Proloco #3 – La Processione delle Pietre
Nella cornice degli eventi religiosi della Settimana Santa, la Processione delle Pietresarà un momento laico in cui riconoscere il valore della cittadinanza attiva: essa vedrà coinvolte diverse realtà modicane che, pur operando in campi differenti, hanno in comune la capacità di prendersi carico con la loro azione del proprio futuro e di quello della collettività.
Comunicato stampa
“Perché non aprite una galleria a Milano?”
L’idea di Proloco nasce dopo aver visto il progetto Onore Perduto dell’architetta siciliana Grasso Cannizzo alla Biennale di Architettura del 2016. Nel testo del catalogo è citato l’economista cileno Manfred Max-Neef, secondo il quale “la zanzara è l’unico animale in grado di sconfiggere un rinoceronte. O meglio, uno sciame di zanzare. Metafora del capitalismo, il rinoceronte possiede una forza indomita e bruta che distrugge tutto ciò che ostacola i suoi interessi (competitività), annientando tutti gli esseri più piccoli (attività locali). L’unica strategia per sopravvivere, sostiene Max-Neef, è ridurre le proprie dimensioni in modo da non costituire più una minaccia per quella forza così grande (ed essere così lasciati in pace), ma al contempo poter soffocare il pachiderma se si agisce di comune accordo”.
Giuseppefraugallery
Proloco #3 – La Processione delle Pietre
Nella cornice degli eventi religiosi della Settimana Santa, la Processione delle Pietresarà un momento laico in cui riconoscere il valore della cittadinanza attiva: essa vedrà coinvolte diverse realtà modicane che, pur operando in campi differenti, hanno in comune la capacità di prendersi carico con la loro azione del proprio futuro e di quello della collettività. In questa occasione, cercheranno di portare la loro forza oltre il proprio coraggio: i loro rappresentanti trasporteranno pesanti pietre, un’azione che richiederà una notevole tenacia, la stessa con cui praticano la loro resistenza quotidiana.
L’uomo, agli albori della sua storia, ha costruito il proprio rapporto con il mondo attraverso la pietra. Con le pietre abbiamo edificato le nostre case, i nuclei centrali delle nostre città, e Modica ne è un esempio. Qui l’ancestrale si fonde in maniera letterale con il nostro presente: molte abitazioni della parte vecchia della città sono estensioni di antiche grotte abitate fin dal Neolitico. La pietra locale, che prende il nome dalla città, caratterizza il paesaggio: emerge sotto forma di massi chiamati balate e nei muretti a secco, si innalza con le masserie e le ville, costituisce l’elemento primario della città storica e scompare all’esterno nell’identità di quella nuova. Dove l’uomo è vissuto in armonia con il territorio e la sua storia, la pietra “forte” di Modica è la vera protagonista.
In questa occasione le pietre di Modica saranno in movimento, trasportate con l’ausilio di cinghie che, una volta indossate dai partecipanti, permetteranno non solo il sollevamento e lo spostamento di pietre più pesanti e voluminose rispetto ad un semplice trasporto a mani nude ma, essendo progettate per un utilizzo in gruppi di due, evidenzieranno l’aspetto collaborativo dell’operazione.
Il percorso attraverserà la città di Modica per arrivare al luogo pubblico per eccellenza: la piazza. Qui, i partecipanti, seduti sugli stessi massi che avranno trasportato, si racconteranno e si scambieranno saperi ed esperienze, in dialogo con il resto della popolazione.
La galleria Laveronica, oltre a partecipare in prima persona alla Processione delle Pietre, sarà custode dell’esperienza: lo spazio espositivo ospiterà la documentazione delle fasi di lavoro preliminari e della performance, accompagnata dai ritratti e i contributi delle persone coinvolte. Sarà inoltre presente un racconto dei dieci anni del collettivo Giuseppefraugallery, fatto di foto, manifesti, video ed altri oggetti significativi per la sua storia.
Con la partecipazione delle seguenti associazioni e dei singoli attivisti: Circolo UAAR di Ragusa; CoCA Center of Contemporary Arts; Confraternita Misericordia Modica; Cooperativa Quetzal "La Bottega Solidale"; Ipso facto Sportello Antiviolenza Fuori dall'Ombra; Arianna Salemi; Guglielmo Manenti.
