Gianni Peng, chi era costui?
La notizia è arrivata tempo fa: quest’anno niente NetMage e niente F.I.S.Co a Bologna, ma un unico nuovo festival dedicato alle arti “dal vivo”. Cercando le motivazioni di questo cambiamento, nel tentativo di approfondire il capovolgimento dei formati e l’emergenza di nuovi contenitori per pratiche diverse, abbiamo stimolato i curatori con alcune riflessioni.
“Ci interessa la presenza, la dimensione performativa e l’esperienza percettiva, tanto di suoni quanto di visioni. Oggi è importante ridefinire le pratiche e i discorsi sul live in senso esteso”, ci hanno detto, per cominciare.
Partendo dal titolo, infatti, Live Arts Week, soprattutto perché si tiene a Bologna, non può non far pensare per assonanza alle famigerate Settimane Internazionali della Performance che dal 1977 portarono in città Marina Abramovic, Laurie Anderson, Vito Acconci tra gli altri. “Il titolo”, continuano, “‘Live Arts Week-Gianni Peng’ è bifronte: da una parte proviamo a rendere molto evidente una pratica su cui lavoriamo da più di dieci anni, dall’altra accostiamo il senso di un inizio, di una crescita sotto un sole diverso. Rispetto alla storica settimana bolognese è interessante domandarsi eventualmente perché a Bologna accadano certe cose e quali luoghi e quali desideri le rendono possibili”.
In città da più di dieci anni gli appuntamenti dei festival organizzati da Xing scandivano la stagione culturale e si erano attestati come luoghi riconosciuti di sperimentazione, attenzione e sostegno alla produzione contemporanea, spesso giovane e italiana. Quindi si tratta di capire le motivazioni che hanno spinto il trio (Silvia Fanti, Daniele Gasparinetti e Andrea Lissoni) alla creazione della nuova entità. Da un lato “c’è il ripensamento di entrambi i campi, quello del live legato alle arti elettroniche e digitali, nelle sue aperture verso l’arte visiva e la musica, e c’è quello delle performing arts, in senso anglosassone, cioè delle punte (o degli interstizi) delle forme di spettacolo contemporaneo”. E dall’altro? “D’altra parte era evidente che un ciclo produttivo artistico si fosse o decisamente consolidato, oppure per altri versi quasi esaurito ed era necessario riconfrontarsi – anche fra noi – su questi punti”.
Le esperienze precedenti però hanno creato delle premesse, si sono imposte per una sensibilità originale e per altre caratteristiche che persistono in Live Arts Week. “Di entrambi i festival c’è l’urgenza di ricercare sui formati, di esplorare fenomeni, scene e realtà emergenti ma perturbanti per lingua o immaginari, di ascoltare il territorio e di rilanciare e di essere molto esigenti sulla qualità. C’è, infine anche, il bisogno di estendere il tempo di fruizione del festival classico e lavorare su una dimensione più ampia e coerente dal punto di vista percettivo, che una settimana può dare”.
C’è poi il discorso del rapporto con la realtà locale, sempre presente nell’attività di Xing, sovente in grado di scovare delle eccellenze in un ambiente, Bologna, che negli ultimi anni ha perso suo malgrado il ruolo di centro di produzione culturale e underground. “Più che parlare di eccellenze, preferiremmo parlare di eccentricità; e in effetti, considerato il ‘territorio’ non tanto come Bologna, quanto come una sorta di hub padano, che va da Ravenna a Piacenza, con Bologna come snodo un po’ in mezzo, di eccentricità ne emergono periodicamente, qua e là”.
E per quel che riguarda la sperimentazione “di sicuro, quello che cerchiamo di fare è proprio di mantenere attivo uno ‘spazio’, proprio qui a Bologna; si tratta di tenere una piazzaforte, una base utile a tale scopo, che è costituita sia dallo spazio di Raum, che è più simile a un centro di produzione che a un centro culturale, sia con gli eventi più complessi come Live Arts Week. Poi, sempre considerando questo territorio più ampio, altri luoghi e progetti si sono accesi e spenti nel corso degli anni, con fenomenologie molto variegate, spesso portate avanti dagli artisti stessi, o altre volte da nostri colleghi operatori. In ogni caso Bologna rimane una città di passaggio, ognuno di noi è uno straniero più o meno acclimatato”.
Infine, una questione che riguarda il cartellone che si aprirà tra pochi giorni. Scorrendo luoghi, date, nomi si scopre che agli eventi dedicati a John Cage nell’anno degli anniversari nell’ambito del più ampio CentoCage, si affiancano figure come Xavier Le Roy, artisti come Canedicoda, Luca Trevisani… Per questo li pungoliamo a tracciare un ipotetico filo rosso: “Un’idea di flusso e di intensità. Di una coabitazione di forme molto diverse – per dimensione, intensità, ambiti disciplinari di provenienza – concentrate che si rappresentino che presentino l’arte come un mondo complesso ma coeso. Di una relazione non accondiscendente verso la retromania quanto piuttosto di uno sguardo verso un passato vivo e produttivo. Di, infine, risonanze”.
Claudio Musso
Bologna // dal 24 al 29 aprile 2012
Live Arts Week-Gianni Peng
a cura di Silvia Fanti, Daniele Gasparinetti e Andrea Lissoni
www.liveartsweek.it
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