I racconti dagli oceani di Joan Jonas. A Venezia
Ocean Space ha aperto i propri spazi nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia, con una mostra dell’acclamata artista multimediale e performer Joan Jonas. Un’originale punto di vista sulla vita oceanica, lontano dalla terra.
Per il progetto espositivo di Moving Off the Land II Joan Jonas (New York, 1936) ha voluto mantenere la struttura delle impalcature utilizzata nel restauro iniziato due anni fa nella Chiesa di San Lorenzo, lasciando così al visitatore quel senso di temporaneità e di transizione. Immediatamente si ha la sensazione di venire indirizzati verso un discorso più ampio, che affronta il tema della vulnerabilità dei “luoghi” e di Venezia, città d’acqua che, con le sue antiche architetture in equilibrio tra terra e mare, è la testimonianza della faticosa opera dell’uomo, in lotta contro la provvisorietà e mutabilità, una caratteristica anche della stessa materia acquatica.
Grazie a TBA21-Academy, un centro di collaborazione tra scienza e cultura, il progetto ha preso corpo in tre anni di studi e ricerche in collaborazione con Luma Foundation, al fine di dare una diversa prospettiva al dibattito sulla figura dell’uomo in relazione all’ambiente, e soprattutto in rapporto con l’idrosfera. L’oceano è concepito dall’artista come entità naturale ma anche poetica, luogo affascinante ma per lo più misterioso, soggetto d’esplorazione perché fonte di vita e dimora di essere viventi.
I disegni, che sono spesso parte integrante delle performance dell’artista come gesti coreografici e linee narrative, fluttuano leggeri nello spazio della navata, a evocare il mondo sommerso: appesi insieme a parole e poesie, puntellano così il motivo ricorrente dell’artista, gli oceani. Sono un mezzo di investigazione e di ricerca, ma anche enunciati, storie eseguite in una sorta d’istantanea temporale.
LE OPERE
I cinque lavori dal titolo My New Theater propongono un’immersione visiva: seguendo un flusso libero, lo spettatore non solo diventa un visitatore di mondi marini, ma è portato a sperimentare i possibili significati di queste opere multimediali, negoziando le proprie impressioni con le varie sovrapposizioni di scena subacquee, organismi marini e altri materiali filmati. Potendo focalizzare l’esperienza attraverso strutture pensate come dispositivi teatrali, si passa in mondi figurativi e mitologici puntellati da testi di autori come Herman Melville o con le semplici parole di un pescatore giamaicano. A creare un ulteriore livello tra il reale e il mediato, la performer compare discretamente con movenze leggere, quasi un tramite corporeo fra l’osservatore e le riprese.
E, come per il lavoro pensato per la Biennale del 2015, questi mix-media ideati in maniera organica sono popolati dalla presenza di tanti giovani, quasi a voler suggerire che il mondo in cui viviamo potrebbe essere migliore.
I vetri artigianali di Murano completano un’idea di mostra che si mette in relazione con il territorio.
LA PERFORMANCE
La performance Moving off the Land II, prevista per il prossimo 7 maggio e da cui è scaturita l’esposizione, è una variante del lavoro presentato al Fort Manson Center for Art and Culture di San Francisco e collega letture, danza, disegno dal vivo e proiezioni per raccontarci delle biodiversità marine in via di estinzione e degli abitanti del mare e delle loro culture.
‒ Antonella Potente
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