Il collettivo Giuseppefraugallery (Eleonora Di Marino, Pino Giampà, Riccardo Oi, Davide Porcedda) nasce nel 2009 in un territorio colpito da una forte crisi economica, sociale, ambientale e culturale: il Sulcis Iglesiente, nel Sud-Ovest della Sardegna. Devastato da uno sfruttamento intensivo delle risorse dovuto all’attività mineraria prima e industriale poi, responsabili dell’avvelenamento della terra, dell’acqua e dell’aria, vede la chiusura e delocalizzazione di numerose fabbriche, che lascia inattiva una moltitudine di cassaintegrati. Il collasso di un modello di sviluppo secolare, obsoleto, non poteva che tradursi in un’opportunità: il sogno delle bonifiche, della riconversione culturale, ha guidato le migliori esperienze emerse dal territorio. Da qui la necessità di creare un presidio per l’arte contemporanea, strumento potente per rileggere il passato ed immaginare il futuro. Il collettivo si è occupato delle principali vertenze del territorio e di far emergere quelle sommerse, tentando di dare alla comunità degli strumenti utili per affrontare con occhio critico e non passivo le trasformazioni in atto. Dalla sua prima azione, che lo ha visto intervenire direttamente nella riscrittura di una tradizione popolare ormai perduta, il Carnevale di Iglesias, alla scesa in campo politica per portare avanti l’idea della cultura come matrice di un nuovo modello di sviluppo, al sostegno agli operai nella loro lotta per la riconversione, alle opere volte a sensibilizzare la popolazione ai temi dello sviluppo sostenibile e la salvaguardia dell’ambiente, sino alla creazione di una Scuola Civica d’Arte Contemporanea, il collettivo agisce attraversando i campi dell’arte e dell’attivismo, sperimentando nuove forme di resilienza e resistenza culturale, ponendosi l’obiettivo di incidere sulla realtà portando le comunità a pensare forme di sviluppo alternative ed innovative.
Giuseppefraugallery
Proloco #3 – La Processione delle Pietre
Within the frame of the religious events of Holy Week, the Processione delle Pietrewith be a lay moment in which to acknowledge the value of active citizenship. It will feature various realities from Modica which – despite operating in different fields – share the ability to take charge of their own actions for the good of their own future and that of the community. On this occasion, they will try to take their strength beyond their courage: their representatives will transport heavy stones: an action that calls for a remarkable tenaciousness, just like that with which they carry out their everyday resistance.
Ever since the very dawn of history, man has constructed his relationship with the world through stones. We build our houses with stone, the central nuclei of our cities, and Modica is an example of this. Here the ancestral literally merges with the present: many homes in the old part of the city are extensions of ancient grottos inhabited ever since the Neolithic period. The local stone, which takes the name of the city itself, characterises the landscape: it emerges in the form of boulders known as balate and in the dry stone walls, rising through farmhouses and villas. It constitutes a key element of the historical town, and disappears on the outside beneath the identity of the new one. Where man lived in harmony with the territory and his history, the “strong” stone of Modica is the real protagonist.
On this occasion, the stones of Modica will be on the move, transported with the help of straps which, once donned by the participants, will allow not only for the lifting and shifting of the heavier and more voluminous stones compared to their simple bare-handed movement but, being designed for use in twos, will highlight the collaborative aspect of the operation.
The itinerary will cross the city of Modica to reach the public space par excellence: the square. Here, sitting on the very stones they have transported, the participants will talk about themselves, exchanging knowledge and experience, in a dialogue with the rest of the population.
Galleria Laveronica, as well as taking part in the Processione delle Pietre, will oversee the experience: the exhibition space will host the documentation of the preliminary work phases and of the performance, accompanied by the portraits and contributions of the people involved. An account of the ten years of activity of the Giuseppefraugallery collective will also be featured, comprising photos, posters, videos and other meaningful elements from its history.
With the participation of the following associations and activists: Circolo UAAR di Ragusa; CoCA Center of Contemporary Arts; Confraternita Misericordia Modica; Cooperativa Quetzal "La Bottega Solidale"; Ipso facto Sportello Antiviolenza Fuori dall'Ombra; Arianna Salemi; Guglielmo Manenti.
The Giuseppefraugallery collective (Eleonora Di Marino, Pino Giampà, Riccardo Oi and Davide Porcedda) was founded in 2009 in a territory characterised by major economic, social, environmental and cultural hardship: Sulcis Iglesiente, in south-west Sardinia. Devastated by the intensive exploitation of resources due first to mining and then to industrial activities, responsible for the poisoning of the land, water and air, not to mention the delocalisation of numerous factories, leaving a great number of people unemployed. The collapse of an obsolete, century-old model of development could not but be transformed into an opportunity: a dream of reclamation and cultural reconversion guided the finest experiences to have emerged from the territory.
From here arises the need to create a point of reference for contemporary art, a powerful means by which to read the past and imagine the future. The collective has always dealt with the main issues of the territory and worked to unearth its hidden aspects, in the attempt to provide the community with the tools needed to face the transformations underway with a critical gaze. From their earliest actions, in which they intervened directly in the rewriting of a long-lost popular tradition, the Carnival of Iglesias, to their arrival on the political scene so as to implement the notion of culture as the matrix of a new model of development, supporting factory workers in their campaign for economic reconversion, and from their work designed to sensitise the population with regard to themes of sustainable development and the safeguarding of the environment to the creation of a Contemporary Civic Art School, the collective has always acted through the fields of art and activism, experimenting with new forms of cultural resilience and resistance, setting themselves the aim of making a tangible effect on their reality, leading communities to come up with alternative and innovative forms of development.