Aldo Mondino – Linoleum
La Galleria Gracis e la Galleria Matteo Lampertico presentano, in associazione con Giovanni Martino, la mostra personale di Aldo Mondino (1938-2005) “Linoleum”, corredata da un catalogo illustrato con un saggio critico e una memoria a cura di Gian Enzo Sperone.
Comunicato stampa
La Galleria Gracis e la Galleria Matteo Lampertico presentano, in associazione con Giovanni Martino, la mostra personale di Aldo Mondino (1938-2005) “Linoleum”, corredata da un catalogo illustrato con un saggio critico e una memoria a cura di Gian Enzo Sperone. I dipinti su linoleum appartengono all’ultimo ciclo di lavori realizzati da Mondino, a partire dagli anni Ottanta. Questi dipinti – occasionalmente punteggiati da sporgenze tridimensionali – sintetizzano con straordinaria eloquenza narrativa ed esattezza formale tutti i temi predominanti nell’opera di Mondino: l’ironia (quale migliore gioco di parole sui materiali lino e olio), la tirannia percepita dalle icone della cultura occidentale, con tutte le loro connotazioni “mitologiche”, ed infine l’Oriente, carico di associazioni tanto culturali quanto profondamente personali.
Queste sono alimentate dai viaggi che Mondino compie quasi senza sosta a partire dagli anni Ottanta, e che lo portano a contatto prima con il Marocco e il resto del nord Africa e, in seguito, con Turchia, Spagna, Israele e Palestina. Allo stesso tempo, la riscoperta della propria identità religiosa spinge Mondino a riempire linoleum di rabbini e altri simboli della tradizione ebraica. Ritratti di danzatori Gnawa, sultani e dervisci penetrano l’immaginario di Mondino attraverso la pratica del turismo, inteso dall’artista sia come conseguenza che antidoto rispetto alla frenesia della globalizzazione tutt’ora in corso.
Sarebbe sbagliato, però, ridurre i viaggi di Mondino a mero nomadismo culturale, perché ciò negherebbe la loro dimensione sovversiva; al contrario, i lavori che ne seguono sembrano inquadrare con ambiguità rivelatrice le problematiche insite nel turismo di massa. Questo slancio critico permea l’approccio di Mondino anche nei confronti del proprio contesto culturale nativo, e lo spinge a problematizzare la stabilità della storia dell’arte che privilegia le narrative eurocentriche a svantaggio dell’Altrove. A questo fine, in due ritratti intitolati Apelle e Protogene, l’artista ritrae Rembrandt nelle vesti del primo e sé stesso in quelle del secondo. Per un artista così appassionato delle idiosincrasie relative all’identificazione culturale nella società odierna, questo risoluto gesto artistico rimanda con forza al bisogno di costantemente rinegoziare il rapporto dell’arte contemporanea con il proprio retaggio storico collettivo.