica – percezioni incomplete a immagini illusorie dotate di nitidezza materiale: uno dei classici esempi di questo fenomeno si manifesta proprio in quell’attitudine inconscia, giocosa e infantile, che porta a immaginare profili di volti e forme di oggetti reali nascosti nella conformazione casuale delle nuvole.
Ed è la rappresentazione di quello spazio indefinito e astratto, posto al confine tra l’immaginazione e la realizzazione di una figura, ad essere al centro della ricerca di Goldschmied & Chiari, come il titolo stesso del progetto dichiara: lo “studio”, infatti, nel disegno è la fase preparatoria alla realizzazione di un ritratto, di un soggetto non identificato, che forse non verrà mai realizzato.
Nel progetto per Galleria Cracco questa ipotetica figura si “triplica” dando origine a immagini in movimento differenti, ulteriormente amplificate dai supporti specchianti: l’architettura vibrante della Galleria Vittorio Emanuele II si riflette così nell’installazione come in un onirico caleidoscopio, in cui è l’“occhio” del pubblico a trasformare l’opera attraverso l’atto del “guardare”.