La musica visiva di Jacopo Mazzonelli. A Milano
Galleria Giovanni Bonelli, Milano ‒ fino al 7 aprile 2019. Tracce sonore, oggetti, parole e formule per una mostra in equilibrio tra vuoti e pieni. Le variazioni scultoree sul tema della musica dell'artista trentino Jacopo Mazzonelli.
Suono e silenzio, musica e cacofonia, visione e ascolto: imperniandosi attorno a una serie di binomi la mostra di Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983; vive a Verona) cerca un punto di equilibrio solido ma plurale. Il suggestivo allestimento aggiunge un tocco complessivo agli spunti delle singole opere, lasciando molto spazio al vuoto.
Tutta l’esposizione è in effetti giocata in sottrazione: bisogna avvicinarsi alle opere e “ambientarsi” rispetto a esse. Eccetto ovviamente nel caso di quelle che si porgono al visitatore con le loro tracce audio. Black swans, ad esempio, a quattro mani con Matteo Franceschini, nel quale l’incongrua fonte da cui viene emesso il sonoro sono dei lampioni stradali.
Altrove il suono resta potenziale, evocato da oggetti, parole e formule. Oppure auspicato, come in Volume, un trombone quasi per intero imprigionato in un blocco di cemento con il bocchino che spunta e sembra invocare il soffio del visitatore. In Breath, la dimensione si fa ancora più intima: per ascoltare il respiro del titolo bisogna accostare l’orecchio all’opera.
Una mostra affascinante, caratterizzata da una sorta di minimalismo sui generis ricco di echi in senso letterale e figurato. Che si chiuderà, il 6 aprile, con una performance di Mazzonelli, Franceschini ed Eleonora Wegher.
‒ Stefano Castelli
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