Torna la fiction ispirata a “L’amica geniale” di Elena Ferrante. Tour sul set tra Napoli e Ischia
Le riprese della seconda serie sono appena iniziate e “L’amica geniale” è già di tendenza, a Napoli e non solo.
La fortunata fiction, basata sul romanzo di Elena Ferrante, prosegue con il racconto del secondo libro intitolato Storia del nuovo cognome. E fioccano i tour nei luoghi dove è ambientata la saga e dove si girano gli esterni. Ad esempio, la storica libreria Colonnese di Napoli, frequentata anche da John Turturro e Ferzan Ozpetek, organizza il The Brilliant city tour – I luoghi di Lila e Lenù.
A maggio la troupe della serie diretta da Saverio Costanzo e ora anche da Alice Rohrwacher (due puntate su otto) arriverà a Port’Alba. In questa zona antica del centro di Napoli, Lenù (una delle due amiche) passeggia in una via Port’Alba per qualche giorno restituita al suo antico splendore e dove troverà il suo primo lavoro in una libreria.
È invece nella settecentesca Piazza dei Martiri che Lila e Stefano, appena sposati nell’ultima puntata della prima serie, apriranno il negozio di scarpe nel centro di Napoli. Sono in corso trattative con i negozianti; le riprese dovrebbero iniziare a luglio.
Le due “amiche geniali” torneranno poi a Ischia insieme nella seconda serie. Sbarcheranno al porto, con lo sfondo del famoso Castello Aragonese, e si aggireranno per le stradine dell’isola.
PORT’ALBA
La storia della Porta è singolare e legata allo spirito partenopeo, portato a rimediare con l’ingegno alle situazioni di difficoltà. Poiché i napoletani erano costretti a un lungo giro intorno alle mura per raggiungere l’altra parte della città, iniziarono a scavare un buco nel torrione che prima si trovava in quel luogo; finché nel 1625 il viceré Antonio de Toledo, duca d’Alba, non si convinse ad abbattere la torre e a costruire una vera entrata.
Nel 1656, mentre imperversava la peste, la porta fu abbellita da un affresco ormai scomparso di Mattia Preti che rappresentava la Madonna e San Gennaro. L’aspetto attuale della porta risale al 1797, con l’aggiunta della statua in bronzo di San Gennaro che sormonta l’ingresso monumentale verso via Port’Alba, strada ricca di librerie storiche.
Questa è anche la strada della prima pizzeria del mondo, l’Antica Pizzeria Port’Alba, fondata nel 1738.
PIAZZA DEI MARTIRI
Questa elegante area della zona di Chiaia, molto amata dai napoletani per lo shopping e il passeggio, comprende una schiera di palazzi storici disposti a triangolo (caso unico in Italia) attorno a una colonna centrale, alla base della quale vi sono quattro leoni in marmo che rappresentano i martiri napoletani di quattro diversi periodi di battaglia per la città. Al civico 30 c’è Palazzo Calabritto, nome della famiglia che nel 1756 fece restaurare l’edificio da Luigi Vanvitelli.
Inizialmente fu Ferdinando di Borbone a voler dedicare la piazza ai caduti dei moti del 1848. Alla morte del re (1859), il sindaco Andrea Colonna decise di portare a termine il progetto.
La colonna al centro risale al periodo borbonico, quando l’area si chiamava Piazza della Pace; in cima c’è una statua alata che simboleggia la virtù dei martiri. Come in una nuova Fontana dei quattro fiumi in Piazza Navona a Roma, i quattro leoni simboleggiano i caduti della repubblica Partenopea del 1799, quelli dei moti carbonari del 1820, dei moti del 1848 (con lo Statuto sotto la zampa) e i caduti del periodo garibaldino (1860).
IL CASTELLO ARAGONESE A ISCHIA
Il Castello Aragonese, che domina la parte orientale di Ischia dall’alto, ospita l’Ischia Film Festival, che quest’anno si svolge dal 29 giugno al 6 luglio.
Si tratta di un complesso monumentale fondato su un isolotto di origine vulcanica e collegato al borgo di Ischia Ponte (location privilegiata della serie tv) con un passaggio pedonale. All’interno della fortificazione ci sono diversi e antichi punti di interesse, la maggior parte dei quali a cielo aperto, viste le origini dell’avamposto risalenti a venticinque secoli fa. Fra i monumenti utilizzati anche dal festival c’è la Cattedrale dell’Assunta: chiesa medioevale, poi divenuta cripta della Cattedrale, quando, nel 1509, fu teatro del matrimonio fra Vittoria Colonna e Ferrante D’Avalos; infine bombardata dagli inglesi nel 1809 e da allora rimasta senza tetto e senza facciata, ma restaurata e resa fruibile al pubblico. Durante i restauri delle volte e degli stucchi settecenteschi, in una delle cappelle della navata sinistra sono riemersi pregevoli affreschi di epoca angioina.
‒ Letizia Riccio
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